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“In Calabria con Alvaro” di Enrico Esposito

di Enrico Esposito

Non si corre solo il rischio d’ingrassare in Calabria, a causa della sua gastronomia appena da qualche anno scoperta e non ancora del tutto conosciuta. La parte d’Italia tra il Pollino e lo Stretto di Messina è un microcosmo che attrae da sempre visitatori da ogni parte d’Europa. Prima erano gli intellettuali del Settecento, specialmente francesi e tedeschi, che ne fecero una tappa fondamentale del loro Gran Tour, oggi attende ancora che gli italiani continuino d’estate a lasciare le brume alpine e dolomitiche per rinfrancare lo spirito fiaccato da mesi di rinunce e soddisfare le curiosità culturali di cui l’Enotria di un tempo dispone.

In questi giorni di attesa per un’estate densa di incognite, l’invito a venire ad estivare in Calabria è accompagnato dal refrain delle antiche glorie culturali che lo scrigno della Saturnia tellus racchiude. Non ci si preoccupa di chiedersi che cosa sia rimasto dello splendore magnogreco, basta citarlo accompagnato dalle nuove rinomanze di peperoncino, liquirizie e altre leccornie. Tanto si sa che il turista s’accontenta di poco e subito: non si vive di fasti oggi, ma di fast.

E allora forse un consiglio per orientarsi nel labirinto culturale calabro è bene darlo ai nostri connazionali che poco conoscono la terra calabra: rileggete o leggete La Calabria di Corrado Alvaro, uno dei più grandi scrittori europei del ‘900 nato a San Luca, sul versante jonico dell’Aspromonte nel 1895 e morto nel 1956 nella sua casa romana di Piazza di Spagna. Il libro edito da Carabba di Lanciano è stato concepito nel 1925 e stampato l’anno dopo con il sottotitolo “Libro sussidiario di cultura regionale”. L’autore presenta la sua visione magico-realistica della Calabria e dei suoi abitanti con un’intensa partecipazione emotiva. Usi, costumi, leggende, arte e cultura sono presentati in uno stile fresco e sorprendentemente attuale, tanto da farne un vademecum per il turista di oggi, che voglia conoscere da una voce di dentro una terra affascinante e difficile, dura e accogliente, baciata dal sole e sferzata da tempeste catastrofiche.

Il lettore di oggi verrà così a scoprire il carattere primo della psicologia del calabrese: “In fondo all’animo del Calabrese c’è un’aspirazione ai concetti assoluti e alla metafisica; filosofare è ancora la sua occupazione preferita, essere paladino dell’autorità il suo orgoglio”. La frase è tratta da una conferenza di Alvaro sulla sua regione, tenuta a Firenze nel 1931. Nessuna meraviglia allora se Pitagora da Samo decide di vivere e insegnare a Crotone, se grandi legislatori, scienziati e valorosi atleti trovano in Calabria l’ambiente ideale. Venire in vacanza comporta altri rischi, oltre a quello d’ingrassare. Si rischia di andare incontro alle rampogne di Pitagora, uno dei primi al mondo ad aver condannato l’uccisione di animali per nutrirsene, uno dei più autorevoli vegetariani, che però non prediligeva le fave e non s’è mai capito perché.

Si rischia di trovare antiche biblioteche padronali che custodiscono opere di grande pregio; di entrare in musei dove si vive l’atmosfera dei primi umanisti. Ed è bene fermarsi qui, avvertendo di non scoraggiarsi se poi salta agli occhi il degrado cui è stata abbandonata la terra di Gioacchino da Fiore e Campanella. Una terra a scarso tasso di industrializzazione ma con un consumo forsennato di un territorio meritevole di ben altre cure e tutele.