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Lo Snodo :: L’irreprensibile Brunetta.

di Enrico Esposito

LO SNODO :: 04/01/2010 :: Ma non si diceva che la prima parte della Costituzione non si sarebbe mai modificata? Era tutta una finta o una delle tante menzogne del primo decennio del ventunesimo secolo, se subito dopo capodanno un ministro della repubblica, l’irreprensibile Brunetta, fustigatore di fannulloni e lavativi annidati nella pubblica amministrazione, propone di modificare addirittura l’articolo 1 una della carta costituzionale. Proprio quello che definisce l’Italia “una repubblica democratica fondata sul lavoro”.

All’ex socialista non piace più il riferimento al lavoro. Lo considera un residuato della società preindustriale, con l’aggravante di ricordare un linguaggio di tipo sovietico. Una preoccupazione legittima, direbbero quanti si attardano ancora sul politicamente corretto, se non fosse che quando ha giurato da ministro si è solennemente impegnato a difendere e a rispettare quella costituzione, che ora dice di non gradire più. Ha spiazzato tutti Brunetta, e se questo era quello che voleva c’è riuscito appieno. L’articolo 1 non più attuale? E perché? Forse perché nel XXI secolo il lavoro non conterà più niente o sarà abolito del tutto? Sorprenderebbe se a pensarlo fosse il censore per eccellenza di sfaticati e indolenti dipendenti pubblici. Lui, che richiama sempre al dovere di lavorare per tutte le ore previste, senza neppure la pausa pranzo o il coffee break. La proposta è per lo meno stravagante e c’è da prevedere che non avrà alcun seguito, ma è lo stesso importante. Brunetta, nella sua furia iconoclasta, perde tutti gli infingimenti propri di quanti avversano la Costituzione nel profondo dell’anima, ma si guardano bene dal confessarlo. Brunetta, forse per eccesso di zelo riformatore, dice chiaro e tondo che la Carta del 1948 va riformata tutta, nella prima e nella seconda parte. La prima, com’è noto, parla fra l’altro dei diritti e dei doveri dei cittadini, la seconda dell’ordinamento dello Stato. Fino ad ora s’era detto che le riforme potevano riguarda la seconda parte soltanto, mai la prima. A dire il vero c’era qualcuno che sospettava da tempo che il fine inconfessato fosse quello che ora rivela Brunetta. E segnali ce n’erano stati tanti, per chi ha voluto vederli. Se n’era accorto quando il ministro Brunetta non era forse ancora nato. Nel 1955, quando entrò in funzione il Consiglio Superiore della Magistratura, uno che l’aveva materialmente scritta la Costituzione, e cioè Piero Calamandrei, lamentava che solo dopo sette anni c’era già qualcuno che avesse in mente di modificarla, cioè di stravolgerla. E riconosceva che in seguito qualche pagina potesse risultare ingiallita o addirittura bianca, preoccupato però di chi potesse scriverci sopra. Non sarebbe stato certo di conforto venire a sapere che fra quelli che vogliono riscrivere la Costituzione c’è il ministro Brunetta. Il confronto con i costituenti di un tempo gli lascerebbe l’amaro in bocca, magari ricordando che in Inghilterra gli alunni vengono accompagnati in pellegrinaggio nel paese dove venne stipulata la Magna Charta, nel 1215. Gli inglesi non se ne sono mai stancati. Vogliamo stancarci allora noi della nostra Carta, nata dopo oltre sette secoli, rispetto a quella britannica?