fbpx

Aiello Calabro :: Crocifisso: la replica del Sindaco Iacucci.

AIELLO CALABRO :: 21/11/2009 :: “Non mi pare sia proprio il caso di “sbandierare il crocefisso” per scatenare guerre di religione o, peggio, per alimentare clericalismi politici interessati da parte di improvvisati e improbabili crociati, atei o credenti che siano”. E’ quanto afferma il sindaco di Aiello Calabro, Franco Iacucci, in risposta all’Uaar (Unione Atei ed Agnostici razionalisti) di Cosenza che lo ha accusato di istigazione alla violazione della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea, all’indomani della sua presa di posizione a favore dell’esposizione del crocifisso nelle scuole e nelle sedi istituzionali del proprio comune.

“La mia –prosegue Iacucci- non voleva e non vuole essere né una crociata ideologica né l’istigazione alla violazione di una legge, ma una serena e ferma difesa di una tradizione inalienabile che appartiene al sentimento laico della religiosità popolare della nostra regione, del nostro Paese e dell’intera Europa”.

“Quell’uomo inchiodato e morto sulla croce –prosegue il sindaco di Aiello Calabro- rappresenta, infatti, un fatto storico realmente accaduto. uno “scandalo”, sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione.

E’ un’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Per alcuni, come per Dostoevskij, è il figlio di Dio morto per gli uomini e che, come tale, non offende nessuno, purché ovviamente non si voglia inculcare a forza o subdolamente questa fede a chi non la condivide.

Per altri, come per Tolstoj o per Gandhi che non credevano alla sua divinità ma lo consideravano un simbolo, un volto universale dell’umanità, della sofferenza e della carità che la riscatta.

Per altri ancora quel crocifisso è avvolto dalla “pietas” dei sentimenti di generazioni.

Altri ancora possono essere del tutto indifferenti, ma difficilmente offesi.

Il laico Piero Calamandrei propose addirittura di affiggerlo nei tribunali non alle spalle ma davanti ai giudici, perché ricordasse loro le sofferenze e le ingiustizie inflitte ogni giorno a tanti innocenti Ciascuno di noi, non importa se laico o credente, si porta dentro l’impronta fortemente marcata del volto di Cristo”.

“Difendere la presenza di questo simbolo nelle scuole e in tutte le sedi istituzionali del mio comune ha significato, appunto –continua il Primo Cittadino di Aiello Calabro- difendere questi valori universali, che appartengono alla nostra cultura, alla nostra storia e alla nostra tradizione e che esaltano il valore della persona umana, della sua dignità, della sua libertà e della sua laicità. E che pertanto, come tali, non offendono nessuno. Sostenere il contrario sarebbe un po’ come andare a vivere in Egitto e pretendere non solo o non tanto la piena libertà di esprimere e praticare i propri convincimenti religiosi, ma chiedere anche che siano tolti i simboli dell’Islam da tutti i pubblici uffici egiziani in quanto in quei simboli non ci si riconosce”.

“La difesa della laicità, cari amici dell’Uarr -conclude Franco Iacucci- esige, a mio parere, ben altre e più urgenti misure: primo tra tutti il rifiuto di finanziare le scuole private, cattoliche o no, e di parificarle a quella pubblica, come esortava anche il cattolicissimo e laicissimo Arturo Carlo Jemolo”.