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Angolo tecnico :: Rifiuti solidi Urbani: fra emergenza ed educazione sociale.

ANGOLO TECNICO :: 05/01/2009 :: Sempre alto rimane in questi  mesi l’interesse per le scelte tecnico-politiche riguardanti la gestione dei rifiuti solidi urbani. Giornali e telegiornali, newsletters e blog continuano a produrre una gran mole di informazioni su questo problema, che per altro in questa sede è già stato dibattuto.

Un importante contributo, soprattutto per il tirreno cosentino, è sicuramente dato dagli ambientalisti del “Forum Ambientalista”, che innalzando la qualità della discussione propongono interessanti soluzioni a lungo termine, ispirati da esperti di fama internazionale, quali il prof. Connet, molto noto in Italia grazie, soprattutto, a Beppe Grillo.

Sulle pagine di calnews, poi riprese dai quotidiani locali, gli ambientalisti del Forum denunciano fortemente la legislazione Italiana ed Europea, le cattive pratiche industriali, la mala gestione dei rifiuti, l’inadeguatezza dei controlli sulla provenienza e la prevaricatrice azione dannosa del commissario all’emergenza rifiuti.Il prof. Connet, spesso richiamato, esprime concetti che ogni persona di buon senso non può che condividere, in quanto rappresentano la stella polare che noi cittadini e i nostri nocchieri al potere dovremmo continuamente puntare. Le nostre mani, infatti, rappresentano sicuramente i migliori e più economici impianti di selezione e bisogna fare di tutto affinché noi cittadini prendiamo atto di questo, attraverso campagne di informazione, comunicazione, educazione. Si dovrebbe iniziare dalla scuola dell’infanzia per far crescere una coscienza civile. A pensarci bene, infatti, un risultato è stato anche ottenuto: la notevole riduzione delle cartacce a terra. Fino a qualche anno fa, infatti, era normale gettare carte, cartoni, bicchieri di plastica, bottiglie a terra, e chi faceva 20 m per andarle a buttare nei cestini veniva spesso deriso e comunque additato. Oggi è il contrario. Ma ci sono voluti anni, tanti anni, per far capire prima ai genitori, che sono intanto diventati nonni, poi ai figli, che sono diventati genitori e, infine, alle nuove generazioni che buttare le carte a terra è una cosa che non si deve fare. Ho paura che per la raccolta differenziata sarà la stessa cosa, almeno qui al Sud Italia.I dati ufficiali, infatti, non lasciano molte speranze: nell’anno 2006 nel solo Sud Italia sono state 10 556 819 le tonnellate di RSU prodotte e di queste 1 078 000 sono state differenziate, circa il 10% (fonte: ISPRA, ex APAT, Rapporto rifiuti 2007). C’è solo da far notare che il Sud Italia per questo è abbondantemente fuori legge in quanto il codice dell’ambiente, D.L.vo 152/06, prevedeva che entro dicembre del 2006, il 50 % dei rifiuti sarebbe dovuto essere differenziato. Neanche il ritmo di crescita è confortante, in quanto nel 2003 differenziavamo il 6.7% e da allora siamo cresciuti circa dell’1% l’anno.Questa è la fotografia dinamica del passato. E’ possibile, quindi, ragionare solo sui tempi lunghi, oppure mentre le strategie di comunicazione ed educazione iniziano a far breccia nei cuori e nelle menti dei cittadini e degli amministratori è auspicabile, anzi necessario, provvedere a una diversa soluzione? Oppure dobbiamo accettare il rischio di rimanere sommersi dai rifiuti come in Campania?A riguardo c’è da notare che le “eco balle” prodotte in Campania erano poco “eco” e molto “balle” in quanto pare che fossero agglomerati tossici e, come tali, non potevano essere usate come combustibile da rifiuto. La lunga operazione di smaltimento che si sta facendo al Nord Italia e in Germania, infatti, riguarda proprio la riapertura, controllo, selezione e, eventualmente, termodistruzione della balla.L’impianto di Santa Maria del Cedro non ha nulla a che vedere con questo.Come già ampiamente descritto nei miei contributi del 7 e del 22 settembre 2008, l’impianto è una cosa diversa.  I rifiuti, infatti, saranno triturati e poi stabilizzati per renderli non inquinanti e successivamente chiusi in “balle”di plastica che potranno definirsi, queste si, “ecoballe” e avviate alla termovalorizzazione a Gioia Tauro. Non sarà, poi, un mega impianto in quanto composto da 8 celle da 500 mc di volume ciascuna. Tenendo conto che  500 mc equivalgono, in peso, a circa 160 t di rifiuti non compattati è immediato verificare che in 312 giorni di funzionamento all’anno (dichiarati in progetto) e considerando 8 giorni necessari per il carico, scarico e stabilizzazione del rifiuto in ciascuna cella, si otterranno 50 000 t circa di rifiuto trattato annualmente, che rappresenta la minima quantità per garantire l’efficienza ed efficacia di funzionamento e anche appena sufficiente per soddisfare la richiesta del nostro comprensorio.

Si potrà discutere sull’opportunità politica di farlo, ma dal punto di vista tecnico-ambientale è, allo stato attuale, fra i più sicuri ed efficaci e ben fanno gli amministratori a perseguire l’obbiettivo di poterlo gestire e controllare.

La strategia del lungo termine non può essere disgiunta dalla soluzione dei problemi attuali che a loro volta non può oscurare l’obbiettivo finale. Ben vengano, allora, gli appelli al cambiamento dello stile di vita e dei consumi, alla ricerca di ciò che è meno inquinante. Ma non si può non tenere conto che attualmente e nel breve-medio periodo la tipologia di produzione industriale, spalleggiata dalla legislazione, favorisce il consumo di risorse piuttosto che il riuso e quindi favorisce la produzione di rifiuti che, in qualche modo, dobbiamo smaltire.Sta a noi cittadini, quindi, imporre un nuovo modo di immaginare la nostra vita.

Sta a noi cittadini ridurre, o meglio, modificare la tipologia di consumi. Se il legislatore è sordo, conti
nuiamo a gridare da una parte ma a comportarci noi per primi meglio dall’altra. Iniziamo a imporre alle ditte produttrici, attraverso la scelta oculata dei prodotti, una modificazione delle strategie di marketing.
Sogno un mondo in cui ritorni il vuoto a rendere, in cui si vada al supermercato con un contenitore per sapone liquido che si riempie“spinandolo” come la birra.

Sogno un mondo in cui la pasta, i fagioli, i ceci, le lenticchie possano essere prelevate direttamente da un sacco in juta.Sogno un mondo in cui non c’è bisogno di 1 mc di carta, plastica, polistirolo, etc. per imballare un telefonino.Il mondo che sogno è a metà fra i flebili ricordi dell’infanzia e l’astrazione mentale per il futuro, ma è un mondo che spero di riuscire a lasciare, se non ai miei figli, almeno ai miei nipoti.

Giuseppe Maradei