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Cetraro :: Verdi: si trova a venti miglia il relitto della nave carica di rifiuti tossici.

CETRARO :: 13/09/2009 :: Potrebbe essere proprio lei. Il relitto dimenticato. Potrebbe essere la sagoma di quel “corpo estraneo” rilevato poco tempo fa dai Said Scansonner della società Blue Teak a largo della costa cetrarese, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Nettuno” istruita dal Pubblico Ministero Francesco Greco, all’epoca dei fatti Sostituto Procuratore della Repubblica di Paola (CS), recentemente trasferito dal Consiglio Superiore della Magistratura presso il Tribunale di Lagonegro (PZ), che mirava ad accertare numerosi delitti in danno dell’ecosistema naturale e della salute pubblica.

Nello scorso mese di giugno, il nuovo Capo della Procura di Paola Bruno Giordano, preso atto che stavano per scadere i termini per il compimento delle indagini, ha formalmente chiesto al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola una proroga facendo riferimento alla “necessità per proseguire l’inchiesta di avvalersi di personale specializzato con strumentazioni tecnico – scientifiche all’avanguardia”. Strumenti utilizzati proprio in questi giorni in alto mare, dai tecnici della Nave Oceanografica “Coopernaut Franca” di proprietà della Nautilus, società cooperativa di Vibo Valentia, messi a disposizione della magistratura inquirente paolana dall’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria, supportati da personale specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente.Dalla motonave “Coopernaut Franca”, infatti, è stato calato il cosiddetto Rov, un robot che nel punto individuato (coordinate 39 gradi 28.50 primi nord, 15 gradi 41.57 primi est) è sceso sotto la teleguida della Società Arena Sub a quasi 500 metri di profondità riuscendo a filmare e scattare delle nitide fotografie al relitto.La nave, di cui si ignora al momento la denominazione, sarebbe quasi completamente ricoperta di vecchie reti, evidentemente appartenenti a pescherecci che negli anni hanno operato nella zona e che le hanno perse, perché si sono impigliate sul grosso ostacolo. L’epoca della costruzione della nave affondata, secondo quanto emerso dai primi rilievi, risalirebbe agli anni 60 – 70. Il luogo del ritrovamento è a circa 20 miglia dalla costa, ad una profondità di circa 500 metri. Solo dopo diversi giorni di tentativi, la nave di ricerca, ha potuto raggiungere il luogo esatto, a causa del mare mosso. I rilievi fotografici effettuati sono adesso al vaglio dei tecnici che cercheranno di individuare di quale nave si tratti. Il sospetto è che sia la Cunsky, la nave che trasportava 120 fusti di scorie radioattive, che secondo le dichiarazioni spontanee del Collaboratore di Giustizia Francesco Fonti rese ai Magistrati della Direzione Nazionale e Distrettuale Antimafia sarebbe stata affondata dolosamente in quella zona insieme ad altre imbarcazioni contenenti materiale tossico, grazie al supporto logistico fornito da alcuni soggetti ritenuti intranei ad un locale di ‘ndrangheta avente base in Cetraro che ora sono formalmente indagati per i delitti di concorso in disastro doloso e avvelenamento di acque specificatamente previsti dal Codice Penale. In particolare, questi tre soggetti di Cetraro,  che hanno ricevuto già l’apposita comunicazione giudiziaria, avrebbero fornito al collaboratore di giustizia (anch’esso indagato) il motoscafo poi utilizzato per riportare a terra l’equipaggio della Cunsky. Equipaggio che venne successivamente fatto allontanare dalla Calabria in treno. Ai presunti complici cetraresi, Francesco Fonti pagò il “disturbo” con 200 milioni di lire in contanti. E’ difficile valutare se il pentito abbia detto la verità almeno fino a quando non si avrà contezza del relitto che risulta adagiato sul fondale sabbioso sotto una montagna d’acqua e del carico che trasportava. Dunque le persone sottoposte ad indagine insieme allo stesso collaboratore di giustizia devono essere considerate innocenti sino alla completa definizione della vicenda.Sono stati iscritti nel Registro degli Indagati della Procura della Repubblica di Paola a fronte delle dichiarazioni autoaccusatorie ed eteroaccusatorie articolate che meritano un attenta verifica. Una verifica che il Procuratore Giordano ha disposto determinando accertamenti subacquei con le sofisticate attrezzature della nave oceanografica “Coopernaut Franca” specializzata in questo settore. Gli accertamenti praticati hanno rilevato la presenza di una nave che sembra essere un mercantile lungo da 110 a 120 metri e larga una ventina. Si tratta di una nave non bullonata, quindi di fabbricazione posteriore alla seconda guerra mondiale.  