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Delianuova :: Quale il destino delle Comunità Montane in Calabria?

DELIANUOVA :: 23/03/2011 :: Negli ultimi anni l’attività delle Comunità Montane è stata messa a dura prova dalla volontà dello Stato Italiano di innestare uno snellimento burocratico e amministrativo con il conseguente riordino degli Enti stessi che nella Regione Calabria ha portato alla riduzione del loro numero, da 26 a 20 e i Comuni a loro appartenenti da 303 a 222.

E ancora, la Finanziaria 2010 e la sentenza 326/2010 della Corte Costituzionale ha stabilito la soppressione del concorso dello Stato al finanziamento delle Comunità Montane, attribuendo la loro competenza agli Organi Regionali. Questo vuol dire che la disciplina delle Comunità Montane rientra nella competenza residuale delle Regioni e spetta pertanto a queste ultime in base all’art. 119 della Costituzione, provvedere al loro finanziamento al fine di sopperire alla progressiva riduzione del finanziamento statale relativo ad esse.

L’esistenza di questi organi sovra comunali è stata messa in discussione sin dalla loro nascita negli anni Settanta, infatti in alcune regioni italiane sono state abolite, mentre per quelle ancora attive il futuro non si prospetta molto roseo. I fondi scarseggiano, gli stipendi dei dipendenti tardano ad arrivare, regna quindi una totale incertezza tra tutti. Le comunità montane sono nate come enti territoriali, unioni di comuni con lo scopo di valorizzare le zone montane e con funzioni proprie o attribuite loro dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dall’Unione Europea. La mancanza di finanziamenti rende questi organi incapaci di svolgere i loro compiti riducendoli a mere strutture senza alcuna funzione, anzi un costo inutile per la comunità in generale.

In Calabria girano delle indiscrezioni secondo le quali la Giunta Scopelliti intende sopprimere e liquidare in toto le Comunità Montane calabresi attribuendo funzioni e personale ad un’azienda di nuova istituzione, un’Azienda per la Montagna e la Forestazione. Il provvedimento non è stato ancora vagliato dalle forze politiche ed è in studio. Tuttavia in una nota stampa l’Assessore Regionale dell’Agricoltura Michele Trematerra ha affermato che è necessario mettere ordine nelle competenze degli Enti Regionali che si occupano dello sviluppo e della salvaguardia del territorio montano, rivedere ruoli e funzioni, assicurare il necessario coordinamento per le attività di difesa idro-geologica del territorio montano, valorizzare al meglio le professioni esistenti e realizzare le condizioni strutturali affinché ciascun dipendente possa dispiegare le proprie capacità e competenze.

Alla luce di ciò i dipendenti degli Enti chiedono conferme rispetto alla paventata ipotesi di soppressione delle Comunità montane stesse. In particolare i dipendenti della Comunità Montana del Versante Tirrenico Meridionale con sede a Delianuova hanno inviato una lettera al Governatore Scopelliti, al Presidente del Consiglio Regionale Talarico e all’Onorevole Serra al fine di far presente agli organi competenti lo stato di totale incertezza in cui lavorano e di chiedere il loro tempestivo e serio intervento che possa, come si legge nella lettera «far cessare lo stillicidio di un Ente condannato all’eutanasia, con costi sempre maggiori a carico della collettività. Mantenere in questo stato le Comunità senza una funzione non serve a nessuno: né al bilancio regionale, né alla collettività amministrate, né ai dipendenti». E ancora «Crediamo sia urgente e ineludibile dare risposte certe: se le Comunità Montane hanno una funzione reale sul territorio, è improrogabile provvedere con una soluzione definitiva che assegni competenze e fondi; se non hanno e non possono avere una funzione, l’unico provvedimento consequenziale è la chiusura, e la relativa applicazione dell’istituto della mobilità verso altri Enti oppure l’esodo volontario».

Con la manovra di finanza regionale del 2010 sono stati stanziati 8 milioni di euro per il pagamento di sei mensilità e poco più a favore dei dipendenti. Ad oggi le Comunità Montane Calabresi attendono l’accreditamento della somma di 6 milioni di euro per coprire gli stipendi dell’anno 2010. Nonostante ciò, il personale continua ad assicurare la gestione degli Enti stessi, assumendosi le responsabilità connesse.

È necessario ed ineludibile che gli Organi competenti intervengano con un impegno forte al fine di riordinare un Ente che si trova in uno stato di precarietà da molto tempo e di tutelare la dignità dei lavoratori costretti a ricevere lo stipendio con notevole ritardo. Stabilire una priorità d’intervento acquista oggi una valenza strategica per garantire il minimo necessario di finanziamento per improntare politiche  effettive per uno sviluppo virtuoso e duraturo in montagna ed assicurare la funzionalità operativa dell’Ente.

Maria Teresa Calarco

mariateresa.calarco@calnews.it