Scalea :: Gianpiero Samorì: il giusto equilibrio fra pubblico e privato per far ripartire l’economia.
SCALEA :: 22/02/2013 :: “C’è una crisi di struttura del sistema e di una conseguente rottura dello stesso e, quindi, della necessità di guardare avanti a come andrà il mondo fra 40/50 anni” ha affermato Samorì. Purtroppo i dati attuali sono allarmanti, tali da poterli definire un bollettino di guerra: il Pil nell’ultimo anno è calato del 2,2%; 104.000 imprese sono state chiuse, i consumi sono crollati di 35 miliardi nel 2012.
Quali sono i rimedi? “Il mondo sarà diverso, sarà un mondo nel quale ci saranno delle forti competizioni fra aree geografiche in base al principio di specialità – afferma il leader del MIR. Per invertire la direzione di marcia vanno finanziate politiche di sviluppo nuovo. Ci sono dei rimedi di breve periodo sui quali si deve intervenire subito e servono a tamponare, ma non a risolvere; e dei rimedi di medio periodo che servono a risolvere. I rimedi di breve periodo consistono nel riattivare il mercato del credito: le banche hanno smesso di erogare prestiti ad imprese e famiglie dopo aver preso più di 100 miliardi di prestiti agevolati dalla BCE all’1%. Non c’è più credito per artigiani, commercianti, agricoltori, professionisti. Tutte le persone in queste condizioni ogni giorno sono costrette a chiudere la loro attività: ciò provoca un aumento della disoccupazione non riassorbibile. E questo costituisce un dramma.
Dice Samorì: “E’ necessario costituire una banca pubblica che prenda i soldi dalla BCE e che riattivi il mercato del credito. Un altro rimedio è riallocare tutte le risorse sulle imprese. Una responsabilità generazionale terribile è quella di avere portato alla fame i lavoratori: i redditi della gente che lavora sono stati portati a livelli tali che queste persone non sono più in grado di vivere dignitosamente. “Il problema è che non essendo più in grado di consumare, abbiamo distrutto e stiamo distruggendo i consumatori che sono il terzo pilastro della società capitalistica: si deve aumentare il reddito disponibile dei ceti medio-bassi di almeno il 10% defiscalizzando, a costo zero per le imprese, questi redditi”.