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Rende :: Studenti occupano le Facolt?†.

La purezza di quasi  tutti gli studenti, le colpe del Governo e  la torbida malizia purtroppo di qualche studente e professore

RENDE :: 29/10/2008 :: Ottobre 2008, la protesta avanza. Migliaia di studenti si riversano nelle piazze, occupano le Facoltà, indicono assemblee, discutono, si interrogano, parlano del loro futuro, di ciò che diventerà l’Università italiana, la cultura italiana, la ricerca, l’innovazione. Legge 06 Agosto 2008 n.133, una data, un numero, tanti significati. Una legge “ragioniera”, che parla di finanza, di risparmi, di tagli, ma che entra così a fondo nella vita di tanti ragazze e ragazzi da scuotere gli animi, eccitare le menti, suscitare timori, paure, divisioni.

Perché? Perché presidente del Consiglio? Perché ministro Tremonti? Perché ministro Gelmini?

Perché affrontare questo argomento così sensibile in 9 min. e 30 sec. di consiglio dei ministri fatto mentre sui giornali e le televisioni troneggiavano gli accattivanti fondoschiena delle vip individuate su qualche barca extralusso?

Perché non pensare al guazzabuglio che poteva scatenare un provvedimento di questo tipo, una volta placata la calura (non solo) estiva?

Si deve risparmiare, si deve tagliare, si deve ridurre il carico della Pubblica Amministrazione sul bilancio dello Stato. Ok! È vero! È sacrosanto! E’ opinione comune di quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale che lo Stato spende tanto, troppo e i manager pubblici sono spreconi, spendono e spandono le risorse pubbliche come se fossero infinite, l’hanno fatto in passato, lo fanno nel presente e, se non si mette un freno, lo faranno in futuro…. Ma chi sta pagando, chi pagherà il conto di tutto questo? Risposta immediata: la generazione nata negli anni ’70 e ’80. Quelli che ora dovrebbero sposarsi e mettere al mondo dei bambini, quelli che il ’68 e il ’77 l’hanno letto sui libri, l’hanno sentito raccontare dai docenti, dai genitori, dagli zii, dagli amici, dai “grandi”.

Quegli stessi “grandi” che dopo aver sperperato anche quello che non si poteva e che hanno, così, “creato” il terzo debito pubblico del mondo, da un lato vogliono “tagliare” anche ciò che non si deve tagliare, dall’altro vogliono avere le mani libere per continuare a spendere e spandere senza tregua. La protesta, le occupazioni, le assemblee dovrebbero parlare anche di questo: chi è, anzi chi sono i responsabili di questo sfascio economico e morale dell’Università Italiana?

Certo Tremonti taglia, con l’esplicito consenso della Gelmini e di Berlusconi, fa male a tagliare in modo indiscriminato, in modo “orizzontale” come va di moda dire ora….reazione, forse, sconsiderata a un problema reale: la riduzione dell’Università a un ufficio di collocamento per migliaia di persone, in barba a tutte le necessità reali di conoscenza, in cui è dominante la logica del “sistemare” nel pubblico chi si vuole tutelare!!!!

Orrore !!!

La res publica  in Italia ancora una volta interpretata non come servizio ai cittadini ma
asservita alla logica di clientele e potere di lobby sommerse.

Non voglio dire che tutti siano così, ma tanti sicuramente sì, e allora si sono moltiplicate le facoltà e i corsi di laurea, le Università che diventano, di fatto, mega licei dequalificati e frequentati da tanti, tantissimi, forse troppi studenti mal seguiti, mal preparati, demotivati, spesso guidati dalla logica del “parcheggio in attesa di…”, “andiamo a divertirci per qualche anno…”, “andiamo a fare un po’ di casino”, “sai che feste”, “sai che bello lontano dai genitori, faccio quello che voglio” , “sai come si cucca”,  ma questo è un altro problema….

Se fossero poche le “mele marce” che detengono il potere nelle Università, non ci troveremmo in questa situazione, si dovrebbero semplicemente fare, magari, dei “tagliandi” non “rivoluzionare il sistema”.

Ma è inconcepibile affrontare questo problema con la logica dei ragionieri.

Perché prima di procedere con la scure non si sono costruite delle “linee guida” per eliminare gli sprechi? Ministro Tremonti lei è stato all’Università non solo come studente e se ha perso la memoria di quei tempi poteva sempre chiedere lumi al suo bi-collega, “sceriffo” della Pubblica Amministrazione, Brunetta.

Perché non ha “imposto” ai Rettori di eliminare le sedi distaccate accentrando tutto nelle sedi principali? Perché non ha imposto l’eliminazione dei corsi di laurea che hanno un numero ridotto di studenti o palesemente inutili? Perché non si “tagliano” tutte le varie facoltà e/o interfacoltà di “scienze varie ed eventuali”, che in realtà non hanno nulla di scientifico se non parte della denominazione? Perché non ha imposto l’eliminazione delle Università fotocopia sorte nel raggio di qualche decina di chilometri e pochi abitanti residenti? Perché non ha imposto una percentuale massima di dipendenti amministrativi (eliminando anche gli inutili adempimenti) rispetto numero dei docenti e ricercatori in modo che l’Università ritorni ad essere il “sacro tempio laico” della conoscenza e non delle scartoffie (anche se elettroniche quindi oggi definibili come “spam”) ?

