fbpx

Catanzaro :: Oliverio indagato: Gratteri, davano lavori al 95%,erano al 20%.

"Per sciovia certificata presenza cabine che erano in Svizzera".

CATANZARO :: 17/12/2018 :: “La prima anomalia che è saltata agli occhi è stata il fatto che una sola ditta si fosse presentata per la realizzazione dei lavori dell’aerosuperficie di Scalea e dell’impianto sciistico di Lorica. Tutti i dirigenti preposti all’istruttoria per reperire i fondi europei erano consapevoli che l’impresa Barbieri non aveva i fondi necessari per completare le opere”. Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa relativa all’operazione eseguita dalla Guardia di finanza e denominata “Lande desolate”.

Sullo sfondo c’è la realizzazione di tre importanti opere pubbliche: l’impianto sciistico di Lorica, l’aerosuperficie di Scalea e piazza Bilotti a Cosenza, tutti lavori portati avanti dalla ditta Bilotti. Per quanto riguarda le prime due opere, queste sono rimaste incompiute. “Le indagini – ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla – hanno rivelato che le condotte degli indagati erano strumentali all’acquisizione di finanziamenti pubblici, a distogliere i fondi europei dalla loro destinazione ultima, la realizzazione dell’impianto di Lorica e l’aerosuperficie di Scalea”.

Il reato di falso si concretizzava, hanno spiegato gli inquirenti, nelle mendaci attestazione sullo stato di avanzamento dei lavori. “Nei casi in cui veniva dichiarato che, per esempio, l’opera era pronta al 95% noi verificavamo – ha detto Gratteri – che in realtà non era nemmeno al 20%. Perché quando gli indagati, sia i collaudatori che i funzionai della Regione, certificavano che lo stato di avanzamento dei lavori era al 95%, si alzava un elicottero della Guardia di finanza e verificava che al posto dell’aerosuperficie c’era una pista in terra battuta mentre in realtà veniva dichiarato che c’erano addirittura già le lampadine. Per quanto riguarda l’opera di Lorica si certificava che c’erano le cabinovie, noi accertavamo che queste si trovavano ancora in Svizzera”.

“Abbiamo accertato – ha aggiunto Gratteri – che l’impresa Barbieri è espressione del clan Muto di Cetraro”. Le conferme sono arrivate sia dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Foggetti e Intrieri che dalle risultanze di alcune intercettazioni nel corso delle quali, ha spiegato il procuratore capo, “due piccoli ‘ndranghetisti di Cosenza volevano chiedere la mazzetta per Piazza Bilotti ma gli veniva posto il veto perché la ditta Barbieri appartiene al clan Muto”.