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Cetraro :: Nave veleni: Fonti, ho perso la fiducia nello stato, so tante cose sui politici.

CETRARO :: 28/10/2009 :: ''Porterò' nella tomba i segreti di questi politici, anche perché se ne parlassi, sarei additato come pazzo. Spero che la giustizia divina, come ha fatto con me, faccia pagare il conto anche a loro''. L'ex pentito di 'ndrangheta Francesco Fonti non ha più fiducia nello Stato: troppa la distanza tra quello che sa e quello che lo Stato può ascoltare sulle responsabilità dei politici in tante vicende. Da Moro ai grandi traffici di droga, dai costanti contatti tra i servizi segreti e la 'ndrangheta per finire con le navi dei veleni di cui per primo, da molti anni, ha parlato.

Ora Fonti fornisce molti elementi nel suo volume autobiografico ''Io pentito di 'ndrangheta e la mia nave dei veleni'', un amaro bilancio di una vita che ha come ''sottofondo'' il rinvio ai tanti segreti cumulati, segreti che lo Stato, sostanzialmente, non vuole ascoltare. Si tratta infatti di una autobiografia nella quale Fonti si racconta rivelando un percorso di vita tormentata e ''avvelenata'', forse ancor più di quelle navi che lui dice di aver affondato in Calabria e in giro per il mondo. ''Desidero far capire come le istituzioni mi hanno sempre avversato nel mio cammino dopo la collaborazione. Il ritrovamento a largo di Cetraro (Cs) di una nave di cui avevo dato indicazioni già nel 2004, ha portato il mio nome alla ribalta delle cronache, ma invece di provvedere alla mia protezione e a quella della mia famiglia gli uffici delle Procure si palleggiano le competenze ed io vengo lasciato alla mercé di chiunque voglia uccidermi'', dice Fonti che racconta, oltre alla sua vita, anche le ''piccole miserie'' di uno Stato che non sa bene come utilizzare al meglio un uomo che vuole parlare di tanti retroscena. Sono certi ''palazzi romani'', sostiene l'ex pentito, a far circolare notizie sulle sue rivelazioni quando questo non dovrebbe accadere. Sempre lo Stato a utilizzare al peggio i pentiti. Fonti parla di ''centinaia di collaborazioni inutili e faziose''. C'era la corsa alla collaborazione, così si viveva con lo stipendio dello Stato. Di tutte quella massa di collaborazioni – dice – ''solo il 20-25% era realmente serio''. E sottobanco lo Stato cercava di trattare con Fonti. Racconta di un generale dei carabinieri che venne da lui per incastrare un suo collega, di dirigenti di polizia che lo ammonirono duramente a non fare nomi di servitori dello Stato, ''perche' ci avrei rimesso parecchio'' di ''qualche politico accompagnato dal proprio avvocato che con molto garbo mi spiegava perché dovevo smetterla''. Il bilancio finale e' duro: ''Da me hanno preso a larghe mani e non ho avuto nulla, anzi sono stato anche avversato da qualche frangia della magistratura e dallo stesso servizio di protezione''. Un intero capitolo del volume e' dedicato alla ''nave dei veleni'', il traffico che prese l'avvio dallo smaltimento dei residui della centrale Enea di Rotondella, in Basilicata nel 1982. Furono i politici, secondo quello che Fonti scrive, a prendere contatto con la 'ndrangheta. Questo lungo capitolo e' una girandola di agenti dei servizi segreti, capi dei Lupi Grigi ma soprattutto politici. Fonti parla dei colloqui avuti con Gianni De Michelis, con Ciriaco De Mita, Riccardo Misasi e con una vasta schiera di faccendieri, più o meno legati ai servizi segreti italiani e stranieri, che ritroviamo direttamente coinvolti nella vicenda della morte dei giornalisti della Rai Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Fonti conferma nel libro che una delle tre navi di cui ha contribuito all'affondamento e' la Cunski, che giace sui fondali fuori dalle acque territoriali davanti a Cetraro ma c'erano rapporti costanti, fin dal '69 con i servizi italiani e Fonti ha un ruolo diretto anche nella vicenda Moro oltre a contatti più vicini a noi nel tempo con uomini dei servizi segreti indonesiani, sovietici, somali, turchi ecc.. Altre navi sono state affondate davanti alle coste del Kenia, dello Zaire e del Lagos, ma il bilancio finale di questa sua voglia di verità e' amaro. ''Allo Stato ho dato molto, ma lo Stato cosa ha dato a me? Um
iliazioni. Le istituzioni hanno sempre agito come vessatori, creando falsi pretesti per farmi del male. E' un dato di fatto che ho vissuto sulla mia pelle''.