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Cosenza :: Sciopero: la Cgil ringrazia i lavoratori.

COSENZA :: 06/09/2011 :: Grazie a tutti voi, lavoratori, pensionati, studenti. Grazie a tutti voi lavoratori di tutte le categorie e a chi di voi è venuto da lontano per essere qui oggi. A nome di tutti coloro che hanno bisogno di lottare, dobbiamo dire grazie per questa grande giornata di lotta. Grazie per aver manifestato. Questo momento di lotta  e di mobilitazione è inserito in un percorso  che continuerà nei prossimi giorni, perché l’attacco ai diritti, l’attacco ai posti di lavoro continua.

Oggi sciopero significa indignazione. Oggi sciopero significa manifestare per pretendere una manovra che colpisca gli evasori e non i lavoratori dipendenti. Oggi sciopero non è un affare degli iscritti della Cgil, è affare di tutti i cittadini, dobbiamo mobilitarci tutti per cambiare questo stato di cose.
Ritrovarsi in 100 piazze  italiane   contro ciò che questo governo sta facendo alla vita di milioni e milioni di persone è un dovere civile, prima che una posizione politica e sociale. Siamo alla presenza di una vera e propria emergenza democratica. E dobbiamo dirlo con chiarezza, quando un governo perde ogni autorevolezza morale, come dimostra il commissariamento dell’esecutivo da parte della Banca Europea; quando un governo tratta il Parlamento come se fosse un mercato delle vacche oppure un giorno si e l’altro pure attacca la Costituzione e le sue date fondamentali cercando di annullare la festa del 25 aprile, la festa del 2 giugno e la nostra festa, la festa del Primo maggio, allora credo che bisogna dire che non solo va cambiata la politica di questo governo ma sia necessario mandare via questa classe dirigente, bisogna mandare a casa questo governo.  E lo diciamo nell’interesse delle persone che rappresentiamo; perché chi lavora oggi è più povero, i salari sono diminuiti, i posti di lavoro sono a rischio e, al di là delle balle  di Berlusconi e Tremonti, le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati sono aumentate e con la manovra aumenteranno ancora di più. Infatti, i tagli ai Comuni e alle Regioni li costringeranno ad aumentare le tasse comunali o regionali per assicurare i servizi essenziali, mentre molti servizi sociali subiranno tagli indiscriminati.
Mentre si colpisce il sistema pensionistico, aumentando l’età pensionabile delle donne, e si posticipa  l’uscita degli insegnanti dalla scuola  e si progetta di intervenire su anzianità, invalidità e reversibilità, non si ha il coraggio di colpire l’evasione fiscale, stabilendo la tracciabilità dei pagamenti da 500 euro in su, si premia chi porta i capitali all’estero e non si ha il coraggio di tassarli in questa manovra per recuperare le risorse necessarie per creare un fondo per la crescita, l’innovazione tecnologica e per evitare i tagli ai comuni.
Il governo non risponde alle proposte della Cgil, che parte dal principio che chi ha di più deve dare di più. Per questo abbiamo proposto di istituire una tassa sui grandi patrimoni al di sopra degli 800mila euro, una tassa straordinaria sui beni immobili oltre gli 800mila euro, compresi i beni ad uso commerciale della Chiesa. Abbiamo proposto di  cancellare il vitalizio dei senatori e dei deputati, cosi come tutti gli altri privilegi che non servono alle funzioni importanti che svolgono. Siamo in presenza di una manovra che viola la volontà popolare del referendum contro la privatizzazione del servizio idrico. Noi non difendiamo le municipalizzate e le aziende pubbliche così come sono. Non si comprende però perché se le municipalizzate  rendono servizi ed utili alle amministrazioni pubbliche  debbano essere svendute,  magari a cordate speculative. Se vi sono società in perdita, vanno riformate per rendere esigibili i servizi ai cittadini, magari attraverso l’aumento del bacino di utenza. Riteniamo infatti che servizi come  i trasporti debbano avere  una dimensione regionale.  Per quanto riguarda le Ferrovie della Calabria, la proposta aziendale di scindere il trasporto su ferro da quello su gomma non ci trova d’accordo perché mette a rischio 500 posti con una ricaduta preponderante nella provincia di Cosenza e chiediamo di bloccare l’efficacia della delibera di cessione dei servizi automobilistici. Noi siamo per mantenere la unicità dell’azienda. A quanti pensano di  affossare Fdc,  assestando ora il colpo finale, la Cgil ribadisce la sua netta contrarietà, giù le mani dalle Ferrovie della Calabria.
