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Roma :: Terrorismo: in 6 milioni rinunciano alla vacanza “fuori casa”.

ROMA :: 23/12/2016 :: Oltre 7 italiani su 10 provano paura per un possibile attacco terroristico in Italia. Lombardia e Lazio si confermano le aree a maggior rischio di potenziale infiltrazione terroristica. È quanto emerge dall’Italian Terrorism Infiltration Index 2016 ideato dall’Istituto Demoskopika.

Cresce il contagio da paura, alimentato dalla strage dei mercatini di Natale a Berlino e dal recente attentato a Nizza. C’è molta paura di un attacco terroristico in Italia. A pensarlo ben il 75% dei cittadini, giovani in testa, molti dei quali, circa 6 milioni, hanno deciso di rinunciare alle vacanze “fuori casa” di fine anno nelle città italiane o all’estero dopo i recenti attentati terroristici, preferendo le “più sicure” mura domestiche. Insomma, il terrorismo condiziona gradualmente la quotidianità collettiva, a tal punto che, poco più della metà degli italiani (54,1%), pensando alla famiglia, al lavoro e alle vacanze sta cambiando le proprie abitudini.
Lombardia e Lazio si confermano, per il secondo anno consecutivo, le realtà territoriali più “esposte” al terrorismo secondo l’Italian Terrorism Infiltration Index 2016 ideato dall’Istituto Demoskopika che ha tracciato una mappa delle regioni più a rischio potenziale di infiltrazione terroristica sulla base di tre indicatori ritenuti “sensibili”: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in territorio italiano e gli stranieri residenti in Italia provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2016”.

La classifica dell’Italian Terrorism Infiltration Index 2016. A guidare la graduatoria, per il secondo anno consecutivo, la Lombardia, che con un punteggio pari a 10, si conferma l’unica regione italiana a collocarsi nell’area a più alto rischio potenziale di infiltrazione terroristica. È ancora impressa l’ordinanza con cui furono arrestati, lo scorso aprile, sei persone nel triangolo Lecco, Varese, Milano accusate di “partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale”.
A seguire la regione Lazio (6,30 punti), l’Emilia Romagna (3,67 punti) e il Piemonte (3,23 punti). A posizionarsi in un’area dal “rischio intermedio”, il Veneto (2,56), la Campania (2,48) e la Toscana (2,20). Le rimanenti realtà regionali, seppur con perfomance differenti, si sono posizionate nell’area a più basso rischio potenziale di infiltrazione terroristica con un ranking: Trentino Alto Adige (1,60 punti), Liguria (1,50 punti), Calabria (1,03 punti), Marche (0,90 punti), Sardegna (0,86 punti), Friuli Venezia Giulia (0,75 punti), Puglia (0,68 punti), Sicilia (0,56 punti) e Umbria (0,42 punti). In coda si collocano, Abruzzo (0,24 punti),  Molise (0,06 punti) e Basilicata (0,05 punti).

Scenari: Italia in guerra per 7 cittadini su 10. Europa e Italia devono considerarsi in guerra e sotto assedio. Una percezione nutrita dal 75,6% dei cittadini secondo la rilevazione effettuata, all’indomani della strage ai mercatini di Natale nella capitale tedesca, dall’Istituto Demoskopika. Gli episodi di terrorismo alimentano paure, nuove convinzioni e cambiamenti nella quotidianità degli italiani. Oltre il 75% dei cittadini teme attentati, una paura crescente di un attacco terroristico in Italia assolutamente trasversale per le classi di età osservate (giovani, adulti e anziani). Qualche differenza, invece, si nota analizzando l’area territoriale: la paura maggiore sembra essere avvertita al Sud (78,1%) e nelle realtà regionali del Nord Ovest (74,8%).
Inoltre, per 8 individui su 10 del campione (81,6%) occorrono maggiori controlli interni per garantire più sicurezza. Il 60,8% si spinge a ritenere necessaria la chiusura delle frontiere del nostro Paese per non far giungere nuovi immigrati dai paesi a maggiore “vocazione terroristica”.  

