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Scalea :: Pugno duro di Acquaviva contro la delibera di vendita di un terreno comunale.

SCALEA :: 14/07/2011 :: Mi meraviglia come l’avv. Francesco Cristiani, nel distratto quanto offensivo tentativo di ingannare i miei concittadini, non riesca a distinguere il concetto di legittimità da quello di opportunità politica di un atto amministrativo. Comprendo le difficoltà proprie di una lingua come l’italiano ma da un brillante professionista non mi aspetto e non accetto fantasiose interpretazioni che vanno al di là del senso letterale delle parole.

Nel mio precedente comunicato citavo testualmente: “tale decisione, pur essendo legittimata dalla normativa vigente che prevede la possibilità, ma non l’obbligo, di alienazione di terreni comunali sui quali insiste una causa di usucapione, è politicamente inopportuna, in quanto lesiva della linea tracciata dal Sindaco Basile e dall’intera maggioranza di cui faccio parte”. Il problema è politico, non tecnico in quanto il sottoscritto non ha mai messo in discussione la fondatezza giuridica della delibera, bensì la propensione della stessa ad essere accettata dalla popolazione quale atto amministrativo giusto ed equo. Se è vero, come sostiene l’avv. Cristiani, che i suoi assistiti hanno posseduto il bene in questione per più di vent’anni, sarà vero anche che gli stessi, per forza di cose, hanno evaso la “Tassa di Occupazione di Suolo Pubblico” per l’intero periodo (altrimenti, come sanno non solo le matricole di Giurisprudenza, ma anche i profani in diritto, non potrebbe configurarsi l’istituto giuridico dell’usucapione) , denigrando e mortificando di fatto l’onesto lavoro di migliaia di scaleoti che, per rispettare gli oneri anche tributari, lavorano giorno e notte trascurando, se necessario, anche i propri affetti. Ad aggravare la vicenda vi è la circostanza che non si sta parlando di un terreno sito nella periferia cittadina dove il contadino coltiva il proprio orticello da più di vent’anni ma di un appezzamento ubicato a 10 metri dalla zona dove si spera sorgerà il Porto di Scalea, caratterizzato da forti potenzialità di carattere economico finanziario (sottolineo 700 mq svenduti a € 5.250,00). L’organo politico dovrebbe, in virtù della discrezionalità di cui gode, saper attuare questa distinzione in quanto la ratio della normativa non è quella di favorire interessi economici di imprenditori a discapito delle casse comunali, bensì quella di evitare il rallentamento della macchina amministrativa con inutili lungaggini. A mio avviso non tentare di resistere senza attendere nemmeno la prima udienza (fissata per il 20/07/2011) sembra un’imperdonabile forzatura. Ed è proprio tale circostanza a farmi sorgere il dubbio che a monte vi sia stato un accordo preventivo tra le parti finalizzato a svendere il bene “inscenando” un contenzioso fittizio.
Infine sono doverose alcune considerazioni di carattere tecnico a rettifica delle dichiarazioni rese dell’avv. Cristiani. Innanzitutto non è vero che non si tratta di vendita di un terreno comunale in quanto, a scanso di equivoci,  la delibera riporta testualmente nell’oggetto: “Vendita terreno comunale” – Ditta………. Inoltre mi delude professionalmente l’avv. Cristiani quando sostiene che i suoi assistiti sono già automaticamente legittimi proprietari, in quanto l’istituto giuridico dell’usucapione (e anche questo lo sanno anche i profani in diritto) non prevede alcun automatismo, ma è il giudice, e solo il giudice, a dover pronunciare sentenza che dichiara e costituisce il diritto di proprietà. Per ultimo, ma non meno importante, è da precisare che respingere l’istanza di transazione avanzata dagli assistiti dell’avv. Cristiani  non  avrebbe configurato una violazione di legge bensì esclusivamente e più semplicemente un mancato esercizio di una facoltà di cui gode l’Amministrazione Comunale così come stabilito dal Consiglio Comunale con delibera n. 59 del 14/11/1994.
Per tutte queste ragioni ringrazio vivamente il “dotto” avv. Cristiani per l’utile anche se impreciso chiarimento normativo riguardante i modi di acquisto della proprietà respingendo al tempo stesso accuse e offese al mittente, palese o occulto che sia.

Francesco Acquaviva