Slow Grains 2025: a Reggio Calabria Slow Food disegna la cerealicoltura del futuro.
Dal 7 al 9 novembre si è svolto l’evento organizzato da Città Metropolitana con Slow Food e Slow Grains che ha riunito in riva allo Stretto esperti, produttori, trasformatori locali e nazionale, per ragionare di biodiversità crealicola.
REGGIO CALABRIA :: 11/11/2025 :: Tre giorni per valorizzare i cereali tradizionali e i loro custodi, tutelare il patrimonio di saperi legato al grano e ai suoi trasformati, e promuovere sinergie vincenti tra coltivatori, trasformatori, istituzioni e cittadini. Si è tenuta lo scorso weekend – dal 7 al 9 novembre – la prima edizione di Slow Grains – Dialoghi per coltivare il futuro, l’evento organizzato da Città Metropolitana di Reggio Calabria con Slow Food Italia e Slow Grains, che ha riunito nel cuore della città sullo Stretto esperti, studiosi, piccoli produttori e trasformatori locali e nazionali per ragionare sul futuro della biodiversità cerealicola.
«Ogni seme è un patrimonio di biodiversità, di conoscenze contadine, di adattamenti millenari ai territori e ai climi. Proteggere i semi, custodirne la varietà, significa difendere la possibilità stessa di scegliere come e cosa coltivare. In questi tre giorni abbiamo ribadito che la conservazione dello straordinario patrimonio genetico cerealicolo italiano passa attraverso la condivisione, la conoscenza e la consapevolezza. Il modello di sviluppo a cui dobbiamo tendere non è quello dell’omologazione, ma della diversità biologica, genetica e culturale, che è alla base della resilienza dei sistemi agricoli, della fertilità dei suoli, della salute delle piante e degli animali, e anche della nostra alimentazione. Adottare un modello agroecologico significa immaginare un’agricoltura che non si limiti a produrre, ma che rigeneri l’ecosistema, restituisca valore ai territori e alle comunità, integrando saperi scientifici e tradizionali, costruendo reti di cooperazione tra agricoltori, ricercatori, istituzioni e cittadini» afferma Francesco Sottile, vicepresidente di Slow Food Italia.
Per Giuseppe Falcomatà, sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Slow Grains «è stata una manifestazione estremamente positiva e un’ulteriore opportunità per mettere in luce la cultura profonda che circonda il grano, non solo un prodotto di consumo, ma parte integrante della nostra storia e della nostra identità che abbiamo il dovere di continuare a valorizzare e raccontare con sempre maggiore efficacia. Come Città Metropolitana, siamo molto lieti di aver collaborato con Slow Food, accogliendo l’invito promosso dal consigliere Giuseppe Giordano, al quale va il mio ringraziamento per il brillante lavoro svolto in questi anni. La cultura legata al cibo sano e alla tradizione impone una maggiore attenzione verso il consumo dei prodotti locali e una consapevolezza che deve necessariamente partire e coinvolgere soprattutto le giovani generazioni».
Slow Grains è stata infatti l’occasione per costruire dialoghi tra tutti gli attori della filiera che si sono confrontati nelle numerose conferenze e talk, ospitate nella Sala Biblioteca di Palazzo Alvaro. Esperti, studiosi, produttori, cuochi e fornai hanno affrontato i temi più attuali del settore: dal ruolo della cerealicoltura come strumento per rilanciare le aree montane, alla proposta di Slow Food sulle “misure specchio”, strumenti di equità da inserire negli accordi commerciali internazionali, alla tutela dei semi. Tra i relatori Andrew Calabrese dell’Università del Colorado, Alessandra Corrado, sociologa e docente dell’Università della Calabria, Salvatore Ceccarelli, genetista agrario.
Dalla rete Slow Grains, Rosy Attinà, una laurea in economia e un passato da insegnante, oggi fa la fornaia a Roccaforte del Greco: «L’amore per il pane nasce fin da quando ero bambina e osservavo mia mamma che lo sfornava. Insieme a mio marito abbiamo realizzato il sogno di un forno a legna, in cui panifico con il lievito madre che ho creato quindici anni fa. Un piccolo panificio, produciamo quantità ristrette, ma lo abbiamo voluto mantenere a Roccaforte per garantire alla comunità locale un pane di qualità, che fa bene, e perché così chi vuole assaggiarlo deve venire nel nostro borgo».
Mariangela Costantino, agronoma, nella piana di Lamezia Terme coltiva grano continuando una tradizione di famiglia «in una logica di biodiversificazione. Dopo alcune prove con le varietà convenzionali, abbiamo iniziato con l’Incensarola, un grano che ha rese più basse ma che è identitario del territorio, più resistente ai patogeni. Oggi sono custode del seme, che ho recuperato da un anziano coltivatore del posto: custodire non è solo un dovere morale, è l’unica alternativa che abbiamo per il futuro».
«Di anno in anno, la nostra preoccupazione cresce osservando il progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei piccoli produttori, i veri e propri custodi delle aree più fragili del nostro paese. A Reggio Calabria, abbiamo percepito la loro speranza che si possa ancora intervenire con decisione per fermare l’abbandono da quei luoghi che dipendono vitalmente dalla loro presenza. In questi giorni – spiega Mimmo Pontillo, coordinatore di Slow Grains Italia – abbiamo analizzato i nodi da affrontare e le progettualità che potrebbero concretamente aiutare la diffusione e il consolidamento delle filiere dei grani tradizionali, che rappresentano una possibile chiave di innovazione e sviluppo per questi territori. Siamo profondamente convinti che il vero cambiamento debba nascere dalle economie locali, dove la resistenza è sostenuta dal forte senso di appartenenza e dalla partecipazione alla produzione di cibo di prossimità».
Nella tre giorni di Slow Grains, in Piazza Italia, i Laboratori del Gusto hanno accompagnato i visitatori alla scoperta delle forme e dei sapori di grani e trasformati locali. Nell’area del Mercato, oltre 20 produttori hanno rappresentato la biodiversità calabrese e di altre regioni d’Italia attraverso farine, paste tradizionali, frise, biscotti, birre artigianali, salumi naturali, formaggi e mieli, tra cui diversi Presìdi Slow Food.
«I tre giorni di Slow Grains in Calabria sono stati caratterizzati dall’intensità e dal valore profondo della cultura relazionale che distingue Slow Food da qualsiasi altro movimento. Reggio Calabria ha fissato un’importante tappa del lungo viaggio di Slow Grains, un processo prospettico, un’intensa riflessione sul futuro fatta nel presente, uno sguardo consapevole su ciò che potrebbe succedere domani per agire oggi in modo buono, pulito e giusto per tutte e tutti» racconta Michelangelo D’Ambrosio, presidente di Slow Food Calabria.
La prima edizione di Slow Grains è stata realizzata da Città Metropolitana di Reggio Calabria con Slow Food Italia e Slow Grains, con Slow Food Calabria, Comunità Slow Food dei grani tramandati in Aspromonte e dei cibi della memoria storica, Conpait Pasticceri d’Italia, con il patrocinio della Città di Reggio Calabria, Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, con il contributo di Galbatir, agenzia per lo sviluppo locale, Gal Terre Locridee. Supporto alla comunicazione Progetto Touring. Con la collaborazione di Ipalbtur “Giovanni Trecroci”, Liceo Artistico “Preti Frangipane”, Touring Club Italiano di Reggio Calabria.