Morano Calabro :: Festa della bandiera 2010, fra canti danze e gastronomia d'eccellenza.
Ma c’è chi non dimentica (per fortuna…). E attualizzando esperienze personali, frugando nei recessi della memoria cattura emozioni saldamente strutturate al proprio vissuto e ne trasforma, contestualizzandoli, i riflessi teoretici in ammirevoli azioni empiriche. Come? Semplicemente riavvolgendo il nastro! Un angolo suggestivo del centro storico, due abili cuochi, un “contorno” artistico e al centro Sua maestà il cinghiale. Cucinato alla stregua di antiche procedure e servito ancora fumante, pronto a stimolare papille gustative contaminate da discutibili piaceri “tecnologici”.
«L’idea quest’anno – racconta Mastrascusa – mi è venuta dopo una cena con tutti i cacciatori di Morano tenuta a casa di Arturo, nipote di un blasonato cacciatore ormai a caccia nei Campi Elisi, che con i suoi sughi ha segnato i sapori della mia adolescenza. Perchè quando si mangia della selvaggina nei ristoranti – si domanda con grande onestà intellettuale il Grafico moranese – non è mai neanche lontanamente paragonabile a quanto apprezzato in queste cene? La risposta, escludendo quella ovvia legata alle capacità dello chef, è estremamente semplice: si tratta di cacciagione solo sulla carta! Non può un animale nato, cresciuto e pasciuto in cattività, ed alimentato “scientemente” dall’uomo, essere eguale ad un altro libero di scegliere cosa, come e quando mangiare. Se alimentiamo un cinghiale, acquistato in allevamento, come fosse una maiale, sembrerà di mangiare un maiale; se alimentiamo una lepre, acquistata in allevamento, come fosse un coniglio, sembrerà di mangiare un coniglio. A questo punto la risposta è evidente: la selvaggina, per essere apprezzata nel suo profondo, deve essere tale! Ed è esattamente ciò che proporrò a chi verrà a visitarmi!».
E di questo scenario d’altri tempi, anch’esso consolidato ed apprezzato, dice trattarsi del «solito orto, trasformato ormai in giardino». «Sarà allestito – ci informa – per poter degustare i “cavateddri cu’ suk’i cignjale” (cavatelli con il sugo di cinghiale) e “u cignjale”, oltre ad una sezione che, con La Compagnia del Cavatappi, proporrà una degustazione di etichette di Aglianico, vitigno autoctono lucano».
Appuntamento, dunque, venerdì, sabato e domenica 16, 17 e 18 luglio nel borgo antico di Morano, ove sarà possibile placare gli ardori culinari e ritemprare il corpo e lo spirito godendo delle numerose iniziative in programma.