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Cetraro :: Incontro con il giornalista Amedeo Ricucci.

CETRARO :: 07/01/2014 :: <<Non ci sono altri modi per raccontare la guerra in Siria, bisogna vivere la realtà che vivono loro, noi siamo stati fortunati a viverla solo per quindici giorni, ma i siriani vivono in questa situazione da ormai sedici mesi>. Uno stato di cose che cambia di ora in ora, da un istante all’altro, infatti come ha raccontato Amedeo Ricucci a Palazzo Del Trono, nel mostrare le immagini del filmato girato nella città di Aleppo nel dicembre del 2012, una buona parte delle persone intervistate non c’è più, è stata uccisa.

Le immagini forti, ma soprattutto l’argomentazione tanto intensa non è avvezza ai nostri occhi e alle nostre orecchie che non conoscono il fragore delle bombe e la concitazione e la paura della guerra. Anche i siriani non erano avvezzi ad ascoltare il fragore delle bombe e adesso lo sono, lo ha precisato Amedeo Ricucci, ed è solo il desiderio di accorciare le distanze con il mondo occidentale, il nostro mondo, che spinge i giornalisti come lui, a compiere un lavoro tanto rischioso ma tanto importante.

Ricucci ha evidenziato le parole di una signora che vedendolo filmare, gli ha gridato forte << cosa filmi a fare, tanto non serve a niente>>, parole che inducono a pensare, però, ha ribadito, il nostro filmato è stato l’unico modo per far conoscere i fatti, la realtà dei fatti. Peraltro l’unico filmato italiano del genere…ed è per questo che è stato più volte premiato….

Parole che hanno turbato e che turbano.. ma a che serve ciò che faccio? Se lo è chiesto più e più volte, Ricucci…Serve eccome se serve…Queste immagini  riescono a mostrare situazioni che non avrebbero avuto la possibilità di venir fuori… il rischio è altissimo, lo si evince guardando le sequenze che scorrono davanti agli occhi di ognuno; le case di Aleppo sono fatte a mattoni forati e se arriva una bomba sei morto in ogni caso…lo ha spiegato con grande chiarezza Ricucci, e l’inviato di guerra si può fare anche stando alla frontiera, ma non è la stessa cosa.

Il nostro lavoro, ha concluso Ricucci, non è una missione e il nostro rapimento è segno del fatto che a qualcuno il nostro mostrare ciò che stava accadendo, ha dato fastidio. E questo filmato è una piccola cosa ma è servito a smuovere un po’ di coscienze…

Adriana Sabato