fbpx

Scalea (Cs) :: Sanit?†: causato disagio ad ul disabile.

SCALEA :: 28/07/2008 :: Il dramma della famiglia De Bonis intrappolata a Roma in una vicenda burocratica ospedaliera, che gli ha creato 24 ore di forte disagio. Il cavillo burocratico è stato nella dizione “paziente dimesso” anziché “paziente da trasferire in altro ospedale”. La triste storia di Emanuele De Bonis risale a circa ventisette anni fa quando è stato colpito da una malattia gravissima che si chiama “adrenoleucodistrofia” che, piano piano, lo ha costretto a vivere in un letto. Emanuele è stato sottoposto a due delicatissimi interventi presso la struttura ospedaliera Palidoro di Roma, ma l’ottimo lavoro del primario poteva essere vanificato per il mancato ok del trasporto  del giovane in elicottero a casa.

Grazie all’Associazione Aurora onlus è stato possibile il trasporto a casa in ambulanza in un campo ristretto e su una barella operato da pochi giorni. “L’uscita era prevista per venerdì, perché Emanuele aveva completato tutto l’iter, l’elicottero era già pronto a decollare, tutti i medici si sono dati da fare per far sì che Emanuele tornasse in elicottero perché era l’unico mezzo per farlo tornare a casa rapidamente senza farlo soffrire perché comunque era stato operato da pochi giorni, da martedì a venerdì. Al mattino, quando dovevamo partire con l’elicottero, ho caricato la macchina, mio fratello è venuto a prendermi perché naturalmente mio marito Beniamino andava con l’elicottero mentre io con mezza casa, frullatore, broncospiratore, tutte le cose di Emanuele e quelle nostre perché siamo stati fuori 16 giorni, ho caricato la macchina e non c’era più niente dentro l’ospedale, pronti a partire. Non arriva però l’ok dalla direzione sanitaria del Palidoro, tutto per un cavillo in quanto hanno scritto ‘il paziente è stato dimesso”. Questo è quanto afferma, dopo la triste esperienza, la mamma di Emanuele, Anna Cervati, che aggiunge “per la direzione sanitaria quando un paziente è dimesso vuol dire che è guarito, a quel punto anche il primario, tutti i medici, gli infermieri hanno reclamato ma non c’è stato nulla da fare. A quel punto abbiamo chiesto almeno un aereo umanitario perché Emanuele a casa doveva arrivare. Si stava predisponendo tutto per l’aereo umanitario ma non è stato possibile neanche avere questo perché la Prefettura di Roma non sapeva se era competenza della regione Calabria o della regione Lazio, rimandarlo a casa con le spese di chi? Non è stato possibile. Sabato mattina il dottore Berardinelli mette a disposizione la sua persona per accompagnare Emanuele a casa con un’ambulanza ma non è stato possibile avere dalla direzione sanitaria del posto neanche un’ambulanza. Ho chiesto come doveva ritornare a casa mio figlio visto che seduto non può stare, camminare non può camminare, l’ospedale l’ha dimesso, come deve raggiungere casa? Erano le ore 12, la direzione sabato e domenica era chiusa e non potevano predisporre per l’ambulanza, questo si sarebbe potuto fare lunedì. A questo punto è intervenuto il Comitato Aurora dicendo che avrebbero trovato un’ambulanza privata e di tenerci pronti per partire. Siamo tornati a casa con l’ambulanza pagata dal Comitato Aurora. Ringrazio – conclude la mamma di Emanuele, Anna Cervati – il Comitato Aurora nella persona di Silvia in maniera ufficiale attraverso la stampa per la disponibilità, la generosità, l’umanità che hanno avuto. Non ho niente contro i medici, anzi sono stati bravissimi e tutti contro la direzione sanitaria del Palidoro. Emanuele ha dovuto affrontare la bonifica dentaria che consiste nel togliere tutte le radici marce, granuloni, denti con ascessi e poi ha fatto la peg (si tratta di un tubicino con luce ed un bisturi alla punta che sceso nel punto esatto ha tagliato, forato ed inserito la cannula con la quale si alimenterà) con un intervento in sala operatoria di circa 4 ore e fra 40 giorni sarà il chirurgo, sempre grazie al Comitato Aurora a venire a Scalea a domicilio per togliere la cannula e mettere il bottoncino”.

Emilia Manco