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Belvedere Marittimo :: Casa di cura Tricarico: le inadempienze della regione.

BELVEDERE MARITTIMO :: 23/08/2011 :: La compagnia aerea Trawel Fly e gli Ospedali Riuniti di Bergamo hanno sottoscritto, di recente, una convenzione che garantisce tariffe ridotte del 25% sui voli a chi sceglie di curarsi nel nosocomio bergamasco; c’è da osservare che la Trawel Fly collega l’aeroporto di Bergamo con i maggiori scali del Sud Italia, tra i quali Reggio Calabria e Lamezia Terme.


Non è un caso che tali intese commerciali si sviluppino coinvolgendo ospedali del Nord e pazienti del Sud: ogni anno circa 1 milione di persone emigra dal Mezzogiorno nel Nord della Penisola, in cerca di una rete di assistenza funzionante ed efficiente.
E allora, perché penalizzare quelle Case di cura, come la Tricarico di Belvedere Marittimo, che, compensando la migrazione passiva, attraggono in Calabria pazienti da fuori regione?
La Casa di cura Tricarico nel corso del 2010, nonostante il budget assegnato sia stato ridotto di 4 milioni, pari al 30%, ha continuato a ricoverare pazienti provenienti dalla Basilicata, dalla Sicilia, dalla Campania, dalla Puglia, dal Lazio, di recente anche dalla Lombardia per un intervento  su un paziente affetto da sclerosi multipla.
Ma ciò che è ancora più grave, per gli equilibri finanziari delle strutture accreditate, è il ritardo con il quale vengono loro erogate, dalla regione Calabria, le risorse spettanti.
La Casa di cura Tricarico, al 30 luglio del 2011, a fronte di una produzione di 9 milioni ha incassato solo 1.700.000 euro con cui sono state pagate due mensilità ai lavoratori dipendenti.
Oltre a ciò la Casa di cura vanta un credito di 7 milioni di euro relativo al servizio di Pronto soccorso effettuato negli ultimi 5 anni (2006-2010) e ulteriori 4 milioni di conguagli afferenti il triennio 2007-2009.
Se infine si considera che la Casa di cura ha in corso, nei confronti dell’ ASP, cause per recupero crediti del valore di oltre 40 milioni di euro, riferiti ad anni precedenti il 2005, si comprendono agevolmente le difficoltà in cui si dibatte la proprietà e i ritardi con cui vengono corrisposti gli emolumenti al personale dipendente.

Alla luce di questi dati inconfutabili, appare infondata l’affermazione del senatore Musi, apparsa su alcuni quotidiani locali nei giorni scorsi, circa “le ingenti somme che l’azienda provinciale avrebbe liquidato a beneficio della struttura”. Stupisce ancora di più che il Commissario regionale del PD si rivolga alla Giunta regionale non per sollecitare la liquidazione alle case di cura delle mensilità arretrate, come giustamente chiedono i sindaci di Belvedere, Diamante, Sangineto, Bonifati, ma per verificare “la sussistenza dei requisiti previsti per la stipula delle convenzioni a partire dalla piena applicazione del contratto di lavoro”.
Premesso che verificare periodicamente i requisiti delle strutture accreditate è quanto mai opportuno, occorre far notare che non c’è cittadino calabrese che non riconosca alla Casa di cura Tricarico il possesso di requisiti di eccellenza, non solo dal punto di vista strutturale o relativi ai servizi “alberghieri”, ma anche afferenti le attrezzature e la professionalità del personale al quale, soprattutto a quello sanitario, vengono riconosciuti emolumenti ben più elevati di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
Noi pensiamo che il Commissario regionale del PD sia in perfetta buona fede e sinceramente preoccupato dello stato di precarietà in cui vivono i lavoratori della Casa di cura Tricarico. Riteniamo, però, che occorra maggiore tutela nell’esprimere giudizi tanto impegnativi, altrimenti si finisce con l’essere smentiti dalle stesse Amministrazioni locali; i giudizi del commissario PD, per la loro gravità non aiutano a superare il difficile momento ma rischiano di provocare confusione e rassegnazione tra quanti, Sindaci e Organizzazioni sindacali in primo luogo, sono impegnati a garantire il futuro dell’Azienda dal quale dipende non solo il destino di 200 dipendenti e delle loro famiglie, ma anche la qualità del servizio sanitario regionale.