Diamante :: Ridimensionata la posizione di Gino Madea accusato di sequestro di persona e stalking.

DIAMANTE :: 23/04/2011 :: Il Tribunale Monocratico Penale di Paola, Dr.ssa Del Giudice, accogliendo l’istanza presentata dall’avv. Francesco Liserre, ha sensibilmente ridimensionato la posizione di Gino Madea applicando, nei confronti dello stesso, il divieto di avvicinamento, alle persone offese, ad una distanza di cinquanta metri rispetto all’originaria misura cautelare che prevedeva, invece, il divieto di avvicinamento, alle persone offese, ad una distanza di cinquecento metri. Nei giorni scorsi, si sono susseguite una serie di vicende giudiziarie nei confronti del diamantese accusato di sequestro di persona e stalking che hanno riguardato, dapprima un aggravamento della sua situazione cautelare e, a distanza di due giorni, un nuovo provvedimento emesso dallo stesso Tribunale di Paola che ha notevolmente alleggerito la posizione dell’imputato. In particolare, con due diverse querele presentate dalle persone offese, veniva denunciata la ripetuta violazione, da parte del Madea, della misura cautelare impostagli a seguito della convalida dell’arresto circa il divieto di avvicinamento, alle vittime del reato, ad una distanza di cinquecento metri. A seguito delle querele presentate ai Carabinieri di Diamante, il P.M. aveva chiesto ed ottenuto, nei giorni scorsi, l’aggravamento della misura cautelare, nei confronti del Madea, al quale veniva imposto il divieto di dimora nel comune di Diamante. Tuttavia, a distanza di qualche giorno, il Tribunale di Paola, accogliendo un’articolata istanza dell’avv. Francesco Liserre, corredata da documentazioni varie e da indagini difensive, ha ripristinato l’originaria misura meno grave nei confronti del Madea, consentendogli di ritornare nel comune di Diamante dove l’imputato dovrà rispettare, non più il divieto di cinquecento metri, bensì quello di cinquanta metri di distanza dalle persone offese. Ricordiamo che circa un mese fa,  il diamantese veniva tratto in arresto dai carabinieri di Diamante, agli ordini del Capitano Luca Giandominici, in quanto ritenuto responsabile, in flagranza di reato, del delitto di sequestro di persona, atti persecutori (c.d. stalking) ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. In particolare, a Madea venivano contestati vari episodi delittuosi consistiti nell’aver cagionato, alle persone offese, “un perdurante e grave stato di ansia e di paura e ingenerando nelle stesse il fondato timore per la propria incolumità, costringendo le stesse ad alterare le proprie abitudini di vita, impedendo, alle medesime, di soggiornare in Diamante, ponendo in essere in tale luogo ogni qualvolta le persone offese si recavano, reiterate e gravi condotte di minaccia e di molestia, consistenti nel seguirle,spiarle,aspettarle nei luoghi in cui le stesse si recavano e minacciarle, da ultimo privandole della libertà personale ponendo una catena sul cancello di ingresso dell’abitazione delle persone offese e poi legandosi a tale catena, impedendole di allontanarsi dall’abitazione”. Inoltre, al Madea, veniva contestato il fatto “di aver minacciato di ammazzare le persone offese se le predette non avessero corrisposto la somma che egli riteneva dovuta, quale liquidazione per il servizio prestato in loro favore da una sua zia”.