Grisolia :: La crisi della Cultura nella crisi economica.

GRISOLIA :: 28/09/2011 :: La crisi economica mondiale investe tutti i settori della vita umana, in momenti difficili come questo è naturale che le persone cerchino di tagliare il più possibile, soprattutto il superfluo. Così finché perdurerà questo senso di incertezza economica sarà normale registrare diminuzioni dei consumi e particolarmente di quelli relativi a beni non di prima necessità.

Ovviamente ad un comportamento simile a quello del consumatore tipo è chiamata anche la politica che è costretta ai ben noti tagli le cui cifre giornali e televisioni snocciolano ogni giorno. Veniamo ora al problema: fare politica significa principalmente operare delle scelte e scegliendo i settori sui quali operare tagli si può sbagliare, siamo tutti umani.

Stiamo assistendo in questo momento in Italia ad uno spettacolo allarmante: la classe politica, a tutti i livelli, opera tagli secondo una scala di valori predefinita e quasi indiscutibile, che vede come vittima designata dei minori finanziamenti la cultura nel suo duplice significato di formazione individuale e di identificativo antropologico di una società. Ed è qui che voglio focalizzare la mia attenzione: è possibile che nel 2011 si possa considerare la Cultura un servizio superfluo? A quanto pare duecentomila anni di storia e preistoria non ci hanno insegnato nulla.

Quello che si sta verificando in questo periodo è di fatto una anomalia storica mai verificatasi nella storia dell’uomo: anche in età proverbialmente di crisi, come ad esempio il medioevo occidentale, sopravvivevano piccole isole culturali, le abbazie, che avevano il duplice compito di formare il pensiero occidentale e di preservarne la storia, gli usi, i costumi, in una parola le tradizioni.

Ciò che sta avvenendo in Italia oggigiorno, invece, è la negazione dell’atavico bisogno dell’uomo di tramandare il suo sapere, è il riaffiorare di un comportamento animalesco incentrato sulla ricerca di soddisfare bisogni immediati e nel contempo, forse, superflui. Se le scelte personali sono difficilmente controllabili – è impossibile riuscire a convincere un adolescente che un libro è meno superfluo di uno smartphone – le scelte politiche devono essere effettuate con una cognizione ben superiore.

Di fatto, però, assistiamo giornalmente ad enti locali che nella loro necessità di fare tagli al loro bilancio affondano la mannaia cominciando proprio con i fondi che l’anno prima avevano destinato alla Cultura, ad edifici storici che vengono lasciati al degrado, ad artefatti che cadono progressivamente nell’oblio.

Questa situazione innesca inevitabilmente un circolo vizioso in cui il bisogno di cultura diventa sempre più flebile e secondario rispetto ad altri bisogni.

Per questo oggi chiedo prima a me stesso e poi a tutta la classe politica di una Regione come la Calabria, che proprio in un tempo di crisi come il medioevo ha espresso alcune delle sue esperienze culturali migliori – Cassiodoro e Gioacchino da Fiore tanto per citare i due estremi temporali -, di impiegare tutte le energie possibili per far sì che nella gerarchia dei valori economici della politica la Cultura e le culture riconquistino il posto di rilievo che anche il più modesto dei progetti di sviluppo deve necessariamente prevedere.

Solo nobilitando anche economicamente la Cultura potremo porre un argine serio e credibile ai problemi ancestrali della nostra terra.

Infatti con la cultura si rende il substrato sociale meno influenzabile dall’influenza mafiosa; con la cultura si attirano i turisti; con la cultura si dà speranza e lavoro. Ricordiamolo tutti quando saremo costretti a far quadrare i bilanci.

Francesco Papa

Consigliere Comunale
con delega alla Cultura
Comune di Grisolia

Consigliere della Comunità
Montana dell’Alto Tirreno
Appennino Paolano