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Ponte sullo Stretto: Maradei (Italia del Meridione), “schierati a favore dell’opera”.

CATANZARO :: 03/12/2023 :: “È da oltre un secolo che si parla di un collegamento stabile fra la Sicilia e il continente ma solo da pochi decenni la tecnologia è diventata sufficientemente matura per poter realizzare un’opera dai connotati mitologici. Unire con un ponte Scilla e Cariddi vuol dire che Ulisse ha vinto definitivamente sui mostri, che l’uso della ragione ha demolito le ancestrali paure dell’ignoto. Si, l’ignoto… Non è stato mai costruito un ponte a campata unica così lunga, per giunta non solo stradale ma anche ferroviario, che comporta una serie di complicazioni tecniche importanti”. Queste le parole di Giuseppe Maradei del Circolo di Lamezia Terme di Italia del Meridione.

“Non voglio entrare nei dettagli perché non ne avrei le conoscenze né le competenze, sono ingegnere ma per opere come queste occorrono approfondimenti scientifici e tecnologici dovuti ad anni di ulteriore studio, rispetto alla semplice laurea. E non sono sufficienti le competenze di un ingegnere per progettare quest’opera, c’è bisogno di geologi (con diverse specializzazioni), c’è bisogno di ingegneri strutturisti (con ulteriori diverse sotto-specializzazioni), di ingegneri dei materiali, geotecnici e…. aeronautici. Il tema della fattibilità tecnica non si affronta nelle redazioni giornalistiche e non si può ridurre a dichiarazioni parziali di qualche fenomeno mediatico, ma andrebbe affrontato, come è stato affrontato dalla Società Stretto di Messina, con le dovute accortezze e nelle sedi opportune. Hanno firmato il progetto del ponte le società di ingegneria che hanno maggiore conoscenza e mix di competenze al mondo; dentro ci sono professionisti italiani, danesi, americani e giapponesi; chi ha studiato l’interazione fra il vento e la struttura nelle diverse configurazioni possibili è stato il Politecnico di Milano. Gli studi completati e le soluzioni adottate per il ponte di Messina sono stati ripresi per i progetti di altri ponti in giro per il mondo, dove non hanno perso tempo in inutili disquisizioni di stampo medioevale ma li hanno realizzati e hanno cominciato a riceverne vantaggi”.

Maradei continua, “E la società appaltatrice del ponte sullo stretto ha materialmente realizzato diversi di questi ponti. Il problema dei terremoti è stato affrontato e risolto (i geologi lo hanno studiato, approfondito e posto sul piatto delle criticità e gli ingegneri lo hanno risolto), il problema dell’allontanamento relativo fra Sicilia e Calabria è stato affrontato e risolto, il problema del vento è stato affrontato e risolto, il problema dell’interazione con le rotte migratorie dei volatili è stato affrontato e superato. Sull’ombra che destabilizzerebbe i pesci, evito di commentare. Chi dubita ancora della fattibilità tecnica di questa meraviglia dell’ingegno umano è ignorante e vuole rimanere ignorante o ideologizzato o in malafede o appartiene, magari foraggiato, a quel mondo di interessi economici e geopolitici contrario alla realizzazione del collegamento stabile fra Sicilia e Calabria. Sfrutta la paura dell’ignoto per scoraggiare il progresso tecnologico”.

