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Morra su operazione Sistema: “Al sindaco Manna subentra la sorella di un arrestato”. (VIDEO)

"Vorrei che tutti capissero che la prima emergenza è quella legata alla penetrazione del potere mafioso nella società civile. Mi ha fatto tristezza che moltissimi siano state vittime di usura, intimidazioni e violenze".

RENDE :: 02/09/2022 :: “Io sono nato libero e vorrei che tutti combattessimo per esserlo tutti”. In un video sulla sua pagina Facebook il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Nicola Morra, che ritiene necessaria una commissione d’accesso sia al Comune di Rende che a Cosenza. Un lungo commento all’operazione che vede indagate 254 persone, 202 attinte dalle misure, ma soprattutto “ci sono alcuni elementi che fanno capire quanto sia pervasiva l’azione della ‘ndrangheta su una provincia, quella di Cosenza, che si riteneva fosse “un’isola felice” ed invece non è esente da certi problemi ed è piena di ‘ndrangheta, che agisce con il colletto abbottonato e la cravatta. Una ‘ndrangheta che si presenta nelle vesti di un avvocato, imprenditore o amministratore pubblico”. Il riferimento di Morra è al sindaco di Rende e ai due assessori.

“Voglio essere chiaro – commenta il senatore in un video su Facebook – perché dobbiamo far sapere come opera la ‘ndrangheta e come alcuni, concedano di infiltrarsi, colonizzare e prendere il controllo di ogni forma di attività del territorio”.

Nicola Morra nella diretta fa una precisazione: “In conferenza stampa il dott. Gratteri è stato più volte ironico sul fatto di dover organizzare conferenze stampa in cui si dica tutto, tranne che il contenuto dell’operazione condotta. Questo grazie alla legge Cartabia votata e approvata dal Governo Draghi. Nelle conferenze stampa che normalmente accompagnano la conclusione di un’operazione, non si può entrare nel merito perché bisogna tutelare la privacy dei soggetti coinvolti. Quindi i partecipanti non hanno detto alcunché nel merito se non in termini generali. Questo fa capire cosa sta diventando la giustizia in Italia”.

“Tornando all’operazione – prosegue Morra – si è dimostrata la promiscuità tra ambienti politici, imprenditoriali e criminali della ‘ndrangheta presente a Cosenza e Rende. Il settore del gaming, il gioco d’azzardo, le slot; si aprono circoli, club e luoghi nei quali trovi (ogni tanto nascosta al pubblico) un angolo con le macchinette dove i tuoi amici, i tuoi vicini di casa, giocano l’anima perché illusi di vincere, diventando azzardopatici. Poi perdono, chiedono denaro ed è qui che finiscono in mano agli usurai”.

“L’usura non la denuncia nessuno – prosegue Morra – ma dall’operazione emerge un numero impressionante di soggetti che prestavano denaro praticando esercizio abusivo del credito. Ma è possibile che nessuno del circuito del credito ufficiale si è mai accorto della schiavitù di chi si rivolge agli usurai? Altro quadro è quello del riciclaggio, con il sequestro di beni per 72 milioni. Se noi combattessimo la criminalità organizzata i soldi del Pnrr non avremmo dovuto neanche chiederli all’UE ma li avremmo presi dalla ‘ndrangheta. Oggi nel cosentino, da zero, un imprenditore ha accumulato un patrimonio di 37 milioni di euro in 5 anni. Un impero. La Dda ha fatto emergere il tutto”.