Catanzaro :: Fernando Pignataro (Sel): Fondi Ue…..Calabria malato grave!

CATANZARO :: 28/05/2013 :: Ai piani alti della Commissione Ue, negli uffici dove si smista e controlla il tesoro dei fondi comunitari, la Calabria è definita un «evidente caso di limitata capacità amministrativa».  In Calabria tutto si combina perchè gli sforzi producano magri risultati, «l’autorità responsabile per l’audit non fa bene il lavoro, quella di gestione lo fa solo in parte, molti beneficiari non sono in grado di realizzare correttamente i progetti».

Non sorprende che Bruxelles, dopo aver studiato le carte, sia spesso costretta a bloccare i rimborsi allo Stato, che i denari li ha anticipati. Sarebbero soldi facili, sulla carta. Ci spettano e non arrivano, in tempo di crisi è un disastro, non c’è nemmeno il falso alibi della frode. Sono solo errori. Errori burocratici e operativi.

Il risultato è che, stando all’ultimo conteggio, l’assegno comunitario che spetta all’Italia e che l’Italia non incassa è di 587 milioni: metà del necessario per rifinanziare la cassa integrazione. Nell’ambito del programma di interventi strutturali con cui l’Ue sostiene gli stati è una somma ridotta, eppure costituisce al contempo un indice di spreco e uno di cattiva grazia amministrativa, in breve lo specchio di ciò che da noi non va. «E’ una burocrazia farraginosa», riassumono a Bruxelles, un sistema che fatica a progettare, investire e persino a farsi pagare, «vittima di sé stessa più che del malaffare».

I numeri sono grigi, pur se qualcosa sta cambiando. Nel novembre 2011, al decollo del governo Monti con Fabrizio Barca al Ministero per la coesione sociale, le nostre Regioni avevano consumato il 18% degli stanziamenti Ue per il periodo 2007-13 (53,6 miliardi). A marzo, siamo saliti al 40%. Di qui al 2015, termine ultimo per usufruire degli assegni a dodici stelle, dobbiamo riuscire a spendere altri 16,5 miliardi. Si può fare, anche se a Bruxelles si stima che un terzo della posta potrebbe non avere ancora una via di aggiudicazione precisa.

«L’Italia ha compiuto concreti progressi nell’ultimo anno – assicura il commissario per le politiche regionali, l’austriaco Johannes Hahn, al solito disponibile e cooperativo -, è riuscita a prendere di petto i problemi e spendere questi importanti fondi, vitali come leva economica per invertire il ciclo e combattere la disoccupazione». Il tasso di assorbimento in regioni come la Puglia e la Basilicata, stimano fonti europee, è quasi in linea con la media continentale. Campania e Calabria permangono invece in difficoltà. «La Sicilia è più forte – assicurano i tecnici -, ma soffre il ciclo politico e la lentezza del cambiamento».

Fra interrotti e sospesi, i soldi europei che l’Italia non riceve sono appunto 587 milioni e una grande parte fa capo proprio al programma operativo regionale Calabrese. E se prendessimo esempio dai nostri vicini di casa pugliesi? Così commentava l’agenzia di stampa Ansa qualche giorno fa: “CRESCE RITMO SPESA ITALIA FONDI UE, MA QUART’ULTIMA”.

Unica eccezione e’ la Puglia, che ha raggiunto il 42,79%. Secondo gli ultimi dati disponibili infatti, se la media europea e’ del 51,82%, quella dell’Italia e’ del 40,04% e peggio fanno solo la Repubblica ceca (39,28%), la Bulgaria (38,77%) e la Romania, maglia nera in assoluto col 25,33%. In testa alla classifica si trova l’Estonia col 69,49%, seguita da Irlanda (67,56%) e Portogallo (67,23%). La Germania ha gia’ speso il 60,10%, la Spagna il 58,69%, l’Olanda il 53,69%, la Gran Bretagna il 52,57% e la Francia il 51,44%.

Questo significa che se il lavoro dell’ex ministro Fabrizio Barca ha impresso un’accelerata alla capacita’ di spesa del Belpaese (nel 2011 era uno dei fanalini di coda, col 18% di spesa rispetto ad una media Ue del 30), la strada che sta di fronte al nuovo inquilino del dicastero della Coesione territoriale Carlo Trigilia e’ ancora molta. Sono infatti 31 i miliardi di euro di cofinanziamento (dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo) che devono essere ancora spesi da qui al 2015, salvo andare persi.

Ora, e per concludere, è chiaro a tutti che ci giochiamo con una seria progettazione e un’altrettanto capacità di spesa dei fondi comunitari restanti del Programma operativo 2007-2013 e delle risorse ulteriori e successive il futuro della nostra regione, la possibilità di crescita e di un nuovo assetto produttivo, l’aumento dei livelli relazionali e commerciali delle nostre imprese, l’indice di export e una maggiore coesione sociale, una migliore vivibilità del nostro territorio, una crescita dell’offerta formativa e culturale.

Ma permane, e non può essere diversamente, una preoccupazione sulla tenuta e sulla capacità politica. Incompetenza, inadeguatezza e totale incapacità di programmare, insieme all’assenza assoluta di un’idea di regione e di ruolo del territorio, hanno caratterizzato la Giunta di Scopelliti. Annunci tanti, propaganda ancora di più, ma un disastro  su tutti i settori vitali in cui è concentrata la spesa ordinaria : trasporti, sanità, formazione; e se si può ancora peggio sulle strategie e l’utilizzo delle risorse straordinarie, senza l’appello o la giustificazione di governi avversi politicamente.

Ma nemmeno il centrosinistra può continuare a guardare lo spreco e i ritardi, o limitarsi ad una opposizione istituzionale (poca e inefficace, a dir la verità!). C’è bisogno, per evitare di perdere il treno delle opportunità europee di un salto di qualità immediato, rilanciando un progetto di sviluppo e creando lotta e movimento per sostenere le battaglie istituzionali. Solo così e senza perdere tempo e occasioni si può e si deve costruire l’alternativa e le condizioni per una Calabria migliore.