Diamante :: Diamante Futura su amministrazione comunale guidata dal sindaco Gaetano Sollazzo.
DIAMANTE :: 15/06/2014 :: Ha iniziato con il piede sbagliato, la nuova, si fa per dire, amministrazione comunale di Diamante. Questo è il giudizio del gruppo Diamante Futura rappresentato dai consiglieri di opposizione Pino Pascale e Pino Savarese.
Un giudizio politico negativo per quanto riguarda, innanzitutto, le deleghe assegnate alla nuova amministrazione: assessorati svuotati della loro importanza e deleghe profuse a bizzeffe ai consiglieri che sembrano avere l’unico scopo di distribuire contentini, in quanto non sembra siano state assegnate in base a competenze specifiche soprattutto in settori molto delicati e importanti per la Città. Sparita del tutto la Cultura mentre in alcuni ambiti sembrano esserci solo dei doppioni o sottocategorie degli stessi rami.
Ma l’amministrazione comunale di Diamante che ha voluto ringraziare due volte la città con una duplice festa, ha regalato ai cittadini anche un’altra “sorpresa”: stanno arrivando in questi giorni le bollette per il servizio idrico, artatamente inviate a conclusione delle elezioni. Facciamo nostro il detto “Date a Cesare quel che è di Cesare” volendo significare l’importanza e la necessità di pagare, in maniera equa, i tributi comunali ma non si possono sommergere i cittadini con delle richieste che, stando a numerose sentenze emesse dai Giudici di Pace e confermate anche dalla Cassazione, sarebbero illegittime. Vale la pena ricordare, infatti, che nel dispositivo delle sentenze emesse dai Giudici di pace “il prezzo della fornitura deve essere commisurato all’effettivo consumo e non può essere determinato secondo altri criteri presuntivi che prescindano dalla reale situazione, appalesandosi, pertanto, illogici”.
Tale giudizio è stato espresso da giudici che, hanno accertato la condotta illegittima poiché hanno stabilito che i “canoni di depurazione e fognatura e il canone per la fornitura di acqua potabile hanno natura privatistica”. A conforto di tale principio la Cassazione ha osservato che “la fornitura di acqua potabile per impiego domestico ha origine negoziale ricollegandosi la formazione del consenso alla richiesta del singolo utente all’accettazione di chi espleta il servizio”. Il gestore “in questo caso il Comune” ha il compito di “rilevare i volumi del consumo dell’acqua potabile, sia ai fini del relativo canone, che di quello di fognatura e depurazione”.
In poche parole le prestazioni di acqua non possono essere quantificate con metodi induttivi o con il sistema del “consumo presunto” poiché così facendo verrebbe alterato il vincolo con cui le parti si impegnano reciprocamente le une verso le altre; se i cittadini hanno ricevuto delle fatturazioni a forfait, hanno la possibilità di ricorrere al Giudice di pace per avere riconosciuto un loro diritto e cioè il pagamento a consumo. Tutto questo comporterà nuovi oneri e disagi per la cittadinanza tutta. Grazie all’amministrazione per questo bel biglietto da visita!