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Roma :: 4 Novembre mobilitazione nazionale per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan.

ROMA :: 03/11/2009 :: Sono passati 8 anni dai primi bombardamenti su Kabul, gli obiettivi e le strategie di resistenza all’occupazione da parte della Nato rischiano di portare a una crisi che coinvolgerà anche i paesi alleati agli Stati Uniti. Alcuni analisti ed esperti militari, infatti, considerano questa guerra difficile da vincere sul campo. I civili morti in guerra sono 40.000 e la crescita di questi soldati dimenticati non si arresta.

Dunque si scende in piazza per protestare la scelta del ministro della guerra Ignazio La Russa di far rimanere le truppe italiane in Afghanistan almeno altri 5 anni, mentre l’opinione pubblica si convince sempre più che sia essenziale porre fine alla guerra.

Si manifesta per il ritiro delle truppe armate dall’Afghanistan, per il taglio delle spese militari, per rendere omaggio alle centinaia di migliaia di civili morti, e spesso ignoti, in Afghanistan, Iraq e Palestina.

Tempo fa è stata diffusa una notizia del “Times” che ha messo in cattiva luce l’intervento militare italiano in Afghanistan. L’articolo dichiarava che 10 soldati francesi erano stati uccisi a causa di una cattiva azione da parte dell’esercito italiano.

Si scoprì che i servizi segreti italiani avevano pagato, con delle “bustarelle” contenenti decine di migliaia di dollari, i comandanti talebani e signori locali per mantenere le zone tranquille, in particolare nella zona di Herat. In seguito, fonti militari occidentali hanno denunciato l’accaduto, lasciando sbalorditi i servizi segreti statunitensi che hanno verificato le conversazioni telefoniche. Ovviamente, l’ambasciatore statunitense ha protestato i metodi del nostro governo.

Il fatto, successivamente, si è risolto in un’eccessiva colpevolizzazione da parte dei francesi, che a ben vedere si erano trovati ad essere circondati dai talebani in una zona che credevano fosse tranquilla e invece non lo era, incolpando gli italiani, che proprio poco tempo prima erano stati elogiati per i loro progetti di ricostruzione in quel luogo. L’imboscata in cui caddero i francesi costò 10 morti e una ventina di feriti, nonché un difficile e pericoloso recupero da parte di alcune forze speciali americane e la causa, infine, dimostrò essere una mancanza di preparazione da parte dei francesi stessi.  L’altra risoluzione si è tradotta in un’eccessiva non curanza di informare i propri alleati da parte degli italiani. Pagare i gruppi locali, infatti, poteva avere un senso al fine di abbassare il livello di violenza.

Il punto è che spesso il senso drammatico di notizie di questo genere si affacciano all’attenzione della popolazione quando altri militari italiani vengono uccisi e si diffonde, così, il desiderio che queste guerre finiscano una volta per tutte. Quello che vediamo ogni giorno ai telegiornali è il frutto di una guerra che uccide e non guarda in faccia chi ha di fronte, è difficile credere che quegli uomini, giovani lontani dalle loro famiglie, siano lì in “missione di pace”, piuttosto, sembra quasi che, più non riescono ad essere raggiunti gli obiettivi, più Nato e Usa aumentino le loro risorse nello sforzo bellico.

Roma – Piazza Navona – ore 15

 

Alessia Cinti

alessia.cinti@calnews.it