Reazioni: terrorismo non cancella la voglia di vacanze per oltre il 30% degli italiani. Il terrorismo sta condizionando lentamente la quotidianità collettiva, a tal punto che, poco più della metà del campione intervistato (54,1%), pensando alla famiglia, al lavoro e alle vacanze non ha esitato ad ammettere un cambiamento delle proprie abitudini ascrivibile al terrorismo. E così, di circa il 40% degli italiani che hanno programmato una vacanza fuori casa, in Italia o all’estero, ben l’11,2%, circa 6 milioni di cittadini, ha fatto marcia indietro rinunciando alla partenza. A cambiare programmi, decidendo di disdire la vacanza fuori casa, sono principalmente i giovani nel 18,5% dei casi. Sul versante opposto, gli italiani che non ci stanno a farsi cambiare le abitudini e le decisioni di viaggio per le festività imminenti superano di poco il 30% del panel intervistato.

Sicurezza: ben 8 mila intercettazioni per “scovare” i potenziali terroristi. Dal 2005 al 2014, il numero dei bersagli, come vengono chiamate in gergo le utenze controllate, autorizzati dalle procure italiane per indagini relative a reati di terrorismo internazionale e interno è stato complessivamente pari a 7.991. Cresce l’attività di “ascolto” nell’ultimo anno: 627 bersagli a fronte dei 481 bersagli del 2013 con un aumento pari al 30,4%.
A livello territoriale, le sezioni terrorismo delle procure operanti nei distretti giudiziari di Lombardia, Lazio e Campania sono risultate le più attive autorizzando complessivamente il 60% del totale delle intercettazioni italiane: 2.740 bersagli in Lombardia (34,3%), 1.124 utenze nel Lazio (14,1%) e 937 bersagli in Campania (11,7%). A seguire la Liguria con 453 intercettazioni (5,7%), il Trentino Alto Adige con 440 bersagli (5,5%), il Veneto con 393 bersagli (4,9%), la Sardegna con 343 bersagli (4,3%), il Piemonte con 306 bersagli (3,8%), la Puglia con 261 bersagli (3,3%) e il Friuli Venezia Giulia con 248 bersagli (3,1%). In coda, sempre per numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ed informatiche si collocano i distretti giudiziari attivi in Umbria con 201 utenze (2,5%), in Emilia Romagna con 181 utenze (2,3%), in Toscana con 153 utenze (1,9%), in Abruzzo con 86 utenze (1,1%), in Sicilia con 78 utenze (1,0%), nelle Marche con 36 utenze (0,5%) e in Calabria con 11 utenze (0,1%).

Radicamento: oltre 195 mila i residenti stranieri provenienti dal top five del terrore. Sono 195 mila gli stranieri residenti in Italia provenienti da Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria, paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2016”: i pachistani rilevati sono 101.784 pari 52,1% del dato complessivo. Rilevante anche la comunità dei nigeriani che, nel 2016, ha toccato quota 77.264 residenti, pari al 39,6% dell’universo monitorato. Meno significativa in termini demografici, senza alcun dubbio, la presenza degli afghani con 8.574 residenti (4,4%), dei siriani con 4.698 persone residenti in Italia (2,4%) e, infine, degli iracheni con 2.959 soggetti pari all’1,5%.
L’analisi per regione, evidenzia che le comunità di iracheni più numerose si sono insediate nel Lazio (659 individui), in Calabria (441 individui), in Trentino Alto Adige (386 individui) e in Puglia (356 individui). I pachistani sono maggiormente presenti in Lombardia (37.948 individui), in Emilia Romagna (21.149 individui), in Trentino Alto Adige (5.870 individui), in Toscana (5.715 individui) e in Campania (5.054 individui). L’analisi demografica fa emergere, inoltre, che la maggiore presenza di nigeriani si registra in Veneto con 13.332 residenti, in Emilia Romagna (12.042 individui), in Lombardia (10.136 individui) e in Piemonte (8.289 individui). E, ancora, la comunità siriana è maggiormente presente in Lombardia (2.099 individui), nel Lazio (899 individui) mentre gli afghani, infine, hanno scelto come regioni prioritarie dove risiedere il Lazio (2.344 individui), la Puglia (739 individui), la Calabria (702 individui) e la Sicilia (698 individui).