La manovra  del governo con i tagli agli enti locali rischia di aggravare ulteriormente la crisi del Mezzogiorno e di conseguenza della nostra provincia. Questa manovra condanna il Mezzogiorno alla disoccupazione e, pertanto, lo separa ulteriormente dal resto del Paese.   Ricordo solo alcune di vertenze che verranno aggravate se non cambia la politica del governo:  scuola, sanità, edilizia, Lsu-Lpu, lavoratori dell’Arssa e dell’Afor, Commercio e servizi solo per citare alcuni settori dove sono a rischio posti di lavoro o i processi di stabilizzazione, dove i lavoratori attendono da mesi di essere pagati.
Questo governo degli Scilipoti  si permette tutto questo perché la crisi si fa più dura e con la crisi il ricatto che ognuno di noi subisce. Il ricatto che subiscono i lavoratori delle fabbriche; il ricatto che subiscono i precari che devono rinunciare alla loro dignità, che si sentono dire: non c’è lavoro. Il ricatto che subiscono gli insegnanti, gli studenti a cui dicono rinunciate al vostro diritto allo studio. Siamo di fronte alla società del ricatto. Quando si arriva a questo punto occorre ribellarsi e non accettare tali condizioni. Questa questione  di una società fondata sulla dignità del  lavoro e dei diritti, una società che riconosca il diritto al reddito a tutti, deve diventare una questione generale: di tutti i lavoratori, di tutta la Cgil, ma anche delle forze politiche. Anche le forze dell’opposizione, se davvero vogliono cambiare il quadro politico, devono rispondere con maggiore forza alle esigenze e alle domande che queste piazze pongono. Se la metà degli italiani nei sondaggi afferma che non andrà a votare o pensa che i politici siano tutti uguali, il problema non può essere liquidato dicendo che non hanno capito nulla, ma è necessario una capacità di rappresentanza e di risposta. Bisogna fare in modo che i problemi dei cittadini, che non arrivano alla fine del mese, che sono precari, che sono attaccati  sul fronte dei diritti, che non hanno regole democratiche, diventino le questioni che la politica si impegna a rappresentare. Altrimenti c’è uno scollamento. E’ questo scollamento che ha fatto forte Berlusconi.
Meno male che il governo a giugno aveva detto che l’Italia sarebbe stato il paese europeo ad uscire meglio dalla crisi. Ed allora chi è irresponsabile, un governo che nasconde attraverso comunicati da Minculpop  la crisi profonda e strutturale dell’Italia o la Cgil che cerca di far cambiare questa insopportabile manovra fatta di tagli e tasse? E a Cisl e Uil diciamo, come potete affermare che questo è uno sciopero preventivo? Noi non conosciamo gli scioperi postumi, quelli per cui  ti mobiliti dopo che il governo ha approvato il decreto legge. Anzi lancio a loro una sfida: visto che anche voi criticate la manovra mi aspetto uno  sciopero postumo. Oppure siete d’accordo con il governo e ritenete giusto che un lavoratore pubblico, che guadagna 1200 euro al mese, si debba vedere bloccato l’aumento dello stipendio che è a rischio nel tempo, come possono testimoniare in questa piazza i lavoratori delle Comunità montane, debba subire l’allontanamento della pensione, debba vedersi allontanato il diritto alla liquidazione e  magari subire una mobilità forzata. E il lavoratore pubblico deve subire tutto ciò mentre un ricco possidente con panfili, che ha esportato capitali all’estero, scudati al 5%, proprietario di più case non viene nemmeno sfiorato ed anzi, poverino non gli applicano nemmeno il contributo di solidarietà per i redditi al di sopra dei 90mila euro? Se non ora, quando bisogna scioperare. Se non ora, quando bisogna scendere in piazza per far sentire la voce dei lavoratori, perché in un paese democratico serve