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Napoli :: Rifiuti, Cittadinanzattiva: Nel 2009 aumenti record a Napoli +60,1%

NAPOLI :: 25/12/2010 :: Rifiuti a peso d'oro: a Napoli, la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ammonta a 453 euro, quasi il quadruplo rispetto alla citta' meno cara d'Italia, Isernia (122 euro). Tra i 10 capoluoghi con le tariffe piu' alte, otto sono al Sud mentre solo uno, Trieste, e' del Nord (309 euro). In generale, la media annua piu' alta si registra in Campania (364 euro), la piu' bassa in Molise (131 euro), a dimostrazione di una marcata differenza tra aree geografiche del Paese che trova conferma anche all'interno di una stessa Regione: in Lombardia, per esempio, a Milano (262 euro) la Tarsu arriva a costare quasi il doppio di Cremona (139 euro).

Lo stesso vale in Sicilia, dove la Tarsu pagata a Siracusa supera di 165 euro la Tarsu pagata a Caltanissetta (241,5 euro), o in Toscana, dove la Tia pagata a Livorno (304 euro) supera di ben 130 euro la Tia pagata a Firenze (174 euro). E ancora, in Campania, la Tarsu ad Avellino e' di ben 262 euro inferiore rispetto a quella pagata a Napoli, mentre in Calabria la Tarsu pagata a Crotone e' di 143 euro piu' alta di quella pagata a Vibo Valentia. Sono questi alcuni dei dati che emergono dallo studio realizzato dall'Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, sul servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in termini di costo sopportato da una famiglia-tipo di tre persone con reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di 100 metri quadri. L'indagine ha riguardato tutti i capoluoghi di provincia nel 2009. In media, in un anno la famiglia-tipo su cui si e' concentrato lo studio di Cittadinanzattiva ha sostenuto nel 2009 una spesa di 233 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con un aumento del 4,5% rispetto all'anno precedente. Cinque le citta' che nell'ultimo anno hanno fatto registrare incrementi record, superiori al 20%: Napoli (+60,1%), Reggio Calabria (+57,4%), Benevento (+44%), Trapani (+34,7%) e Pescara (+21,3%). In altre nove citta', gli incrementi sono superiori al 10%. Inoltre, da gennaio 2000 a dicembre 2010, secondo dati Istat, l'incremento registrato a livello di tariffe rifiuti e' stato del 61%. In negativo, da segnalare anche il ritardo con il quale i capoluoghi di provincia hanno adottato la Tariffa d'igiene ambientale (Tia), introdotta dal Decreto Ronchi nell'ormai lontano 1997: sono solo il 45%, mentre la maggioranza dei capoluoghi (55%) e' rimasta fedele alla Tarsu (Tassa smaltimento rifiuti solidi urbani). "In Italia, la meta' dei rifiuti va ancora a finire in discarica, la produzione pro capite di rifiuti urbani e' presso che' stabile, mentre cio' che non accenna a diminuire e' il carico delle tariffe, specie in quelle aree del Paese, come il Sud, dove il reddito pro capite e' piu' basso. In sostanza, il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori, e da questo punto di vista il caso della Campania e' quanto mai esemplificativo. Napoli insegna: appena e' esploso il caos rifiuti nel 2008, l'Amministrazione ha subito annullato la disposizione del regolamento comunale che di fatto prevedeva la riduzione del 60% della Tarsu nei casi di gravi inadempimenti nella gestione del servizio. E come se non bastasse, dal 2008 ad oggi non hanno fatto altro che aumentare l'entita' della tassa. Come a dire, al danno si e' aggiunta la beffa: non solo rifiuti per strada ma anche l'obbligo di pagare per intero e sempre di piu' per un servizio che non funziona. Napoli non e' che un esempio della mancanza di una politica nazionale della gestione dei rifiuti, capace di legare gli elementi di costo ad elementi di qualita' del servizio, a tutto vantaggio di chi continua ad operare in assoluta assenza di trasparenza. Anche nella gestione dei rifiuti, come per l'acqua, la recente riforma dei servizi pubblici locali non puo' prescindere dall'istituzione di una indipendente Autorita' di regolamentazione e controllo, oltre che da un convinto coinvolgimento dei cittadini e delle Associazioni che ne tutelano i diritti, nella valutazione del servizio" commenta il vicesegretario di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso. Nello studio condotto da Cittadinanzattiva si distinguono in positivo Veneto e Trentino, dove la Tia e' applicata in tutti i capoluoghi, la spesa sostenuta dalle famiglie e' inferiore ai valori medi nazionali, cosi' come gli incrementi tariffari. Il tutto a fronte di una percentuale di raccolta differenziata di gran lunga superiore alla media nazionale, cosi' come sono inferiori alla media nazionale i relativi dati sulla produzione pro capite di rifiuti urbani. Per gli stessi motivi si segnala anche la regione Lombardia, se non fosse che meno della meta' dei capoluoghi ha adottato la Tia – annota Cittadinanzattiva. Al centro, abbastanza bene l'Umbria, con costi in linea con la media nazionale, aumenti contenuti, Tia presente nei due capoluoghi, livelli di raccolta differenziata non lontani dai livelli medi nazionali. Il Molise, invece, anche se presenta i costi piu' contenuti, registra valori minimi in fatto di raccolta differenziata, e una produzione pro capite di rifiuti urbani addirittura in forte aumento. Al sud, abbastanza bene la Calabria per i contenuti costi – anche se in pericolosa ascesa – , meno bene per i bassi livelli di raccolta differenziata e per la Tia ancora assente. Contenuti e bloccati i costi in Basilicata, dove la produzione pro capite di rifiuti urbani e' in incoraggiante diminuzione anche se la differenziata e' ancora a livelli inaccettabili e la Tia non c'e'. Enorme e sotto gli occhi di tutti – annota lo studio – il ritardo che si registra in Campania, al primo posto per i costi elevati e agli ultimi per adeguamento alla normativa di settore (Tia ancora non adottata da alcun capoluogo, bassi i livelli di raccolta differenziata, incoraggiante la diminuzione di rifiuti urbani prodotti pro capite).