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Cosenza :: LUnione degli universitari si stringe attorno alla famiglia Nisticò.

COSENZA :: 22/12/2009 :: L’Unione degli universitari di Cosenza si stringe attorno al coordinatore Guerino e alla sua famiglia per la tragica morte del padre, del compagno Franco Nisticò. Risuonano ancora le sue parole urlate nella piazza. Determinazione, passione e forza dal discorso di un uomo sempre capace di combattere a testa alta. “Solo la lotta paga”. E ancora  «L’unico ponte da costruire è quello tra le generazioni passate e quelle future» unite da un percorso di lotte condiviso per difendere la nostra terra.

Era contento di vedere giovani come i suoi figli in piazza con lui, orgoglioso di nuove generazioni di calabresi che hanno imparato da persone come lui a non arrendersi, a continuare nella lotta anche quando sembra tutto inutile. Sentiva l’esigenza di parlare ancora una volta da quel palco, come tante volte aveva fatto, e sempre con la stessa forza e intensità. La sua tragica morte ha il peso di un’estrema denuncia, l’ennesima, di tutto ciò contro cui si è sempre battuto:  l’inadeguatezza delle strade, l’inefficienza dei servizi sanitari, la miopia di quella politica con la p minuscola, che pensa ai grandi appalti per sfamare appetiti mafiosi e non a quello che serve realmente ai cittadini. A quello che può salvare la vita dei cittadini.

In Calabria si muore per un calo di pressione. Si muore perché non c’è un’ambulanza attrezzata laddove doveva essere prevista e dove si è rivelata tragicamente necessaria. Ma non può essere una fatalità.

Chi era responsabile della sicurezza della piazza dovrebbe spiegarci perché si è pensato solo ad elicotteri, motovedette, blindati e manganelli invece che all’organizzazione di un presidio sanitario per la durata di tutta la manifestazione. Si è pensato a blindare la città, a far abbassare le saracinesche. Ma l’unica violenza che si è vista è stata quella di una sproporzionata presenza di forze di polizia, rivelatasi non necessaria. Una manifestazione pacifica accolta da una città che si era preparata per chissà quali devastazioni. Siamo noi, invece, che torniamo a casa devastati. Devastati dall’inutilità di poliziotti e carabinieri neanche in grado di fare un cordone per permettere i soccorsi e consentire il passaggio del furgone della polizia improvvisato come ambulanza, assolutamente non attrezzato per il tipo di intervento necessario. 

Suonano amare come una beffa e non fanno che rinnovare il dolore le precisazioni della questura, che vorrebbero far intendere che i soccorsi siano stati pronti ed efficienti. Noi eravamo lì, noi abbiamo assistito impotenti all’ennesima morte assurda di questa nostra terra di Calabria. Questi sono giorni di lutto per tutti,  ma non rimarremo in silenzio ad aspettare false verità, comode per tacitare gli animi.

Quella piazza, unita per dire no al ponte, denu
ncia la colpevole assenza dell’ambulanza che doveva essere in piazza e pretende che siano appurate le responsabilità e venga fatta chiarezza.

Continueremo a combattere, vicini ai nostri compagni Guerino, Roberto ed Enrico, vicini alla famiglia di Franco, come lui stesso ci ha insegnato con le sue azioni e con le sue parole. Sempre.