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Catanzaro :: Torna al Marca la grande pittura.

CATANZARO :: 16/03/2011 :: Dopo l’escursione nel mondo della fotografia e del video con la mostra Community, aperta fino al prossimo 27 marzo, torna al Museo MARCA di Catanzaro la grande pittura internazionale, con “Berlino anni 80”. La mostra, già recensita con un ampio articolo dal Venerdì di Repubblica della settimana in corso, raccoglie le espressioni più significative del nuovo espressionismo tedesco, con opere di artisti come Georg Baselitz, Rainer Fetting, Karl Horst Hödicke e tanti altri che hanno connotato l’arte tedesca e internazionale in un decennio ricco di spunti e innovazioni,  sino a quel 9 novembre del 1989, quando la caduta del Muro decreta la fine di un’epoca e  la nascita della nuova Germania.

Gli Ottanta non furono anni qualunque per Belino.

Se non il centro del mondo, la città al di qua del Muro fu il centro dell’Europa. A Kreuzberg e nei quartieri popolari, giovani di tutto il continente venivano calamitati qui da un profondo senso d’inquietudine e di cambiamento. Erano i nuovi Punk, ma anche giovani borghesi che si davano appuntamento in una città dove gli eccessi e la creatività non si ponevano limiti.

Il “Kreuzberg Mishung”, ovvero il “Miscuglio di Kreuzberg” è il crogiolo delle arti, in particolare musica e pittura. Ed è su questa irrepetibile fase vissuta dall’arte a Berlino che si concentra l’esposizione proposta dal MARCA.

 La rassegna, a cura di Alberto Fiz, s’inaugura il 30 aprile per rimanere aperta sino al 9 ottobre ed è promossa dalla Provincia di Catanzaro – Assessorato alla Cultura con il sostegno della Regione Calabria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria.

 “Il MARCA prosegue la sua attività espositiva con un progetto di grande impegno internazionale che pone l’attenzione sulle vicende storiche che hanno coinvolto Berlino durante un decennio cruciale come quello degli anni Ottanta”, ha affermato Wanda Ferro Presidente della Provincia di Catanzaro. “Si tratta di una mostra originale e coraggiosa che ci consente di riflettere sulla nostra storia recente”.Sono state selezionate 50 opere, tra grandi dipinti, disegni e tecniche miste rigorosamente degli anni ottanta. Tutti di artisti che in quegli anni e in quel singolarissimo contesto culturale ed esistenziale hanno scelto di riconoscersi nella pittura riproponendola come linguaggio d’elezione per raccontare e raccontarsi.

“E' una rassegna che riflette su una vicenda che ha profondamente influenzato gli esiti dell’arte contemporanea mettendo al centro una città dagli infiniti risvolti storici, politici ed esistenziali”, afferma Alberto Fiz. “Berlino dilaniata e divisa in due, non è solo il luogo dove avviene la trasformazione dell’arte, ma diventa, spesso, il soggetto dell’indagine pittorica contribuendo a riproporre l’attualità della pittura intesa come ricerca di forte carica politica ed esistenziale.”

L’esposizione propone il ritorno della pittura attraverso la relazione tra gli artisti che, sin dagli anni sessanta, hanno posto le basi per un cambiamento profondo del linguaggio estetico e il gruppo dei più giovani che si è imposto all’inizio degli anni ottanta attraverso un’indagine pittorica dai tratti fortemente provocatori, caratterizzata da toni accesi e violenti contrasti cromatici in netta opposizione rispetto al linguaggio minimalista allora dominante.

Proprio il 1980 è l’anno in cui si presenta al pubblico il gruppo di pittori berlinesi Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Salomé, Bernd Zimmer che nel 1977 aveva istituito la Galerie am Mortizplatz, una galleria autogestita.

La loro mostra proposta alla Haus am Waldsee di Berlino aveva come titolo Heftige Malerei (da qui prende spunto il titolo della rassegna al MARCA) e sintetizzava la ribellione nei confronti dei canoni dominanti attraverso una figuratività sensibilmente percepibile che s’ispira ai temi della storia dell’arte ponendola in parallelo con l’attualità quotidiana ispirata ai media, alla musica, alla cultura punk, così come ai temi politici. High and low si mescolano in un unico contesto dove Vincent Van Gogh e Paul Gauguin sono calati nella metropoli accentuando il clima esotico e allucinato (Van Gogh in metropolitana è una monumentale composizione di Fetting di oltre tre metri esposta in mostra).

A prevalere è una visione soggettiva che passa attraverso l’esperienza personale dell’artista in diretta relazione con il contesto sociale. Sullo sfondo c’è sempre Berlino (di Middendorf, per esempio, viene esposto un emblematico dipinto del 1989 dedicato alla caduta del Muro, mentre Hödicke rappresenta lo spazio che divide Berlino Ovest da Berlino Est con una tigre in gabbia). Ma non mancano nemmeno le riflessioni sul paesaggio condotte da Bernd Zimmer che ne impone una visione stilisticamente postmoderna.

I Moritz Boys, così venivano chiamati gli artisti di Moritzplatz, avevano uno spiccato senso del ritmo, del tempo e della velocità. “Non eravamo pittori punk ma la musica risuonava ovunque nelle nostre opere”, hanno affermato.

Si tratta di un vero e proprio sconvolgimento rispetto ad una ricerca algida e minimalista che coinvolgeva l’osservatore sul piano intellettuale ma non su quello emotivo. “Ero sempre nel luogo dove accadevano eventi eccitanti”, ha affermato Fetting.

Il ritorno alla pittura è un fenomeno che investe tutta la Germania (accanto a Berlino si diffonde soprattutto a Colonia e a Dusseldorf) ma anche Francia, Spagna, Stati Uniti e soprattutto l’Italia dove nel 1980 gli artisti della Transavanguardia, guidati da Achille Bonito Oliva, vengono proposti alla Biennale di Venezia.

Sono molte in quegli anni le mostre che affrontano le nuove problematiche poste dalla pittura e tra queste è sufficiente ricordare A New Spirit in Painting curata nel 1981 da Chrstos Joachimides alla Royal Academy di Londra a cui segue, l’anno successivo, al Martin-Gropius-Bau di Berlino Zeitgeist curata sempre da Joachimides insieme a Norman Rosenthal. Una vicenda che si concluderà simbolicamente nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino.

Accanto ai dipinti degli anni Ottanta, la mostra si completa con una serie di testimonianze multimediali su Berlino che comprende la fotografia, il cinema e la musica underground. La metropoli tedesca, infatti, è stato il luogo dove maggiormente si è sviluppata la produzione di film alternativi all’industria con la diffusione, in particolare, del super-8. In mostra vengono proiettati una serie di rare sperimentazioni cinematografiche realizzate da Fetting e Middendorf accanto ad una serie di opere prodotte da gruppi molto noti a Berlino come gli OYKO o filmaker come Michael Brynntrup. Non mancano nemmeno le proiezioni di Ulrike Ottinger e di Helga Reidemeister, oltre al celebre film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino del 1987.

La mostra sarà accompagnata da un’ampia monografia in italiano e inglese curata da Alberto Fiz.