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Rosarno :: Non ci stiamo ad essere definiti razzisti e xenofobi.

ROSARNO :: 11/01/2010 :: Un’altra Rosarno c’è e vuole farsi sentire. Mentre scriviamo è in corso la manifestazione dei cittadini che non ci stanno ad essere definiti razzisti e xenofobi. E’ un buon segno, assieme a quello della notizia del fermo di tre italiani, fra i quali il figlio di un boss, indagati per aver aggredito un emigrante e un carabiniere. I rosarnesi, quelli che si ritengono per bene, ce l’hanno con i mass media e con i politici che hanno dato, secondo loro, un’immagine distorta della loro città.

“Abbandonati dallo Stato, criminalizzati dai mass media, 20 anni di convivenza non sono razzismo” hanno scritto sugli striscioni. In testa al corteo una donna del posto e un’emigrante. Certo ritorna la solita storia delle accuse generalizzate e gratuite. Rosarno non è tutta e solo razzismo, d’accordo. Ma quello che è successo in questi giorni non può essere archiviato e dimenticato. Sarà stata una minoranza di facinorosi, razzisti fino al midollo, e comunque l’aggressione agli immigrati c’è stata, e non s’è avuta notizia di alcuna reazione da parte della gente che si ritiene per bene. Interviene ora, soltanto ora, per reagire all’accusa di razzismo a tutta la città. Forse non è troppo tardi, ma tardi lo è senz’altro. Tant’è che a livello politico-istituzionale, lo stesso ministro dell’interno ha dichiarato in un primo tempo che a Rosarno c’è stata troppa tolleranza verso gli immigrati. Nessuno da Rosarno ha obiettato che la tolleranza non è mai troppa, che la convivenza importa un reciproco accettarsi ed esclude che una delle due parti, la più debole e indifesa, venga trattata come alcune inchieste giornalistiche hanno denunciato, e cioè da schiavi, racchiusi in un ghetto di luridume, nell’indifferenza della gente, anche questa durata 20 anni. Ora Rosarno è stata “ripulita”, si dice e si ha la sensazione che di una sorta di pulizia etnica si sia trattato. E’ un quadro desolante quello disegnato in questi giorni nella Piana. Se a Rosarno le cose stanno diversamente è il momento di dimostrarlo. Striscioni e slogan non bastano. In questi giorni è mancato soprattutto il rispetto per l’uomo, a prescindere dal colore della sua pelle; quel rispetto sancito nella dichiarazione dei diritti umani. Rosarno da qui deve ripartire, se vuole recuperare quello che si ritiene di avere nel proprio dna, e cioè lo status di una città aperta, libera e moderna. Ricordandosi che rispetto per l’uomo è anche, e forse prima di tutto, rispetto di se stessi. Quegli sciagurati che hanno agito contro gli immigrati hanno mancato di rispetto verso se stessi, in una Calabria che l’accoglienza ce l’ha scritta nella sua storia, in quanto regione di incontro e di incrocio fra popoli e culture diversi. Rosarno, quella che si tiene per bene, è scesa in piazza, per reagire ad accuse che giudica ingiustificate. E il resto dei calabresi che fa? Perché non si fa sentire?

Enrico Esposito