fbpx

Maria Francesca Calvano :: Da Joseph Pulitzer al giornalismo locale, e ritorno.

MARIA FRANCESCA CALVANO :: 20/02/2008 :: Il sistema dell’informazione locale “su corrispondenza” descritto nel post precedente ha ovvi risvolti culturali, oltre che professionali. «Una stampa cinica e mercenaria, prima o poi, creerà un pubblico ignobile», disse Joseph Pulitzer. Mi viene da pensare che una stampa impreparata a svolgere il delicato compito che le compete arrivi a produrre, prima o poi, lo stesso effetto.

Mi domando dunque se tale preparazione venga considerata o meno un requisito imprescindibile nel momento in cui un giovane è arruolato nell’esercito dei corrispondenti. Solitamente no, considerato anche che generalmente nessuno si curerà, più in là, della sua formazione professionale, spesso affidata alla sola volontà personale del giovane di imparare il mestiere. In genere basta che egli abiti nel posto giusto al momento giusto, cioè che possa “coprire” una certa area geografica nell’attimo in cui essa rimane “scoperta”, che possa cioè fornire al quotidiano le notizie dalla zona perché nessuno lo fa al suo posto. In fondo, quel che conta è non “bucare” la notizia, come si dice in gergo. Che essa sia qualitativamente valida o meno è un aspetto di second’ordine.

 

Eppure colui che oggi stende l’articolo che un pubblico relativamente vasto leggerà domani sul giornale assume su di sé tutta la grossa responsabilità che comporta ogni grande potere. Nel caso del giornalista, tale responsabilità consiste quantomeno nel trasmettere un messaggio corretto, completo e imparziale, e una descrizione della realtà che sia più possibile obiettiva. Le parole esatte che egli sceglie nella stesura resteranno indelebili, nero su bianco, scrivendo giorno dopo giorno la storia di un angolo di mondo; ma, già nell’immediato, quella stampata sul giornale per molti è la realtà dei fatti. Siamo sicuri che colui al quale è stato affidato il compito di trasmetterla ai posteri sia cosciente della portata del suo lavoro?

 

Una stampa impreparata a svolgere il suo compito, spesso digiuna dei fondamenti stessi del lavoro (a causa anche di quell’esilio dagli ambienti professionali del quale si parlava nel post precedente), pur avendo le migliori intenzioni, non si trova nelle condizioni di apportare un contributo di crescita a favore dell’ambiente nel quale opera perché non possiede gli strumenti per farlo. Per esempio, un cronista convinto che il suo lavoro non debba contrastare, laddove invece sarebbe necessario, la volontà del potentino di turno produce un’informazione-zerbino incapace di stimolare una riflessione critica su eventi e condotte e di creare un’opinione pubblica consapevole. Allo stesso modo un corrispondente ignaro delle sue prerogative non potrà utilizzarle perché non sa di possederle, rimanendo imbrigliato in uno sterile inanellare di dati. Lo stesso discorso vale per i limiti che egli è tenuto a rispettare, per le regole deontologiche fissate che sarebbe bene rispettasse: ignorarle significa fare un uso ugualmente improprio della penna.

 

Nei casi migliori, l’onestà, la volontà di imparare da sé, la predisposizione personale, il coraggio e, non meno importante, il buon senso arginano i danni che potrebbero derivarne; in quelli peggiori la corretta informazione ne esce inevitabilmente compromessa. Rendendo un pessimo servizio alla società.

 

Non bisogna mai dimenticare qual è la vera, e alta, missione dell’informazione, a qualunque livello: quella di apportare un contributo di crescita attraverso la descrizione della realtà e la riflessione critica a riguardo. Un impegno disatteso completamente nel momento in cui si sottovaluta la necessità di una formazione professionale degli operatori dell’informazione e si sceglie quindi di non puntare sulla qualità del loro lavoro. Così facendo, l’esercito dei corrispondenti ignorati dall’arruolamento al congedo continua a costituire il sottobosco dell’informazione, la cui nobile missione è ridotta, in molti casi sprecando veri e propri talenti, ad assicurare alla proprietà editoriale le notizie in pagina e un congruo numero di copie vendute. Qualunque contenuto esse riportino.

Maria Francesca Calvano