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Le bande musicali calabresi da più di un anno senza ristori, intero settore in ginocchio.

È quanto denunciano i musicisti della provincia di Cosenza: «La banda è tradizione nella tradizione, è l’identità di un popolo, è storia popolare della nostra terra che non merita di essere accantonata».

COSENZA :: 07/05/2021 :: La pandemia da Covid-19, che affligge da ormai più di un anno l’intera umanità, oltre a stravolgere le nostre vite e minacciare le certezze più scontate del quotidiano, ha creato danni ingenti al mondo del lavoro mettendo in ginocchio tutto il settore della cultura e della creatività italiana e non solo. Gli artisti sono bloccati, congelati, fino a data da destinarsi.

Che la situazione sia drastica è ben noto a tutti, ma questo non ha comunque fermato governi, azioni di protesta, sindacati (in modi e tempi diversi) a correre in soccorso alle categorie penalizzate, riuscendoci talvolta o, nei peggiori dei casi, alzando comunque un livello di attenzione nei loro confronti. Tra le categorie dell’arte e dello spettacolo, però, è sembrato passare sottotraccia una tradizione tra le più “sentite” e “vissute”, soprattutto nel Sud Italia (e in Calabria), quella delle bande musicali.

Un’accurata analisi  ha portato alla luce le vere realtà musicali bandistiche presenti sull’intero territorio della provincia di Cosenza. A causa della pandemia, tale analisi è avvenuta grazie all’ausilio della telematica, questo modo di operare ha permesso a tanti associati di conoscersi tra di loro e affrontare tematiche inerenti, sia alle problematiche attuali e sia al futuro stravolgimento culturale che si auspica di mettere in atto con un sano spirito di cooperazione.

«Ci siamo persi sicuramente decenni fantastici, – raccontano gli associati – questo lo riscontriamo dallo strano fatto che: “neanche sapevamo dell’esistenza l’una dell’altra”, i decenni passati in “solitaria” hanno portato, fino a poco tempo fa innumerevoli inesattezze sul nostro conto, sul nostro operare, sulla nostra territorialità che talvolta è stata confusa ed accorpata ad altri tentativi distorti definiti culturali».

«Grazie al nostro censimento effettuato in questi mesi, – testimoniano gli associati – abbiamo attestato la presenza sul territorio della provincia di Cosenza di 62 Complessi Musicali Bandistici che hanno tutti i requisiti in regola (burocraticamente e fiscalmente) per operare alla luce del giorno sul territorio stesso».

La provincia di Cosenza è costituita da ben 150 Comuni, la presenza bandistica su questi territori è in media di 2,41 realtà culturali per Comune di appartenenza; per l’esattezza basandoci su di una presenza demografica di 686,694 abitanti nell’intera Provincia, si è “scoperta” una presenza bandistica di 11,076 abitanti.

Da secoli, musicanti (e poi musicisti) accompagnano riti religiosi e civili, intrattenendo la platea e di fatto contribuendo a rendere vive usanze e tradizioni antiche, sviluppando, allo stesso tempo, innovazione e contaminazione. Un’arte figlia di uomini di tempra, che nei secoli scorsi si riunivano tra mille difficoltà per allietare feste o emozionare negli eventi più importanti della nostra umanità sia essi goliardici che luttuosi. Sussulti all’anima e testimonianza perenne dell’essere sempre presenti.

Vito Teti, antropologo calabrese scrive: «… era davvero tutta una corsa quella che vivevano le figure di un universo errante […] non c’era tempo da perdere. I musicanti del mio paese: contadini, braccianti, artigiani, commercianti suonavano fin da piccoli uno strumento e arrotondavano dentro la banda musicale i loro piccoli guadagni. Raggiungevano i luoghi lontani delle feste e dei pellegrinaggi…» (Vito Teti, Maledetto Sud, 2013).

Le Bande musicali, storia d’arte e d’artisti, pura ed essenziale, che negli anni è riuscita a mantenere quello status nobile e umile, capace, però, di essere vicina al cuore della gente. La pandemia, in particolare in Calabria, ha acuito crisi e problematiche che, di fatto le bande già in tempo “pre-Covid” attraversavano. Somma di una società poco interessata e fors’anche di una politica non molto attenta a chi non urla e si “accontenta”. Da più di un anno non si suona, non si fa concertistica e non si ha accesso ad alcun aiuto o ristoro. La situazione sta diventando davvero complicata, e ciò vale sia per le grosse bande sia per quelle più piccole. Le associazioni sopravvivono grazie ai sacrifici personali dei musicisti e dei soci, laddove possibile.

La ripresa dell’attività tarda ad arrivare, eppure si dovrebbero trovare delle soluzioni immediate nel rispetto della sicurezza e delle distanze. I Danni economici, derivati dall’emergenza sanitaria, potrebbero mettere a rischio anche generazioni di allievi, venendo meno ad una delle “mission” principali delle stesse bande: l’inclusione di giovani nel mondo della musica e nel sociale. Grazie all’ambiente bandistico si impara a stare “in comunità”.

Lo scopo primario è l’aiuto reciproco teso al raggiungimento di un unico obiettivo: trasmettere a chi ascolta le proprie emozioni ma soprattutto la propria passione. La musica è in grado di condizionare l’umore di una persona in diverse circostanze e nell’arco della propria vita ha il potere di promuovere la salute fisica e psicologica e anche il benessere. Il suonare insieme, il senso di appartenenza e di condivisione fa in modo che la passione cresca maggiormente.

Nell’ultimo anno la pandemia ha tolto alle bande la possibilità di sentirsi parte di questo mondo sociale che permette di trasmettere attraverso le note la connessione emotiva con la musica stessa.  Le realtà bandistiche, a cui spesso non si attribuisce il giusto valore a livello sociale, sono un meraviglioso punto di ritrovo per anziani, giovani e bambini. Mai come in questo periodo storico, così sofferto sia psicologicamente che fisicamente c’è bisogno della musica. Per questo motivo è necessaria una maggiore attenzione, da parte delle istituzioni, verso una delle tradizioni più belle e autentiche della Calabria, che rischia di uscire menomata da questa situazione.

«Non sappiamo se effettivamente siamo tanti o siamo pochi; ma per non sbagliarci da oggi in poi cercheremo con ogni mezzo lecito di far valere ogni nostro diritto per rendere questa cultura un punto saldo di ogni comunità, nonché di tutta la Provincia stessa».

La banda è tradizione nella tradizione, è l’identità di un popolo, è una prospettiva diversa e vera della nostra cultura, è storia popolare della nostra terra che non merita di essere accantonata. È fondamentale non perdere queste tradizioni musicali affinché le bande, con il loro background sociale e culturale, continuino a tramandare la musica alle future generazioni.