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Reggio Calabria :: Università: è tempo di vacche magre.

REGGIO CALABRIA :: 24/09/2010 :: L’accorato appello del prof. Costa affinché la Mediterranea possa continuare ad offrire alla città e al territorio nonché alla popolazione studentesca la varietà di Corsi di laurea che si era consolidata nel tempo, mi trova solidale in linea generale. In effetti ho ritenuto importante partecipare a quel Consiglio di facoltà cui il Collega si riferisce per non sottrarmi alle decisioni da prendere,ma non sono stata sorpresa più di tanto dal risultato che a mio avviso era da tempo annunziato.

L’Università -e non mi riferisco solo alla Mediterranea -ha avuto negli scorsi anni molta autonomia nella didattica, nella ricerca,nella attivazione di Corsi di Laurea, dottorati,nuove discipline,nuovi posti a concorso, realizzazione di master, borse di studio ecc ecc .Ha inoltre goduto di erogazioni statali sufficienti e potuto attivare rapporti di collaborazione e consulenza sia con gli enti territoriali che con le aziende private che hanno portato risorse finanziare  anche ingenti quando riferite a progetti ministeriali ed europei. Eppure, a mio modesto avviso, l’Università in genere e la Mediterranea nello specifico hanno vissuto queste opportunità spesso con superficialità e approssimazione e talvolta con arroganza,usando il divide et impera di romana memoria o seguendo il criterio di vivere alla giornata o cantare per tutto l’anno come i grilli in estate. E quando, come sta avvenendo, i cordoni della borsa statale si debbono stringere,riappare in tutta la sua nuda verità la carenza di una modalità di gestione delle risorse umane e finanziarie che ha privilegiato spesso l’appartenenza a questa o quella consorteria (non parliamo di scuole e baronie di vecchia memoria ma di nuove aggregazioni che nulla hanno di quelle ),la assoluta disattenzione verso il merito e l’esperienza,la mancanza di un coerente e realistico progetto dell’offerta didattica, la inadeguatezza di un razionale e organizzato uso degli spazi e dei servizi,la prevalenza di interessi personali e privati,quando non strettamente familiari, nell’ accesso alla carriera universitaria e  nella progressione della stessa. Se in questa fase molti docenti di tutte le università sono giunti al limite di età per il pensionamento e si crea naturalmente la carenza nelle discipline dagli stessi ricoperte ,in mancanza del normale ricambio possibile e prevedibile fino a pochi anni fa, ecco che si crea il vuoto e quella che era prima una opzione praticabile ma non necessaria -la richiesta di disponibilità ai ricercatori di ricoprire incarichi didattici a titolo gratuito-, diventa una esigenza imprescindibile,una  questione di vita o di morte per la sopravvivenza dei Corsi di laurea. Forse anche un’arma di ricatto nei loro confronti proprio nel momento in cui hanno deciso di porre con determinazione i problemi della loro categoria ed hanno scelto in gran parte di ritirare la loro disponibilità alla didattica. In effetti il ruolo dei ricercatori, come indica la parola stessa è altro e prevede solo una limitata collaborazione ai corsi, non alla normale attività didattica lasciata ai docenti titolari, per portare l’esperienza della loro ricerca in forme seminariali o esercitative.

Tutti abbiamo dato più di quello che ci veniva richiesto nel momento fondativo dell’Istituto universitario di Architettura e poi dell’Ateneo mediterraneo e abbiamo continuato, molti di noi, ad impegnarci in tutte le occasioni ricoprendo più incarichi, spesso a titolo gratuito, e consentendo alla Mediterranea di affermarsi nel territorio di pertinenza -Calabria e Sicilia orientale- ed evidenziarsi anche per ampi rapporti di ricerca con altre sedi universitarie nazionali e internazionali. Ma questo processo di crescita non ha via via trovato -ed oggi se ne vedono le conseguenze-altrettanta forza di spinta e capacità progettuali e gestionali nelle recenti strutture di vertice, spingendosi sino ad incorrere in episodi di arrogante nepotismo che hanno avviato un processo di impoverimento se non di degrado dei rapporti interni alle varie strutture  e articolazioni della organizzazione dell’Ateneo. Ecco che, seppure solidale con Enrico Costa cui riconosco passione e attaccamento non usuale al lavoro che svolge, dall’alto della mia lunghissima e altrettanto appassionata esperienza nella Mediterranea e amareggiata dalle spiacevoli vicende concorsuali che hanno segnato l’ultima fase della mia carriera,mi confermo nella decisione di lasciare anticipatamente e non per limiti di età,una università nella quale non mi sento più a mio agio, mancandomi la fiducia e lo stimolo a continuare a dare il mio seppure parziale contributo. Mi spiace quindi contribuire ad alla
rgare il vuoto di cui sopra ma mi pesa di più continuare ad assistere al percorso ad ostacoli dei molti colleghi ricercatori e associati, e alla impossibilità di far progredire dottori di ricerca di solida preparazione cui viene negata, per motivi non certamente legati al merito, anche una borsa di ricerca o opportunità di concorsi per ricercatore per i quali il dottorato li aveva formati. Non è tutto da attribuire al singolo Ateneo se questa è una politica governativa, per nulla condivisibile, ma credo non resti -da parte degli attuali vertici della Mediterranea e di gran parte degli Atenei italiani- che fare un doveroso mea culpa e assumersi le proprie responsabilità  accollandosi l’onere di avviare un progetto a breve e medio termine di ottimizzazione delle risorse umane ed economiche esistenti. Il tempo delle vacche grasse è finito e qui si parrà la loro nobilitate.

Marisa Cagliostro

Professore associato

Università Mediterranea di Reggio Calabria