Perché, ministro, non si sono messi Rettori, Presidi di Facoltà, Direttori di Dipartimento davanti alle loro responsabilità con uno studio serio, un “libro bianco” sugli sprechi, scientificamente quantificati, invece di lasciare questo compito a inchieste giornalistiche più o meno serie ma facilmente etichettabili come “di parte” consentendo loro di mantenere l’alibi politico?

Perché, ministri, prima di intervenire in questo modo non si è dato il buon esempio riducendo stipendi e privilegi della classe politica? Certo il risultato finanziario sarebbe stato risibile, ma avreste acquisito una forza morale davanti all’opinione pubblica senza eguali.

Perché, ministri tutti, avete voluto scegliere la strada della prova di forza che sicuramente vincerete?

Questo ha provocato una reazione nei ragazzi, una rabbia prima intrappolata nelle viscere della mente e del cuore e che, eccitata da questo vostro comportamento e dai “cattivi maestri”, è esplosa in questa maniera.

Ragazzi avete ragione! Ma non fatevi trascinare nel caotico imbuto dell’autolesionismo, non fate in modo che le sacrosante ragioni che vi spingono a protestare siano causa stessa di disastri nella vostra formazione e, soprattutto, non lasciatevi strumentalizzare da chi preferisce il mantenimento dello “status quo” nel quale continuare a sguazzare: questo stato di cose danneggia anche voi.

Non limitatevi al facile obbiettivo di protestare solo contro il governo, padre di tutti i problemi, ma abbiate la sfrontatezza e il coraggio di combattere anche contro chi marcia sulla vostra pelle e il vostro animo puro per difendere privilegi che non stanno più né in cielo né in terra, chi è moralmente ed economicamente colpevole della decadenza della conoscenza, chi vi incita con belle e accattivanti parole a fare del male a voi e alle vostre famiglie, chi vi dice che sarà inevitabile un aumento delle tasse e, quindi, una riduzione delle possibilità di accedere all’istruzione universitaria. Perché non si chiede ai responsabili universitari se hanno una strategia alternativa all’aumento delle tasse conseguente a questi spregiudicati tagli, consistente, per esempio, nella riduzione dei ben noti sprechi? Quali sono le spese da tagliare, a parità di stanziamenti per la didattica fondamentale e la ricerca libera, per far quadrare i bilanci a seguito dei tagli di Tremonti?

Quale sono all’interno della didattica e la ricerca le priorità di conoscenza e quindi in quale direzione dovranno concentrarsi gli investimenti principali?

E’ proprio necessario che un Università continui a finanziare centri sociali, manifestazioni seguite da pochi intellettuali “radical chic” che vanno al di là della formazione e della ricerca, feste, convegni, dibattiti e master sull’aria fritta e il sesso degli angeli? E’ necessario avere apparati burocratici elefantiaci in cui non si sa chi fa cosa? E’ proprio necessario mantenere all’interno dell’apparato burocratico, pagandole profumatamente, persone che sono andate in pensione? Se queste persone tengono tanto alla cultura, sono così tanto legate a questo posto che li ha visti crescere come donne e uomini e sentono di poter dare ancora tanto, perché non accettano di lavorare senza compenso ovvero fare volontariato, liberando risorse per qualche assegno di ricerca in più da dare ai veri protagonisti della ricerca universitaria in Italia, ovvero dottorandi e assegnisti?

In un periodo di “austerity”, in cui in tutto il mondo crollano borse e falliscono banche, perché non riducono in modo consistente i propri stipendi e privilegi in modo da essere credibili quando si chiederanno sacrifici a studenti, docenti e ricercatori stabili e precari, veri protagonisti dell’Università?

Chi sono i nemici? Solo la banda Berlusconi, Tremonti, Gelmini o anche coloro che in tutte le facoltà fomentano la lotta al fine di coprire i propri misfatti?

Chi sono i nemici, gli studenti che vogliono lottare ma continuare a fare lezione e formarsi o coloro che vogliono creare confusione ad ogni costo, magari per guadagnarci qualcosa e creare ponti sommersi con qualche docente fomentatore e cortocircuitando i torbidi interessi?

La base della libertà è la conoscenza, la base di ogni conoscenza è lo studio, la meditazione, il libero dibattito, il confronto di idee e non l’acquisizione passiva di informazioni dalla televisione o dagli oratori. Non lasciatevi imbrigliare nel conformismo culturale di questa demoniaca scatola di plastica e vetro e/o di quei pochi chiassosi o apparentemente pacati ma comunque caratterizzati dalla facile ed elegante dialettica armoniosa e sollevatrice di masse. Prima di prendere decisioni che riguardano il vostro futuro, pretendete di sapere non con le sole parole ma con i documenti (completi, non riassunti); documentatevi meglio che potete, usate Internet (si trova tutto), magari qualche sera rinunciate al cinema, alla play-station o a ballare e rimanete a studiare e dibattere su qualcosa di diverso dalle materie curriculari, qualcosa che vi permetta di capire meglio il mondo in cui vivete, fatto di tante brave e oneste persone ma anche di tante false brave e oneste persone, imbonitori dalla mielosa retorica buonista o dalla grintosa dialettica che cattura, che nascondono al loro interno animi cinici e moralmente criminali.

Giuseppe Maradei