A prua si nota un grosso squarcio dal quale si intravedono anche dei fusti, probabilmente alcuni di quei 120 fusti di Rifiuti Tossici che trasportava la Cunsky nell’Ottobre del 1992 quando venne misteriosamente mandata a picco con una carica di dinamite in esecuzione di uno sporco affare condotto da esponenti di alcune cosce della ‘ndrangheta in combutta con spregiudicati imprenditori e spericolati faccendieri.Un “affare” che contemplava l’acquisto di natanti, il loro pilotato naufragio e, in alcuni casi, il trasporto verso il Corno d’Africa di materiale e sostanze tossiche e nocive.Dai primi accertamenti eseguiti risulterebbe che la stiva del natante sia piena, ma non si sa ancora di quale materiale. Impossibile, quindi, al momento, dire con estrema certezza se quel relitto appartenga alla Cunsky, il mercantile che Fonti, l’ex soldato della ‘ndrangheta appartenente ad una delle più potenti famiglie del Reggino, ha detto di avere fatto affondare con l’aiuto dei cetraresi. Di certo c’è che il pentito aveva parlato di un’esplosione a prua che coincide perfettamente con lo squarcio notato dalle immagini del relitto trovato.Sino ad oggi, nonostante le sollecitazioni pervenute da parte della Magistratura Inquirente, dalle Associazioni e dalle Forze Politiche ed in particolare modo dalla Federazione dei Verdi che, a più riprese, nel corso degli anni, grazie all’intervento dei propri Parlamentari On.li Pier Paolo Cento, Mauro Bulgarelli, Marco Lion e Anna Donati, con vari atti di Sindacato Ispettivo richiedevano delucidazioni al Governo Italiano sollecitando con forza di supportare le indagini della Magistratura con personale ed attrezzature specializzate e con appositi fondi dello Stato per accertare la
eventuale presenza di materiale tossico e nocivo per l’ambiente e la salute pubblica a largo della costa calabrese in seguito alle inquietanti rivelazioni di un collaboratore di giustizia contenute in un memoriale trasmesso ai competenti Uffici Inquirenti, non è stato possibile effettuare simili operazioni e l’inchiesta si era arenata e stava per essere archiviata dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola. Poi, nel 2007, grazie all’intervento decisivo dell’ex Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare del Governo Prodi On. Alfonso Pecoraro Scanio (all’epoca dei fatti Leader Nazionale dei Verdi), sono stati stanziati i necessari finanziamenti.
Ora le indagini proseguiranno e sono davvero tanti gli interrogativi da sciogliere perché a quella profondità, come dice lo stesso Procuratore Giordano, la pressione è tale che non si sa fino a che punto dei fusti possano reggere senza spargere il loro contenuto in mare e comunque non si conosce quanto essi siano isolati. Di certo i misteri che hanno sempre avvolto questa vicenda non lasciano sperare bene. Come aveva già confermato la Marina Militare Italiana, nella zona – siamo a 20 miglia nautiche (40 km circa stradali) non si sono relitti bellici né prima né dopo della seconda guerra mondiale. Ma di battaglie pare ce ne siano state ben altre nei nostri mari, diventati il tavolino dove politica, mafia, massoneria e servizi segreti hanno giocato le loro partite di soldi e di potere. La Federazione dei Verdi di Cetraro, ringrazia vivamente il Procuratore della Repubblica di Paola Bruno Giordano di aver portato avanti le indagini avviate dal suo ex Sostituto Francesco Greco nonché l’Assessore Regionale all’Ambiente Silvio Greco ed il personale tutto dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente per la loro preziosa  collaborazione all’attività investigativa.