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Diamante :: Truffa ed estorsione alla famiglia Marra: avvocato campano condannato in cassazione.

DIAMANTE :: 05/11/2010 :: La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, accogliendo le richieste del Procuratore Generale presso la Suprema Corte e dell’avvocato penalista Francesco Liserre, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’avv. Vincenzo Russo avverso la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Napoli in data 14 luglio 2009 con la quale, il legale campano, veniva condannato a 3 anni ed 8 mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese legali.

La Suprema Corte di Cassazione ha confermato, quindi, l’originaria contestazione di tentata estorsione ai danni dell’avv. Lucia Zanettin del Foro di Vicenza, anch’essa rappresentata dall’avv. Liserre, e di truffa nei confronti della famiglia Marra di Diamante, nonché della compagnia assicuratrice LLOYD ADRIATICO, disponendo, solo per un capo di imputazione relativo alla falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, l’annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Napoli per la rideterminazione della pena complessiva. I fatti, oggetto del presente procedimento penale, hanno suscitato ampio clamore a livello nazionale e hanno riguardato una squallida truffa e successive richieste estorsive perpetrate dall’avv. Vincenzo Russo ai danni della famiglia Marra e dell’avv. Zanettin, anche con l’invio, a quest’ultima, di un proiettile in una busta chiusa. Ricordiamo che, in data 26 marzo 2000, a seguito di un sinistro stradale occorso in Noventa Vicentina (VI), decedeva la signora MARRA Teresa unitamente al proprio figlioletto CAROPRESE Vincenzo. Pertanto, gli eredi Marra conferivano mandato difensivo all’avv. Russo, dagli stessi considerato una persona di famiglia, il quale si offriva di patrocinare, gratuitamente, una causa civile contro l’assicurazione, già iniziata dall’avv. Zanettin di Vicenza. L’avv. Russo, pertanto, si faceva rilasciare, dagli eredi Marra, una procura generale alle liti per fargli  percepire, a suo dire, più di un miliardo delle vecchie lire. Tuttavia, il predetto avvocato, riusciva ad appropriarsi dell’intera somma risarcitoria con una grossolana falsificazione della procura generale notarile che espressamente gli vietava, la facoltà di incassare e quietanzare per conto dei suoi assistiti. Pertanto, il Russo, definiva il sinistro con l’assicurazione appropriandosi, interamente, dell’importo di 470 milioni di lire. Il legale campano si recava, spudoratamente, in Diamante, circondato dalle premure della  famiglia Marra, rassicurandoli che la causa di risarcimento nei confronti della Lloyd procedeva brillantemente. Per mera fatalità, cercando spiegazioni sulle lungaggini di un’azione risarcitoria della quale non avevano più contezza, gli eredi Marra apprendevano, tra incredulità e sconcerto, che il sinistro relativo alla morte dei propri congiunti era stato definito, già da tempo e a loro insaputa, con diversi pagamenti in favore dell’avv. Russo. Una complessa e brillante attività istruttoria da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, supportata da indagini difensive dell’avv. Liserre, culminava nella perquisizione dello studio del  legale campano ove venivano sequestrati tutti gli arnesi del mestiere utilizzati dal medesimo legale per la falsificazione della procura notarile. Mercoledì scorso, la Suprema Corte di Cassazione, seconda Sezione penale, ha confermato, definitivamente, la condanna dell’avv. Russo per tentata estorsione e truffa, già riconosciuta dal GUP di Santa Maria Capua Vetere e dalla Corte di Appello di Napoli, con conseguente condanna alle ulteriori spese di costituzione di parte civile e confermando, soprattutto, il sequestro conservativo, chiesto ed ottenuto in primo grado dall’avv. Liserre, dei beni immobili e dei conti correnti intestati al legale campano per un ammontare, complessivo, di circa un milione di euro. L’avv. Francesco Liserre ha espresso vivissima soddisfazione per la decisione della Suprema Corte che, dopo una lunghissima e complessa vicenda processuale rende, definitivamente, quella tanto auspicata Giustizia ad una odiosa ed esecrabile condotta truffaldina perpetrata sull’immane tragedia patita dalla famiglia Marra.