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Scalea :: Scoppia il caso annunciato della società Alto Tirreno Cosentino Spa.

SCALEA :: 10/05/2010 :: Si rischiano posti lavoro? Ancora non è confermato, così come non è valutabile il debito del comune di Scalea con la società Alto Tirreno Cosentino, anche se voci di corridoio affermano che il debito si aggiri verso una cifra pari a 2.000.000 di euro, tutti proventi legati a deliberazioni della vecchia amministrazione comunale che riguardano il servizio di smaltimento dei rifiuti e la manutenzione delle strade e la pulizia delle spiagge. Ma quello che succede attualmente all'Atc, a mio avviso, è semplicemente la conseguenza di una politica amministrativa  dell'ente che non ha fatto il proprio dovere e non ha guardato al benessere della città in prospettiva.

Oggi , è probabile, che cominceremo a pagare il frutto  di un azione politica che non ha mai guardato al benessere della stessa ditta, degli operai e del territorio. Alle parole affermate voglio rammentare quello che successe nel gennaio del 2009, quando alcuni operai  precari e precarizzati dell'Atc di Scalea, coraggiosamente, si rivolsero alla camera del lavoro della Cgil locale per essere sostenuti nella vertenza per la trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.  Ricordo che lo stato di disagio dei lavoratori era evidente perché erano precari da anni, però la situazione posta all'attenzione dell'amministratore delegato della stessa ditta, Francesco Rovito,  non solo riguardava la probabile  violazione della legge 368/ 2001, ma anche le norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro all'interno e all'esterno della sede della c.da Pantano. Sul tavolo del sindacato veniva proposta la trattativa per risolvere il problema, si parlava di bilanci, di patrimonio aziendale e di beni comunali affidati alla ditta in cambio del servizio di raccolta rifiuti, di attrezzi, di vaccinazioni previste da contratto e anche di scarpe e tute anti – infortunistiche, di cui pare che gli operai ne fossero addirittura sprovvisti. Nasceva, insomma, il caso Alto Tirreno Cosentino S.p.a., la società mista, formata da capitale pubblico al 51%, di cui gran parte proveniente da bilanci del comuni dell'alto tirreno cosentino. Il resto è storia che ancora si racconta: Francesco Rovito il 15 gennaio 2009, a seguito delle proteste degli operai,affermava alla stampa che la società di cui ora è amministratore unico era in buona salute, annunciando  persino un piano di lancio aziendale e di investimenti sul parco macchine. All'epoca, sulle dichiarazione dell'A.D., scoppio una forte polemica e Rovito all'interrogazione della Scossa e ai quesiti della Cgil, rispose con le sue dimissioni, che poi nei fatti non sono mai avvenute. Nel frattempo, sulla scia della notizia delle dimissioni dello stesso amministratore delegato, Il 29 gennaio, la Cgil affrontò un'assemblea di lavoratori dell'Atc in cui scoppiarono disordini, qualcuno fomentò la paura di perdere il posto di lavoro e molti operai si defilarono dalla contestazione. Fu una giornata da dimenticare, in quel momento cadde la possibilità di riscatto dalla libertà dal bisogno di numerosi lavoratori della stessa Atc e la Cgil rimase isolata. Nessuna forza politica di Scalea corse in aiuto del sindacato. Sono ancora molti, però, i quesiti rimasti aperti e i
nodi da sciogliere. L'Atc, dopo un oltre un anno di silenzi, attualmente si trova in una situazione delicata e  il problema, essendo stato sottovalutato, rischia di diventare una pentola esplosiva a danno degli stessi operai e dei cittadini di Scalea. Occorrono ripari, ma anche cooperazione con il sindacato, senza tralasciare gli aspetti delle responsabilità che porteranno, molto probabilmente, a chiarire quei nodi ritornati, inesorabilmente, al pettine e quel paradosso evidente nella quale scaturisce una domanda: ma è possibile che fino ad ieri all'Atc andava tutto bene?

Il presidente dell'associazione La Scossa

Antonio Pappaterra