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Scalea :: W Scalea intervista l’avv. Nardi di Itlaia Nostra onlus.

SCALEA :: 20/09/2012 :: Ormai da tempo è in atto una battaglia in seno alla nostra città sulla opportunità o meno del porto di Marina di Talao, sulla sua fattibilità, sulla regolarità della procedura adottata. Sul ring la fanno da protagonisti il Comitato Scalea 2020 con le sue circostanziate osservazioni tecniche al progetto e i dubbi sulla fattibilità dell’opera progettata dalla Società Concessionaria Cem, dall’altro l’Amministrazione di Scalea, senza assessori, con a capo il Sindaco. Non dimentichiamo però che la battaglia vera si sta svolgendo al TAR Calabria dove attualmente pende il giudizio proposto per l’annullamento del provvedimento.

La cittadinanza resta spaesata o male informata anche a causa della poco chiara e precisa esposizione della situazione. W Scalea, non può restare inerme dinanzi a tale confusione e per questo ha deciso di cercare spiegazioni direttamente alla fonte. Il ricorso contro il progetto Porto di Marina di Talao è stato proposto dalla associazione Italia Nostra (Associazione per la salvaguardia e la conservazione dell’ambiente e del territorio in Italia attiva da oltre 50 anni) a mezzo dell’avv. Marcello Nardi.

Proprio a tale illustre e noto amministrativista competente in diritto dell’ambiente abbiamo chiesto di spiegare ai cittadini, in parole povere la realtà dei fatti.

Domanda: ”Egregio avvocato Nardi può spiegarci per quale motivo Italia Nostra onlus ha proposto ricorso avverso il progetto Porto di Scalea?

Risposta avv. Nardi: ” Il ricorso è stato instaurato dall’associazione nazionale Italia Nostra Onlus a febbraio 2012.

Inizialmente si impugnava la Valutazione d’Impatto Ambientale rilasciata dalla Regione Calabria e pubblicata sul Burc del 24 ottobre 2011.

Si evidenziavano, tra le altre cose, le problematiche legate al dissesto idrogeologico poiché dal progetto definivo era letteralmente scomparso il canale Sallegrino, per il quale l’Autorità di Bacino Regionale, in un parere rilasciato nel corso dell’iter amministrativo, ne aveva prescritto la deviazione a nord del porto. Imponendo anche la realizzazione di una serie di studi per prevedere, in futuro, l’andamento delle acque. Né la deviazione, né gli studi idrogeologici sono stati approntati. Pertanto non si sa come tale canale verrà gestito in futuro. Cosa alquanto grave perchè giocare con l’acque è alquanto pericoloso.

Successivamente l’associazione Italia Nostra, avendo appreso che nel frattempo tutto il procedimento amministrativo si era concluso con il rilascio dell’autorizzazione finale, proponeva ricorso per motivi aggiunti.

Si evidenziava, ulteriormente, la totale difformità del progetto definitivo rispetto al preliminare elaborato nel 2002 dal Prof. De Girolamo che prevedeva una forma a bacino a moli convergenti per una capacità di 320 barche sporgente 80 metri dalla riva. Con delibera n. 113 del 09/09/08 la Giunta Comunale del Comune di Scalea approvava, invece, un progetto definitivo di porto a forma di “bacino interno” molto più ampio, di capienza di 510 barche prevedendo a mare un’imponente diga foranea radicata alla riva (molo sopraflutto) lunga circa 300metri, alta 4 che si estende per oltre 200 metri dalla riva sulla quale è anche prevista l’edificazione di una torre di controllo alta 16,50 pari ad un edificio di 5 piani. L’operazione di stravolgimento è vietatissima sia dalla L. 241/90, legge generale sul procedimento amministrativo, che dal Dpr. 509/97 che regola l’iter specifico da seguire in relazione alla costruzione di un porto.

Domanda: ”Il 15 settembre si è tenuta l’udienza cautelare, cosa ha deciso il TAR?”

Risposta Nardi: ” Con l’ordinanza n. 487/12 resa il 15 settembre è stato sospeso il provvedimento impugnato rinviando all’udienza del 17 maggio 2013 per la trattazione nel merito”

Domanda:
”tenendo presente che chi ci legge non è addetto ai lavori, ci può spiegare cosa esattamente è accaduto?”

Risposta Nardi:
“Sono molti i vizi e le violazioni di legge che riguardano l’iter per la realizzazione del porto di Scalea. Per ora mi limito a spiegare i motivi che hanno indotto il TAR ad adottare un provvedimento di sospensione. Il Tribunale ha sospeso a causa di vizi riguardanti la convocazione della conferenza di Servizi. La Conferenza di Servizi è un istituto della legislazione italiana di semplificazione amministrativa, volta ad acquisire autorizzazioni, atti licenze, permessi e nulla osta mediante convocazione di apposite riunioni collegiali, i cui termini sono espressamente disposti dalla normativa vigente (Legge 241/90). Si evita, così, di reperire ogni singola autorizzazione presso ciascun ente con il vantaggio che il confronto collettivo stimola il dibattito al fine di trovare soluzioni condivise sulle problematiche che di volta in volta emergono. Si tratta di un passaggio fondamentale.

La determinazione della Conferenza di Servizi si sostituisce, pertanto, alle singole autorizzazioni degli enti partecipanti ed ha lo scopo di velocizzare la conclusione di un procedimento amministrativo.