la mobilitazione  per cambiare le cose. Guardate questa piazza, questa gente,  e da qui è auspicabile che questa mobilitazione di popolo possa essere il terreno di ricostruzione dell’unità sindacale. Io credo che l’unità sindacale sia una cosa importante, perché se uno ci pensa, le conquiste che sono state fatte nel ‘900, sono state fatte sulla base della lotta unitaria dei lavoratori. Il punto di novità di questi anni con cui occorre fare i conti è questo. In questi 40 anni si è ragionato su un’unità di azione dei sindacati, mentre ora si è sempre più in disaccordo  e si è aperta la strada agli accordi separati. Poco tempo fa avevamo trovato un accordo interconfederale che introduceva forme di democrazia e di misurazione della rappresentanza e si era detto a chiare lettere unitariamente al governo di non intervenire su questo tema e di dedicarsi ai problemi veri del paese. Ebbene qual è stata la risposta da parte del governo in collusione con Cisl e Uil: l’introduzione nella manovra della norma che indica la volontà di annullare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e di cancellare il Contratto nazionale. Una norma in contrasto con la Costituzione, una norma che è anche una vendetta  del governo e del ministro Sacconi contro i lavoratori e le lavoratrici. Ministro Sacconi che è bene ricordare è stato sottosegretario dai tempi del governo Goria, un’era fa, e relatore di finanziarie che hanno creato questo debito pubblico che ora vogliono far pagare ai cittadini italiani. Attraverso questa norma è possibile derogare alle leggi e al CCNL sulla base di accordi aziendali che il datore di lavoro, magari firmerà con sindacati privi di consenso o di comodo, per avere mano libera nel licenziare. Voler mettere il tema del lavoro e delle relazioni industriali insieme ad altre azioni di risanamento del deficit è completamente strumentale. Nel 2002 il governo Berlusconi e sempre il ministro Sacconi cercarono di cancellare l’art.18 dello Statuto con la motivazioni che creava vincoli alla crescita. Ebbene, l’articolo 18 dopo la manifestazione del Circo Massimo non fu abrogato e dal 2002 al 2008 c’è stata una crescita economica importante nel nostro paese. Pensate veramente che il problema della crescita, dell’occupazione  e l’impedimento all’insediamento di nuove fabbriche in Calabria sia la possibilità di licenziare o non sono forse altri gli impedimenti che si chiamano ‘ndrangheta, illegalità, burocrazia, incapacità della classe dirigente.  L’art.8 della manovra di per sé non porta un euro, non serve dunque risanare il deficit dello Stato, ma ha una funzione ideologica. E’ l’idea che libertà e dignità del lavoro siano un ostacolo alla produttività dell’impresa e alla sua capacità competitiva, così come è considerato un ostacolo un sindacato autonomo, non “complice”  come dice il ministro Sacconi.
Ma a partire da oggi la Cgil non si fermerà. Metterà in campo tutte le iniziative necessarie  dal ricorso alla Corte costituzionale, al conflitto nelle aziende e nel territorio.     
Concludendo consentitemi di ricordare due compagni che di recente sono scomparsi. La compagna Bice Serra e il compagno Michele Pennesi. Io me li immagino lì nelle distese verdi dei Campi Elisi, luogo dove ci sono le anime amate dagli dei, così come Michele e Bice furono, amati sulle terra dai lavoratori e dalle lavoratrici. Ciao Michele, ciao Bice. Questa manifestazione la dedichiamo a voi e anche nel vostro nome difenderemo lo Statuto dei Lavoratori. Un abbraccio da tutti noi e grazie di cuore per quanto avete  fatto nella vostra vita lunga e giusta: Ciao Michele, ciao Bice Vi salutiamo: Non vi dimenticheremo!

Giovanni Donato
Segretario generale
Cgil Cosenza