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Reggio Calabria :: Anffas Onlus: “hai una disabilita’ grave? rimani a piedi!”

Questo il senso della risposta della dirigente dei servizi sociali del Comune di Reggio ad una persona con grave disabilità, che per muoversi necessita dell'assistenza personale. Il comune di Reggio Calabria ignora la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità e la Legge 18/2009.

REGGIO CALABRIA :: 08/03/2011 :: Ha atteso invano e a lungo, la signora Livia Ferrato, un cenno di scuse dall'assessorato alle politiche sociali del comune, poi, in risposta ad una una sua protesta, le giunge il 21 febbraio scorso un fax in cui addirittura si afferma che, se vuole fruire del servizio “a pagamento”, deve motivare la richiesta” (!)

A questo punto dice: “Basta, facciamo qualcosa!”

Ma andiamo con ordine: la mattina del 7 gennaio la signora Livia fu costretta a scendere dal pulmino, e ricorrere all'aiuto di un amico, per recarsi ad un centro diagnostico dove aveva prenotato una TAC, perché gli operatori del servizio “Mobility Bus” avevano avuto tassativi ordini dalla dirigente dei servizi sociali del Comune di non imbarcare l'assistente personale: lo vieta il regolamento.

La signora Ferrato è persona che vive in modo indipendente, nonostante gli esiti della poliomielite le impediscano di camminare e le limitino i movimenti delle braccia, fruendo dell'assistenza personale di alcune operatrici, da lei stessa retribuite che l'aiutano nelle uscite per la spesa, a camminare per la strada a causa delle innumerevoli barriere architettoniche, oltre, ovviamente per le faccende di casa e per l'igiene personale.

Una vita organizzata e dignitosa, come tante altre in Calabria, che le istituzioni pubbliche ignorano perché altrimenti dovrebbero incoraggiare e supportare, per gli alti costi che l'istituzionalizzazione ha avuto ed ha tutt'ora sulla spesa sanitaria.

Così, la signora Ferrato sa che l'assistente personale è un suo diritto, ma sa anche di vivere in un territorio dove ancora la politica dei servizi domina sulla tanto decantata “attenzione della persona”, dove ancora persiste la stigmatizzazione della “diversità”, dove ancora non viene riconosciuta la PERSONA che sta dietro alla disabilità.

Ed è in questa pseudo cultura di politici e amministratori che nasce l'idea che una persona con grave disabilità per fruire di un servizio deve comunicare dove deve recarsi, in modo che qualcun altro giudichi se visitare quel luogo è opportuno o no,,, ma qual'è il criterio? È facile intuirlo: una persona con disabilità può essere accompagnato solo ad un ambulatorio medico… e non osi chiedere di andare a trovare un amico.

Infatti ciò è accaduto! La signora Livia ha chiesto di andare a trovare un amico qualche giorno fa e la risposta è stata negativa.

Così, l'alibi del Regolamento che l'aveva lasciata a piedi il 7 gennaio, superato dal fax del 21 febbraio a firma dell'avv. Carmela Stracuzza, segna una seconda e ben più grave discriminazione, perché entra nella sfera privata della signora Livia Ferrato, per questo “facciamo qualcosa”, denunciando l'episodio all'opinione pubblica e, valutando attentamente i fatti, anche in sede giudiziaria, con il pensiero a tutte le persone con disabilità costrette a subire l'insensibilità e le ingiustizie di chi, in buona o in cattiva fede, continua ad ignorare i diritti delle persone con disabilità.

Il Presidente

Pasquale Loiacono