Nel momento in cui si convoca una conferenza dei servizi, gli enti partecipanti, per poter esprimere un adeguato e compiuto parere, devono essere posti nelle condizioni di conoscere tutta la documentazione. Sembra una ovvietà.

Invece, il responsabile del procedimento del Comune di Scalea, che ha gestito le conferenze dei servizi fin dall’inizio, alla Agenzia del Demanio ha chiesto un parere al buio. Per come ho già evidenziato, il progetto definitivo di un’opera deve essere fedele al progetto preliminare. Sono ammesse solo le modifiche migliorative che gli enti partecipanti alla conferenza richiedono per rendere il progetto migliore e più funzionale. Lo stravolgimento del progetto preliminare rappresenta una palese, vistosa e insanabile violazione di legge.

Il responsabile del procedimento del Comune di Scalea, nel momento in cui convocava l’Agenzia del Demanio, non inviava la documentazione necessaria e completa affinchè l’ente stesso potesse esprimersi. Infatti trasmetteva solo i documenti relativi al progetto definitivo, ma non quelli relativi al progetto preliminare.

L’Agenzia del Demanio, giustamente, in una nota del 29/12/11, invitava il Comune di Scalea a inviare la documentazione relativa al progetto preliminare. Rilevava che per rilasciare il parere doveva verificare la corrispondenza tra i progetto preliminare e quello definitivo. Altrimenti sarebbe stata impossibilitata a rilasciare alcunchè.

Domanda:
“A questo punto cosa ha fatto il responsabile del procedimento?”

Risposta Nardi:
“Nonostante le evidenti violazioni dell’iter amministrativo, su sollecitazione della CEM Spa, che nel frattempo aveva fatto recapitare una nota di sollecito per chiudere nell’immediatezza il procedimento, il responsabile del procedimento convoca per il 03/01/12 la seduta conclusiva della conferenza dei servizi e, incurante delle richieste e delle sollecitazioni dell’agenzia del demanio, rilascia l’autorizzazione finale.

Con il ricorso ho evidenziato tale grave stortura e il Tar, che nella sua ordinanza richiama espressamente la nota di lamentela dell’Agenzia del demanio del 29/12/11, riconosce l’errore, e pertanto, ha sospeso l’autorizzazione.

Domanda: ”Cosa potrebbe accadere adesso?

Risposta Nardi:
” il processo al Tar consta di due fasi:

1) la prima, detta cautelare,è finalizzata a sospendere l’atto che si impugna al fine di evitare un danno grave e irreparabile. E’ caratterizzata dalla sommarietà e velocità.

Infatti i giudici studiano la fattispecie senza entrare nel dettaglio e l’udienza, in genere, si fissa il mese successivo rispetto alla costituzione in giudizio del ricorrente. Il tutto si definisce con ordinanza;

2) la seconda, detta di merito, è finalizzata ad annullare l’atto oggetto di impugnativa. In questo caso i giudici approfondiscono il caso ma l’udienza slitta anche di un anno o più. Il tutto si definisce con sentenza.

A questo punto, il Comune di Scalea, se vuole insistere con i progetto, non può fare altro che riconvocare la conferenza dei servizi. A meno che non decida di rimanere in stallo, causando un blocco del progetto.

Se il Comune di Scalea decidesse di procedere, questa volta dovrà attenersi alle regole. Pertanto la nuova convocazione della conferenza dei servizi dovrà essere preceduta dall’invio all’Agenzia del Demanio del progetto preliminare.

In tale ultima ipotesi, l’Agenzia del Demanio, riscontrata la notevole differenza tra progetto definitivo e preliminare, non potrebbe che emettere un parere negativo. Considerato che il parere dell’Agenzia del Demanio è vincolante, nel momento in cui si esprime in senso negativo, tutto il procedimento diventa carta straccia.

Se il Comune di Scalea decidesse di non procedere e di restare in stallo, arrivati a maggio 2013, si presume che i giudici in sentenza confermeranno quanto stabilito nella ordinanza del 15 settembre. Quindi si presume che annulleranno il verbale della conferenza dei servizi del 03/01/12 e il Comune di Scalea si ritroverà di nuovo nella stessa situazione: indire nuovamente la conferenza dei servizi nel rispetto delle regole (il che vorrebbe dire, per come ho già spiegato, che il progetto verrà bocciato dall’Agenzia del Demanio) oppure restare in stallo per sempre.

Questi sono i possibili scenari futuri e comunque vada sarà un insuccesso per il Comune. Infatti l’errore commesso è insanabile a meno che il Comune non decida di tagliare la testa al toro e di ripartire dal progetto preliminare di De Girolamo approvato dal Consiglio Comunale nel 2003.”

Grazie all’avvocato Nardi per la disponibilità e la chiarezza.

In conclusione vorremmo far riflettere i lettori che nei suoi comunicati l’Amministrazione comunale tende a sminuire tali “”falle” continuando sulla scia di una politica ottusa e arroccata nel palazzo, incurante non solo degli effetti che le proprie scelte amministrative hanno sul territorio ma indifferente anche a quelli che sono i dettami della legge.

Le opere pubbliche sono importanti ma vanno realizzate nel rispetto della legge, del territorio e in maniera trasparente. Ne abbiamo a bizzeffe di opere inutili e mostruose che tanto danno hanno fatto.

Il passato insegna e forse è la prima volta che a Scalea i cittadini (e precisamente quelli del comitato 2020) si sono mossi prima che il danno fosse fatto.

La redazione
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