Attacchi terroristici: 60 eventi in Italia nell’ultimo decennio. Sono 59 gli attacchi terroristici avvenuti in Italia negli ultimi 10 anni, inclusi nel Global Terrorism Database secondo tre criteri ben precisi: l’atto terroristico persegue un obiettivo politico, economico, religioso o sociale; al di là delle vittime dirette dell’attentato, gli autori dell’attacco devono avere l’obiettivo di raggiungere con il loro gesto una platea più ampia di destinatari dell’intimidazione; e, infine, l’azione deve essere classificabile al di fuori delle tradizionali attività di guerra. Dall’analisi dell’Istituto Demoskopika emerge che, a livello territoriale, la regione che ha subìto il maggior numero di attacchi terroristici nell’arco temporale considerato è stato il Lazio con 15 episodi pari ad oltre il 25,4% del totale, la Lombardia con 11 eventi (18,6%) e il Piemonte con 8 eventi (13,6%).  Seguono la Toscana con 5 episodi terroristici monitorati (8,5%),  l’Emilia Romagna con 4 episodi (6,8%), Calabria, Veneto e Liguria con 3 episodi per ciascuna realtà territoriale (5,1%), Campania e Trentino Alto Adige con 2 eventi “a testa” (3,4%) e, infine Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Marche con un episodio rilevato dal Global Terrorism Database in ciascuna area (1,7%).  

Nota metodologica. L’Italian Terrorism Infiltration Index 2016 ha lo scopo di tracciare un mappa del rischio potenziale di infiltrazione terroristica nelle regioni italiane. Sono state individuate alcune variabili ritenute “sensibili” per il raggiungimento dell’obiettivo: il numero delle intercettazioni autorizzate dalle procure italiane operanti nei singoli distretti per indagini di terrorismo internazionale e interno rilevato dalla banca dati della Direzione generale di statistica del Ministero della Giustizia; il numero degli eventi terroristici avvenuti nelle singole realtà regionali italiane estrapolati dal Global Terrorism Database dell’università del Maryland che raccoglie informazioni su più di 150 mila attacchi terroristici, realizzati in tutto il mondo tra il 1970 e il 2015, con più di 45 variabili analizzate dai ricercatori. E, infine, l’ultima grandezza utilizzata, riguarda i residenti stranieri nelle singole regioni italiane, provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2016”: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria. Per quest’ultima variabile, sono state utilizzate le informazioni statistiche della fonte Istat relative agli stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2016. Gli anni assunti, dai ricercatori di Demoskopika per disporre di un andamento storico e di un confronto significativamente omogeneo delle variabili osservate, si riferiscono al periodo 2005-2014 per le intercettazioni e al periodo 2005-2015 per gli eventi terroristici mentre per i residenti stranieri è stato scelto il 2016 quale ultimo anno “utile” di riferimento. L’indicatore di sintesi rappresenta l’Italian Terrorism Infiltration Index 2016, ranking finale elaborato in base ai punteggi riportati da ciascuna regione e suddiviso in cinque livelli di esposizione: dal più alto al più basso rischio potenziale di infiltrazione terroristica.
La rilevazione è stata condotta il 21 dicembre 2016 attraverso metodologia CAWI su un campione nazionale di 609 individui rappresentativo per i caratteri socio-demografici e per la distribuzione territoriale della popolazione italiana di età superiore ai 18 anni. Il margine di errore relativo ai risultati del sondaggio sul totale dei casi, al livello di significatività del 95%, è compreso fra +/- 4%.