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Diamante :: Alessandro Benvenuti al Peperoncino Festival.

DIAMANTE :: 08/09/2012 :: Simpatia, spontaneità, gentilezza e una vena di follia. E’ questa la ricetta infallibile del festival del peperoncino, il cocktail di qualità umane e professionali che rende unica la squadra che organizza la festa. E’ questo il segreto che spinge turisti e fan del diavolillo a tornare a Diamante ogni anno. Parola di Alessandro Benvenuti.

L’attore e regista toscano, socio onorario dell’Accademia, non poteva proprio perdersi il ventennale della festa più piccante d’Italia. Ama troppo il rosso sovrano venuto dall’America e la Calabria, che ne è diventata in cinque lunghi secoli terra d’adozione. Così ha prenotato una stanza nel suo albergo preferito, sempre lo stesso da dieci ani,  ed è venuto a godersi lo spettacolo insieme alla moglie Chiara.

“Io al festival ho sempre trovato un’accoglienza straordinaria – racconta – fin dalla prima volta, dieci anni fa, quando mi premiarono con quella bella colonna d’argento con su un peperoncino. Ce l’ho ancora a casa, ogni tanto la lucido con il Sidol. E’ un ricordo molto importante, per me. All’epoca si festeggiava il decennale, fu una cosa meravigliosa. Così quest’anno, per il ventennale, non volevo mancare. E’ il mio quinto festival, ormai. Torno sempre volentieri”.

Ma cos’è che la conquista così tanto, qual è il segreto di quest’evento?
“L’affetto, la gentilezza, la simpatia delle persone – dice sorridendo – e una particolare vena di follia. Per un artista è una cosa molto stimolante, incontrare persone che hanno un pizzico di sana follia, persone ancora capaci di voli pindarici. Il mio sogno è di avere un piccolo budget a disposizione, per venire al festival a girare con una troupe cinematografica. Non per descrivere l’evento in se, ma per raccontare le storie incredibili dei tanti personaggi singolari che spuntano all’improvviso dietro le quinte, ai margini della festa. Credo che ne verrebbe fuori un ritratto dell’Italia per nulla scontato e molto interessante”.

Insomma, le piacciono i calabresi?
“I calabresi sono strani individui, con me sono straordinariamente solari e accoglienti, ma non so se sono così anche tra di loro. Quello che è straordinario qui è l’affetto delle persone. Per strada, ma anche in albergo. La prima volta che siamo venuti, con mia moglie, siamo stati trattati molto bene. Come di solito si trattano i vip, perché siamo stati considerati vip. Ma negli anni, quando siamo tornati, ci hanno trattato ancora meglio. Perché ci hanno trattato come persone vere. E’ una cosa che capita raramente. Molto raramente”.

Lei viene da tanti anni, ha visto molte edizioni. Com’è cambiata la festa?
“Non vedo grandi cambiamenti, nel risultato. E’ sempre un evento organizzato bene, molto riuscito. Certo, nel tempo tutto si è ingrandito. E’ una cosa naturale, quando si ha successo. Sono anche aumentate le difficoltà per chi organizza, ma di questo il grande pubblico non si accorge. Me ne accorgo io perché guardo le cose da un punto di vista particolare, essendo quasi un addetto ai lavori. D’altra parte le difficoltà degli organizzatori, negli ultimi anni, stanno aumentando quasi dappertutto. In Italia è sempre più difficile mettere in piedi un evento. La crisi economica ha fatto molti danni, anche in questo senso. Il fatto stesso che il Peperoncino festival non sia morto è quasi un miracolo”.

Cosa pensa di quest’evento di solidarietà a favore dei bambini autistici, organizzato dall’Accademia e dall’associazione “Una breccia nel muro”. E’ la novità di quest’anno, è stata presentata durante il festival?
“Penso che è una scelta giusta e che l’Accademia si sta muovendo bene. Un festival deve essere della gente, di quanta più gente possibile, quindi anche di chi è malato o ha particolari problemi. E’ giusto fare qualcosa per il sociale, come è giusto fare cultura e informazione. E’ importante, per esempio, che durante la kermesse ci siano incontri e convegni, che si parli di medicina. La gente ha il diritto di sapere quali sono le proprietà del peperoncino e a che cosa fa bene. Però è giusto anche fare folklore, divertimento, spettacolo. Questa è una straordinaria occasione per dare lavoro a disegnatori, artisti di strada, musicisti. Chi fa questo, al giorno d’oggi, è un benemerito”.   

Perché dice al giorno d’oggi?
“Perché oggi c’è bisogno di queste cose più che mai. Il festival del peperoncino è una trincea dove si rifugia chi crede in certi valori. Siamo in tempo di guerra. Bisogna difendersi dalla mancanza di cultura, dalla superficialità, dalla voglia di arrendersi. Chi viene qui, anche inconsciamente, lo percepisce che questa festa è prima di tutto un sogno. E’ un sogno per chi l’organizza e anche per chi partecipa. C’è sempre un entusiasmo, un’energia, uno spirito molto particolare qui. La gente se ne accorge, lo sente. Per questo, quando viene a Diamante, è così allegra”.

Carolina D’Angelo