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Belvedere Marittimo :: Successo per la relazione del giovane criminologo Luca Fortunato al XXV Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia.

BELVEDERE MARITTIMO :: 12/10/2011 :: Nei giorni scorsi a Como si è svolta la XXV edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia, dedicato al tema: “Trattamento ed intervento criminologico nel territorio – Attualità e prospettive” al quale ha preso parte anche il giovane criminologo di Belvedere Marittimo, Dottor Luca Fortunato, che coadiuvato dalla Dottoressa Francesca De Rinaldis, psicologa e criminologa, ha presentato la relazione dal titolo “Affettività, carcere e territorio”.

Tra incontri, dibattiti e presentazioni di studi riguardanti l’intervento criminologico all’interno dei penitenziari, il Dottor Fortunato nella suggestiva cornice Lombarda ha affermato che: “Il carcere è il luogo della reclusione dell’individuo. Il carcere è un’esperienza esclusiva che ha come soggetto principale il tempo. Il tempo non può scorrere dimenticato tra inferriate e muri perimetrali al solo fine di scandire i giorni, i mesi e gli anni di una stasi. Il tempo anche in carcere è inevitabilmente scalfito da sensazioni e passioni e dal bisogno dell’affettività relazionale.

Il carcere non può negare l’affettività in quanto questa può favorire l’esercizio relazionale del detenuto. La mancanza di sessualità nelle carceri è un trattamento repressivo per la sfera individuale che funge da mutilazione per la reintegrazione del detenuto nella società. La mancata possibilità per i detenuti di vivere l’amore è l’ulteriore prezzo che questi dovranno pagare per i reati che hanno commesso.

Ognuno reagisce in modo diverso alla preclusione sessuale; c’è chi cerca di dimenticarlo, mentre altri lo mettono al di sopra di tutto avendo urgenza di avere un rapporto perché la tensione sessuale incombe sempre maggiore”. Vari sono gli interrogativi che emergono dalla presentazione del lavoro. “Le stanze dell’amore e la possibilità di sperimentare o di continuare il rapporto affettivo dei detenuti non sono l’unico problema che il legislatore si troverebbe ad affrontare.

Chi ha diritto a fare l’amore? Solo chi ha già una relazione stabile? E gli altri dovranno subire un’ulteriore discredito dalla società dei liberi? Il carcere e l’amore si scontrano ancora con i problemi di sicurezza ed intimità. L’intimità non può essere consumata con l’oppressione di una guardia che aspetta, con il tempo che scandisce la fisiologia dell’evento”.