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Lo Snodo :: Terremoto in Abruzzo.

di Enrico Esposito
 
LO SNODO :: 07/04/2009 :: L’immane tragedia dell’Abruzzo ci consegna i problemi di sempre. In Italia la terra trema dappertutto, da sempre. Siamo una delle aree a più alto pericolo sismico del mondo. Ci saranno pure le colpe degli uomini, ci saranno pure politiche deficitarie di conservazione e tutela del territorio, ci saranno pure governanti e amministratori locali irresponsabile, ma  innegabile che il destino i il padreterno ci hanno assegnato di vivere in una terra che si sbriciola quando meno te lo aspetti, provocando stragi e rovine inenarrabili.

Da questi disastri dovremmo apprendere la lezione che in ogni caso portano con sé. Ma è facile prevedere che passato lo sgomento di queste ore, superato il dolore indicibile di questi momenti tutto tornerà come prima. Si continuerà a disinteressarsi del territorio e dell’ambiente se non per sfruttarlo nel peggiore dei modi e nel massimo del profitto anche illecito. E si continuerà a concepire e proporre come meravigliose opere inutili e dannose. Prima fra tutte il Ponte sullo Stretto di Messina. Verranno i soliti esperti ( ma de che? Direbbero a Roma) a pretendere di dimostrare che nessun pericolo deriverebbe dal costruire detto ponte su due tra i punti a più alta sismicità del mondo. La tecnologia fa miracoli, l’ingegneria più ardita merita di vedersi realizzata nei suoi progetti faraonici, e così via. Se qualcuno tenterà di ricordare che la storia insegna (?) che opere ben più grandi e più ardite sono state spazzate via in un baleno, sarà accusato di passatismo, di misoneismo, di odio inconsulto per le grandi opere, e via continuando. E intanto la ricerca langue in materia di movimenti tettonici e sismici. Si preferirà discutere all’infinito se i terremoti sono prevedibili o no e nulla si fa per limitarne le conseguenze disastrose, come hanno fatto in Giappone e in Cina. E si insisterà a escludere che il ponte tra Calabria e Sicilia non possa essere realizzato. Nel frattempo il dolore e la costernazione di oggi saranno rientrati nella normalità di un paese che della devastazione del territorio e dell’ambiente ha fatto uno dei suoi momenti irrinunciabile per la soddisfazione di interessi di pochi, spacciati per interesse generale del popolo. Chissà se, dopo la distruzione totale di città e paesi d’Abruzzo, ci sarà spazio per avviare un opera di rinsavimento, una delle più grandi riforme politiche in un’Italia per ora malata di gigantismo edilizio, dissennato e inutile. Ma porta lavoro e ricchezza. E allora…