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Cosenza :: Urge una società civile più attenta al diverso e alla fragilità delle nuove generazioni.

COSENZA :: 20/05/2010 :: Sembra un bollettino di guerra, di una delle più crudeli ed assurde guerre. Ecco due episodi, di quelli che colpiscono e lasciano terribilmente un segno indelebile: “Palermo: dodici anni, con lievi disturbi cognitivi. Di lei hanno abusato in dieci, tutti giovani fra i 12 e i 18 anni, appartenenti a famiglie del ceto medio, in parte compagni di scuola di lei, altri residenti nel quartiere dell'istituto scolastico.

L'hanno filmata con il telefonino mentre la stupravano e hanno fatto girare le immagini da un cellulare all'altro”. Altro episodio, “Cinque minorenni, tutti al di sotto dei 14 anni di età, sono responsabili di alcuni episodi di violenza sessuale nei confronti di una ragazzina portatrice di handicap. Teatro della vicenda è una scuola media del vibonese. A compiere gli abusi sarebbero stati quattro compagni di scuola più grandi della ragazza”. Casi del genere purtroppo ce ne sono tanti e troppi di questi, spesso, rimangono nel sommerso! Ci si domanda cosa stia succedendo alla nostra società, quali errori abbiamo fatto come genitori, educatori, istituzioni e altro perché siano così esponenzialmente in aumento tali gesti scellerati ai danni di minori disabili da parte di loro coetanei. Di frequente, si tengono convegni, tavole rotonde sull’integrazione scolastica e sociale dei soggetti chiamati comodamente con un buonismo ipocrita “diversamente abili”, salvo poi, nella concretezza della realtà quotidiana e senza bisogno di essere acuti osservatori, accorgersi che manca l’effettiva inclusione delle persone portatrici di handicap in qualsivoglia settore e che sussiste una sorta di subdola discriminazione ed emarginazione nei loro confronti. Quanti sono in Italia i dirigenti scolastici e i docenti che hanno potuto constatare una misteriosa e massiccia migrazione degli alunni cosiddetti normodotati dalle classi e dalle scuole dove sussistono presenze di alunni disabili a suon di richieste di nullaosta da parte di genitori che non vogliono che i loro figli ‘rimangano traumatizzati’ dalla presenza nelle loro classi di alunni diversi?? Ma è ben altro che rende fragili le nuove generazioni: la latitanza della famiglia, la mancanza della giusta attenzione verso le loro problematiche esistenziali, lo svuotamento degli autentici valori su cui basare un sano e corretto modus agendi. Quali concrete iniziative hanno preso le istituzioni scolastiche per capire, frenare e segnalare tali problematiche?? In un contesto del genere, il disabile – sin da bambino –, senza averne colpa alcuna, oltre allo scotto della propria minorazione psichica e/o fisica, deve pagare anche una subdola e silente discriminazione messa in atto proprio da genitori di alunni normali che, primi fra tutti, dovrebbero educare la loro prole al rispetto e all’attenzione per il diverso. È lecito, per tale motivo, porsi un’inquietante quanto fastidiosa domanda: può esistere un’autentica e reale integrazione sociale e culturale, prima ancora che scolastica? Per carità, ci sono tanti genitori di ragazzini normodotati molto sensibili alle problematiche dei disabili e attenti alle loro esigenze, ma di contro ce ne sono tantissimi purtroppo che con i loro comportamenti e le loro azioni, anche se a volte inconsapevolmente, imprimono nei propri figli le basi di una cultura della discriminazione del disabile, che così diviene facile bersaglio delle rabbie represse di quei ragazzini, o semplicemente un soggetto da denigrare e umiliare in qualsivoglia modo. Da qui il passo è breve per giungere ad azioni di gruppo turpi come quelle sopracitate. Ma le istituzioni, in tali contesti a rischio, dove sono? Cosa facciamo noi come società civile? Non possiamo permetterci il lusso di restare impassibili ed insensibili a registrare passivamente queste notizie. Non possiamo abituarci a tali nefandezze. Devono essere presi seri provvedimenti da tutti, sia a livello istituzionale che individuale, per l’affermazione, ancor prima che della normativa vigente e dei dettami della nostra Costituzione, del più importante e fondamentale principio etico: il rispetto per l’altro. Un magistrato del Tribunale dei Minori, specializzato in reati minorili, ha affermato che ragazzini che commettono tali stupri “sono soggetti senza valori, che non hanno avuto un'adeguata educazione e sono cresciuti magari seguendo i m
odelli negativi della tv..” e che ”parlano degli abusi sessuali compiuti con una freddezza e una lucidità che lascia sgomenti … non capiscono la gravità di quello che hanno commesso”. Un Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni ha dichiarato, rivolto a tutti i genitori: “State attenti ai vostri figli, informatevi su come trascorrono il tempo. C'è troppa disattenzione”. Mi associo a questa dichiarazione e invito tutti, in primis le famiglie e le istituzioni scolastiche, a fare più attenzione. Episodi efferati come quelli prima citati non possono e non devono succedere più: è un nostro dovere. Ogni volta che accade un illecito del genere colpevoli non sono unicamente i soggetti materiali del reato, ma noi tutti che, con la nostra incuranza, superficialità e trascuratezza, abbiamo “creato” delle vittime sacrificali e dei “mostri”, che di solito sono loro stessi delle vittime, perché la loro fragilità e le loro debolezze, senza una guida adeguata, spesso sfociano in devianza e bullismo.

Avv. MARGHERITA CORRIERE

Presidente AMI Cosenza ed Osservatorio Diritti dei Disabili