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Roma :: Aggressioni contro gli omosessuali.

ROMA :: 21/10/2009 :: Discriminare una diversità. Aggredire, picchiare un omosessuale perché lo si crede diverso. Da cosa poi? A Roma qualche mese fa un ragazzo omosessuale è stato aggredito e picchiato. Tale gesto è stato ripetuto in diversi paesi italiani. E la discriminazione verso gli omosessuali sta crecendo giorno dopo giorno.

L’omosessualità esiste da sempre, già nell’antica Roma molti imperatori intrattenevano rapporti con ragazzi dello stesso sesso. Perché considerare l’omosessualità qualcosa di diverso e di non giusto. Perché reprimere chi ama il suo stesso sesso. Perché giudicare tutto ciò innaturale? L’omosessualità in alcuni paesi non significa diversità, ma normalità, una normalità che in Italia è lenta da accettare. Molto speso di usa la parola “tolleranza”verso gli omosessuali. Non vanno tollerati, ma accettati come qualcosa di naturale e non di immorale. Non violano nessuna legge. Sono tante le manifestazioni contro l’omofobia, ma sono anche tante le aggressioni che continuano ad esserci, per ignoranza, per paura. La cattiveria della gente porta queste persone, uomini o donne a non vivere bene la loro sessualità a non poter amare e a nascondersi dagli sguardi della gente che ride nel vederli mano nella mano.

Di seguito viene riportata la lettera di Oscar Wilde: con la speranza che apra il cuore della gente.

Mio carissimo ragazzo,

questo è per assicurarti del mio amore immortale,
eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e
il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore
per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina,
che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno ne
lla mia infelici-

tà e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio
dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la cer-
tezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta
e l’ incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo con-
tinuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.
Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato
parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi
rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho
sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero
che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva
infelice. Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di
un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto
tutto quello che puoi fare, parti per l’ Italia e riconquista
la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu,
con quella grazia così strana. Non esporti all’ Inghilterra
per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in
qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessi-
mo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto
sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo
amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione
e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se
il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos’è l’amore
scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla
tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta
che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e
nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tra-
gedia, è perchè la natura di quell’ amore non è stata com-
presa. Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che
mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere
verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Cre-
do sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga
informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che
quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvoca-
ti possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così
potrò comunicare con te.
Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti
costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in In-
ghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale.
Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono
stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa
io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che
il tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire,
voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche
luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di
farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo
a grandi sofferenze ; la lunga giornata in tribunale
mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti
i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspetta-
mi! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo
conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale.

Oscar

Barbara Di Giorno