MANGONE :: 21/08/2025 :: Ogni riconoscimento nasce in vigna: tra filari curati a mano e scelte agronomiche misurate, fra assaggi e micro-correzioni e lunghe notti in cantina. È lì che prende forma il lavoro di chi si dedica anima e corpo a una passione senza tempo, il vino, come Spadafora 1915, casa viti-vinicola storica della Calabria, radicata tra il DOC Donnici – Terre di Cosenza e la valle del Savuto: gli agronomi che leggono il suolo, i vignaioli che seguono il ritmo delle stagioni, gli enologi che ascoltano l’uva, fino a chi imbottiglia e a chi la presenta a tavola.
Quest’anno quella cura ha parlato chiaro: sei medaglie ottenute al The WineHunter e l’invito al Merano WineFestival, il prestigioso salotto del vino altoatesino.
«Non esiste vino senza persone — osserva Ippolito Spadafora, titolare dell’Azienda cosentina – Dietro queste medaglie ci sono mani e stagioni: chi cura i suoli, chi pota d’inverno, chi segue le fermentazioni notte dopo notte, chi inserisce i nostri vini nelle carte e chi li sceglie. È un grande risultato che arriva da lontano e ci spinge avanti: certifica la qualità del lavoro, ci apre la via per Merano e dice chiaramente che la nostra idea di Calabria — rigorosa, contemporanea, ospitale — è sulla strada giusta».
I The WineHunter Award, legati proprio al Merano WineFestival, vengono assegnati dopo degustazioni tecniche che premiano equilibrio, finezza e coerenza. Le categorie principali sono Rosso e Gold (oltre al Platinum per le eccellenze assolute): non semplici bollini, ma criteri di merito che determinano l’ammissione alla rassegna. In questo quadro si inserisce il risultato di Spadafora 1915, con ben due “Gold” e quattro “Rosso” che compongono un profilo solido e riconoscibile.
«Non sono semplici bollini: sono la chiave che apre le porte della rassegna di novembre – aggiunge Spadafora – A Merano, infatti, non si entra per iscrizione, si viene selezionati perché il bicchiere convince. Per noi è un passaggio importante. È un modo serio di misurarsi con un pubblico competente».
Le due medaglie d’oro sono l’apice di questo percorso. Una è andata a Màgaria, con una scelta controcorrente e per certi versi ancora più sorprendente: si tratta, infatti, di un bianco ottenuto da uve a bacca nera e non rivendica DOC o IGP. Un messaggio limpido: la qualità può emergere anche senza il blasone dell’appellazione quando l’idea è chiara e l’esecuzione pulita. L’altro oro, invece, a Lunapiena, frutto di lavorazioni notturne pensate per preservare profumi e precisione aromatica. Una cura di cantina che ha colpito la giuria per nitidezza e armonia. «Sono due segnali che ci rappresentano bene – precisa il titolare – Da un lato l’innovazione sobria, dall’altro l’attenzione a trattare l’uva nel momento esatto in cui chiede delicatezza».
Accanto agli ori, anche i quattro Award Rosso certificano continuità e coerenza di gamma: Telesio ribadisce il carattere delle colline cosentine con passo sicuro; Nerello offre una beva attuale senza perdere profondità; Pandosia mette in luce il Pecorello nella sua naturale freschezza gustativa ed equilibrata nota aromatica; Rosaspina, con le sue delicate nuances di colore rosa, che richiamano l’eleganza dei rosati provenzali, conferma la raffinatezza del rosato da Greco Nero, cifra stilistica della casa, e innova con il suo impegno sociale, di vino nato da una donna e per le donne, nella sua riconoscibile bottiglia satinata. «Sono valutazioni che parlano di costanza – sottolinea Spadafora – Campagna ordinata, cantina precisa, nessuna forzatura, metodo. È così che si costruisce fiducia».
Queste medaglie, d’altronde, non arrivano per caso: dietro c’è una visione che tiene insieme radici e ricerca. In campagna si lavora sui vitigni identitari — Magliocco e Pecorello — con una gestione attenta dei suoli e dei tempi di raccolta; in cantina si interviene solo quando serve, con strumenti mirati, dalla criomacerazione per modulare la trama dei rossi, agli orari più freschi per la pressatura dei bianchi, così da proteggerne gli aromi. L’obiettivo resta costante: vini leggibili e puliti, capaci di dialogare con la tavola e raccontare il territorio senza effetti speciali. «Innovare non significa snaturare – ribadisce Spadafora – Significa far rendere al massimo ciò che la vigna ci affida, vendemmia dopo vendemmia».
L’esito più concreto di queste conquiste è l’accesso al Merano WineFestival, con uno spazio di degustazione dedicato, dove incontrare operatori e appassionati misurandosi sulla sostanza del bicchiere. «Siamo orgogliosi e grati – conclude Ippolito Spadafora – Queste medaglie ci danno energia e responsabilità. Continueremo a lavorare con la stessa passione e visione: la Calabria che abbiamo in mente parte dalla terra, entra in cantina con rispetto e arriva in tavola con la sua voce migliore. Oggi brindiamo, domani si ricomincia: la prossima vendemmia già ci aspetta».