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Il 9 ottobre del 2011 la visita in Calabria di papa Benedetto XVI, rimarrà nella storia. (VIDEO)

 

LAMEZIA TERME :: 02/01/2022 :: La morte di Papa Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre, nell’ultimo giorno del 2022, riporta alla memoria dei calabresi il ricordo della visita pastorale che il pontefice fece in Calabria il 9 ottobre del 2011. Una visita di un solo giorno che si articolò in due tappe: Lamezia Terme e Serra San Bruno. La prima parte della giornata fu dedicata alla città della Piana dove il Santo Padre fu accolto dalle autorità istituzionali e dai pastori della Conferenza episcopale calabra.

A fare gli onori di casa l’allora sindaco della città, Gianni Speranza. Una giornata storica che venne suggellata dalla santa messa celebrata nell’area industriale ex Sir che, per l’occasione venne ufficialmente ribattezzata Area Benedetto XVI. Nella spianata di San Pietro Lametino Papa Ratzinger officiò il rito affiancato da decine di sacerdoti; sull’altare costruito appositamente campeggiava la sacra effigie della Madonna di Conflenti, compatrona della diocesi lametina. Alla celebrazione eucaristica assistettero decine di migliaia di fedeli convenuti da tutta la regione. Concluso il rito, Benedetto XVI fu accolto in episcopio dal vescovo dell’epoca, mons.

Luigi Cantafora affiancato dai confratelli vescovi calabresi. Dopo il pranzo, il Papa ringraziò tutti coloro avevano collaborato all’organizzazione della visita pastorale; nel salone del vescovado ebbe parole di elogio per tutti, a cui si rivolse con la tenerezza di un ‘nonno’ dai modi pacati e dolcissimi. La seconda parte della giornata, un intero pomeriggio, ha costituito un evento nell’evento in quanto il pontefice si è recato alla Certosa di Serra San Bruno per incontrare i monaci certosini. Anche in questa seconda tappa, al suo arrivo fu accolto da numerose autorità e da una numerosa folla di fedeli. Tutta Serra San Bruno fu letteralmente ‘invasa’ da operatori dell’informazione giunti anche dall’estero. La visita alla Certosa, in ossequio al santo tedesco suo fondatore, fu davvero un momento di grande emozione e spiritualità fortemente manifestata e condivisa da tutti coloro che ebbero il privilegio di poterla vivere insieme al Papa teologo e filosofo. Le omelie e i discorsi pronunciati da Papa Ratzinger sono ancora una lezione attualissima di dottrina sociale della Chiesa. Durante la messa a Lamezia così si espresse: Se osserviamo questa bella regione, riconosciamo in essa una terra sismica non solo dal punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista strutturale, comportamentale e sociale. Una terra – ribadì- dove i problemi si presentano in forme acute e destabilizzanti; una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza – rimarcò – voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio”.

“Non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana – esortò il Santo Padre – Avete tutti i motivi per mostrarvi forti, fiduciosi e coraggiosi”. Mentre alla Certosa queste furono le sue parole: “Cari amici di Serra San Bruno, il privilegio di avere vicina la Certosa è per voi anche una responsabilità. Fate tesoro della grande tradizione spirituale di questo luogo e cercate di metterla in pratica nella vita quotidiana. I monasteri – sottolineò il Papa – hanno nel mondo una funzione molto preziosa, direi indispensabile. Nel Medioevo sono stati centri di bonifica dei territori paludosi, oggi servono a “bonificare” l’ambiente in un altro senso. A volte il clima che si respira nelle nostre società non è salubre, è inquinato da una mentalità che non è cristiana, e nemmeno umana, perché dominata dagli interessi economici, preoccupata soltanto delle cose terrene e carente di una dimensione spirituale. In questo clima non solo si emargina Dio, ma anche il prossimo, e non ci si impegna per il bene comune. Il monastero – concluse il pontefice – è modello di una società che pone al centro Dio e la relazione fraterna. Ne abbiamo tanto bisogno anche nel nostro tempo”.