“Ma perché fare o non fare il ponte è così importante? Quello che penso a riguardo, lo dico senza mezzi termini: dei calabresi e dei siciliani non interessa niente a nessuno, neanche a noi stessi. Noi ci avvantaggeremo o no di un’opera che serve ad altri scopi. Il Mediterraneo rappresenta il 20% del traffico marittimo mondiale ed è attraversato dal 27% delle linee di transito container, per portare le merci dal vicino e lontano Oriente all’Europa e alla East Coast del continente americano conviene passare dal canale di Suez (che non a caso hanno potenziato, raddoppiando un tratto di 35 km), attraverso il mediterraneo. Una gran parte delle merci sfiora l’Italia grazie al porto di Gioia Tauro che trasborda le merci su navi più piccole per dislocarle negli altri porti italiani. La gran parte delle merci europee continua a viaggiare per i porti di Anversa, Rotterdam e Amburgo, attraverso lo stretto di Gibilterra e l’Oceano Atlantico. Nei primi anni del millennio, in pieno fermento europeista si erano previsti due grandi corridoi ferroviari: Palermo – Berlino (asse nord-sud) e Lisbona-Kiev (asse ovest-est) lungo il quale si trova la tanto discussa variante di valico. Questi corridoi di alta velocità dovevano costituire gli assi portanti della mobilità veloce europea, in grado di favorire due dei principali obiettivi dell’Unione: lo sviluppo e la coesione territoriale. Un collegamento rapido Berlino – Palermo vuol dire che l’Europa si riappropria del Mediterraneo, in un periodo in cui le tensioni geopolitiche con l’est del mondo, hanno reso l’Africa ancora più importante di qualche anno fa. Scriveva Lucio Caracciolo, fondatore di Limes (numero del 7/12/2022): ” Lo Stretto di Sicilia è uno degli spazi più rilevanti al mondo. Non molto meno dello Stretto di Taiwan. Nel triangolo della competizione fra Stati Uniti, Cina e Russia, il controllo di questo braccio di mare al centro del Mediterraneo è essenziale. Perché negli ultimi decenni il mare nostro è assurto a Medioceano: connettore fra Oceano Atlantico, marchio dell’Occidente euroamericano, e Indo-Pacifico, epicentro dello scontro sino-americano per il controllo delle rotte marittime, l’altro nome del potere globale. Oppure dobbiamo considerare turistica la visita di Xi Jinping in Sicilia, nel 2019? E casuale la scelta americana di incardinare il Muos – uno dei quattro pilastri del massimo sistema di comunicazioni e intelligence Usa nel mondo – a Niscemi, senza dimenticare le strutture di Sigonella e Pantelleria? I turchi e i russi della Wagner si sono acquartierati sul lato africano dello Stretto – Tripolitania e Cirenaica – per spirito di avventura?”.

“Il collegamento stabile sullo stretto è un’infrastruttura essenziale per la geopolitica mondiale e chi è contro il ponte, si pone dalla parte di chi si oppone agli interessi che garantiscono la nostra libertà e il nostro modello di vita democratico e liberale. Alla fine del 1800 la Pianura padana si è trovata vicina al cuore della rivoluzione industriale e ne ha beneficiato, anche grazie agli (allora) avveniristici trafori alpini, costruiti anche con l’ausilio dei soldi e del sangue dei meridionali, mentre il mezzogiorno d’Italia risultava periferico e, difatti, è stato completamente abbandonato. Oggi è il sud Italia a trovarsi nel cuore dello sviluppo dei prossimi 100 anni e il ponte e, in generale, tutta la linea AV/AC Palermo-Berlino, sarà l’arteria principale lungo la quale transiteranno le nostre speranze di riscatto. Chi disquisisce di ponte non ha alcun interesse per noi, sia chi è a favore, sia chi è contro. Ma fare il ponte vuol dire che il mezzogiorno non sarà più periferia d’Europa e, quindi, avremo l’occasione di tornare ad essere area di produzione e non di consumo, terra di immigrazione e non di emigrazione. Tutto il resto, mulattiere, trasversali, acquedotti, verrà di conseguenza”.

“Non è un caso che tutto il mezzogiorno d’Italia sia diventato, grazie soprattutto all’Unione Europea, Zona Economica Speciale (ZES). Chi sventola lo spauracchio della mafia fa proprio il gioco della mafia. La legge sugli appalti pone molti più controlli (anche per i subappalti) sulle grandi opere, che sulle piccole; è molto più semplice, quindi, per le imprese mafiose infiltrarsi in 10000 cantieri da 1 milione di euro piuttosto che in un solo cantiere da 10 miliardi di euro. Inoltre, la mafia ha tutto l’interesse a che il nostro territorio rimanga nel sottosviluppo per poter controllare meglio la popolazione, piuttosto che si emancipi e non abbia più bisogno “d’u piacir” (del favore). Per tutta questa serie di motivi e per tanti altri che in poche righe non è possibile riassumere, Italia del Meridione è convintamente a favore della costruzione del ponte sullo stretto di Messina, si batterà contro chiunque si opponga alla sua costruzione ed è disposta a collaborare con chiunque voglia fare in modo che il ponte sia realizzato ed entri in funzione”.

“Nell’onestà intellettuale che contraddistingue questo partito, facciamo un plauso al ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, che si sta impegnando al massimo per consentire la realizzazione del ponte. I ponti da sempre uniscono, sono simbolo di pace e di progresso; solo chi è intriso di mentalità retrograda, medioevale, antimeridionale, antitaliana, antieuropea e antiatlantica può opporsi. W il sud, W l’Italia, W il ponte sullo stretto”.