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Catanzaro :: Why Not: Loiero assolto, 8 condanne e 34 assolti,rinvio a giudizio per 27.

CATANZARO :: 03/03/2010 :: Dopo tre anni di indagine e cinque mesi di udienze arriva a sentenza l'inchiesta Why Not sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici, che ha fatto registrare colpi di scena con il coinvolgimento di esponenti politici nazionali e lo scontro tra i magistrati delle Procure di Catanzaro e Salerno. E la sentenza di primo grado pone fine al ''calvario'' del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, che e' stato assolto.

E nell'apprendere della sua assoluzione, Loiero e' visibilmente soddisfatto perche', ha detto, ''sapevo di essere innocente ma e' bello sentirselo dire da un magistrato terzo, dopo due anni di difficolta' e di sofferenze. Un calvario indicibile. Nel corso di questa inchiesta, oggi azzerata dal Gup per la grandissima parte degli indagati, oltre a essere stato costretto a vivere in un clima di gogna permanente, ho subito intercettazioni e anche una perquisizione di fronte alla mia famiglia che ricordo come una delle cose piu' umilianti e anche un po' strazianti della mia vita''. Nel processo con rito abbreviato, chiesto da 42 indagati, il giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, ha condannato otto imputati a pene dai quattro mesi ai due anni di reclusione ed ha assolto i restanti 34, tra cui lo stesso presidente Loiero ed il suo predecessore Giuseppe Chiaravalloti. Al termine della requisitoria la Procura generale di Catanzaro aveva chiesto la con
danna di 22 imputati a pene dai sei mesi a quattro anni e sei mesi e 20 assoluzioni. Nella sentenza il giudice ha escluso l'esistenza di una associazione per delinquere, mentre le condanne hanno riguardato il solo reato di abuso d'ufficio. La condanna maggiore, a due anni di reclusione per il reato di abuso, e' stata inflitta all'imprenditore ed ex leader della Compagnia delle Opere della Calabria, Antonio Saladino, principale imputato del processo. Prima di esprimere un giudizio complessivo, i sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla attendono di conoscere le motivazioni della sentenza. ''La sentenza del gup – hanno detto – e' molto articolata e ci sono cose che condividiamo ed altre no. In fondo e' stata riconosciuta la ricostruzione giuridica che abbiamo fatto per quanto riguarda i reati di abuso d'ufficio. Non e' facile dare una lettura generalizzata perche' poi il giudice non ha riconosciuto l'associazione, che era la parte piu' rilevante del processo''. Nell'udienza preliminare, invece, il giudice ha rinviato a giudizio 27 indagati ed ha prosciolto i restanti 28. La Procura generale aveva chiesto che venissero processati 47 indagati ed il proscioglimento degli altri otto. Tra coloro per i quali e' stato disposto il giudizio ci sono anche cinque esponenti politici, il consigliere regionale del Pdl, Francesco Morelli, gli ex assessori regionali Ennio Morrone, Dionisio Gallo e Domenico Basile, ed il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Nicola Adamo, e la principale teste dell'accusa, Caterina Merante. Nell'inchiesta Why Not, avviata dall'ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris, ora parlamentare europeo di Italia dei Valori, erano stati indagati anche l'ex premier Romano Prodi e l'ex Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, entrambi prosciolti nella fase delle indagini preliminari.

Massimo Lapenda