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Santa Maria del Cedro :: Minori a rischio? Non è un rischio minore.

SANTA MARIA DEL CEDRO :: 08/10/2009 :: La domanda più immediata che salta alla mente quando  si sente di fenomeni di violenza che riguardano l’universo adolescenziale è “ Quale generazione sta venendo su?”. Ci si interroga su tutto, si mette in discussione ogni cosa, dai sistemi educativi,alle agenzie formative, ai prodotti dei media,al ruolo delle famiglie.

Episodi di inaudita violenza lasciano chiunque operi a contatto con i giovani assolutamente basito. Quando  storie di violenza su minori e da minori,  accadono in realtà scolastiche da sempre impegnate  ed in prima linea sul fronte dell’educazione alla legalità e della prevenzione,viene da chiedersi cosa può covare in realtà metropolitane ,in aree a rischio sociale, realtà di frontiera dove la violenza è endemica. Quale generazione sta venendo su? Cosa ci si può aspettare  da una futura generazione alla quale stiamo lasciando una realtà “inquinata” in tutti i sensi, senza prospettive di mobilità sociale, di crescita economica, di affermazione della propria cittadinanza attiva. Quando a fronte di mille interventi educativi orientati all’integrazione, al dialogo multietnico e multi-religioso, accade un episodio di violenza che interessa bambini di altra cultura e altra nazionalità, l’opinione pubblica  ne esce disorientata  e diventa facile preda  dell’intolleranza diffusa. Vi prego non generalizziamo! E’ una tentazione troppo prevedibile! Non cadiamo vittime di strumentalizzazioni! Non sbattiamo il “piccolo mostro” in prima pagina! Pensiamo a quanti bambini sono inconsapevoli vittime di modelli familiari deviati. Facciamoci tutti carico di contribuire a questa missione di costruzione di una società migliore: tollerante, rispettosa delle regole e del prossimo, attenta alla tutela del patrimonio comune e soprattutto dei valori, di quelli universali, condivisi, veri…

Si è tanto discusso di bullismo,un fenomeno diffuso che meriterebbe seri  interventi  educativi ed importanti investimenti economici miranti alla prevenzione del fenomeno. Tutto viene lasciato alla buona volontà di alcuni,al volontariato, alla disponibilità di chi operando nel settore è consapevole del rischio emergente. Va dato atto che le forze dell’ordine, i servizi sociali dell’ASP, le associazioni no profit operanti nel settore, sono sempre stati al nostro fianco a condurre questa battaglia contro la devianza  e a disseminare il seme della legalità,della solidarietà,  del rispetto dell’altro e delle regole.  Va dato merito ai tanti psicologi che volontariamente  hanno fornito assistenza socio-psicologica ai nostri studenti in questi ultimi anni, aiutandoci, come istituzione, a prevenire tante piccole situazioni a rischio. L’allerta è sempre stata alta, l’attenzione e la cura anche. Forse tutto ciò non è stato sufficiente? Oppure è sfuggito qualche particolare? Non si è riusciti a leggere tra le righe di qualche disagio sommerso? La scuola non è infallibile! Così come non lo è la famiglia, così come non può esserlo una società civile dove troppo spesso si guarda  nel ristretto ambito di pertinenza, senza  prestare la
giusta attenzione ai segnali di disagio socio- economico . Realtà familiari deprivate economicamente e socialmente producono adolescenti a rischio. Questi producono devianza minorile, la stessa costituisce un rischio costante per tutta una fascia d’età nella quale, per quanto ci possa essere vigilanza  e prevenzione sociale, ogni famiglia deve mostrare interesse ed offrire un contributo in termini di impegno civico e collaborazione con le istituzioni. Il problema non va “scaricato su nessuno”. Il problema educativo è oggi una vera emergenza sociale. Ognuno nel proprio ambito ( sociale, politico, educativo, valoriale) deve farsi carico di una profonda riflessione. Esaminare a fondo e rintracciare ogni, se pur minima, responsabilità, anche trasversale o indiretta.  Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica  e stimolare l’attivazione di ogni sinergia che possa essere utile allo scopo. Quest’emergenza non si risolve con il tribunale dei minori. L’azione deve essere molto più radicale, preventiva, disseminata, socializzata, articolata, nell’immediato ma anche e soprattutto con interventi di ampio respiro a medio e lungo termine perché “ Minori a rischio” non vuol dire “ Rischio minore”!

Prof.ssa Maria Grazia Cianciulli

Dirigente Scolastico Istituto Comprensivo “ Paolo Borsellino” Santa Maria del Cedro