fbpx

Verbicaro :: Il paese in prima fila contro le mafie, dedicata a Peppino Impastato il nuovo centro di educazione ambientale.

VERBICARO :: 07/07/2011 :: Una sala gremita di cittadini, in buona parte giovani, è stata la straordinaria risposta della popolazione di Verbicaro alla decisione dell’amministrazione comunale di dedicare i locali del nuovo Centro di Educazione Ambientale a Giuseppe (Peppino) Impastato, militante antimafia assassinato il 9 maggio 1978 a Cinisi (Palermo) su mandato del boss Tano Badalamenti. Una figura, quella di Peppino Impastato, molto cara a più generazioni.

A quella che militava nella sinistra degli anni 70 ma anche ai giovanissimi che hanno conosciuto i gesti e l’insegnamento attraverso il film i “Cento Passi” e l’analoga canzone dei Modena City Ramblas. Nella tavola rotonda che ha preceduto lo scoprimento della lapide all’eroe antimafia assassinato brutalmente all’età di trent’anni , tanti interventi e testimonianze sulla figura di Peppino e sull’impegno sempre pèiù attuale contro le penetrazioni della organizzazioni criminali e della complicità del potere politico. Coordinati dal giornalista Alfio Nicotra, hanno preso la parola il sindaco di Verbicaro Felice Spingola, il presidente della Commissione regionale d’indagine sulla ndrangheta on. Salvatore Magarò, l’assessore comunale Mario Russo, il sociologo dell’Università della Calabria Ercole Giap Parini, l’ex parlamentare e dottorando Francesco Caruso, don Vitaliano della Sala parroco di Mercogliano (Av) e Giovanni Impastato, fratello di Peppino.

Il sindaco Spingola ha ricordato come il Comune di Verbicaro spedì il primo telegramma ricevuto dalla famiglia Impastato il giorno dopo il suo assassinio. Un gesto che contribuì a rompere la campagna di depistaggio operata subito dopo il rinvenimento del corpo del giovane militante di Democrazia Proletaria. Infatti Peppino Impastato venne assassinato lo stesso giorno in cui a Roma, in via Caetani venne rinvenuta riverso su una auto, il corpo dell’on.Aldo Moro, orribilmente trucidato dalle Brigate Rosse. La morte di un meridionale sconosciuto rischiava di scomparire davanti all’omicidio eccellente del Presidente nazionale della Democrazia Cristiana. Ci fu inoltre un tentativo di accostare la figura di Peppino a quella del terrorismo per infangarne la memoria e coprire i veri mandanti e responsabili dell’omicidio. Il mandante – è stato stabilito dai tribunali con sentenza passata in giudicato e dopo una pluridecennale lotta della famiglia per la verità e la giustizia – era il boss mafioso Tano Badalamenti. Nelle parole del fratello Giuseppe è stato ricordato il militante comunista – venne eletto consigliere comunale nelle liste di Democrazia Proletaria ma non riuscì mai a ricoprire l’incarico perché assassinato pochi giorni prima del voto – ma anche il giornalista innovatore dai microfoni di Radio Aut, il poeta e l’uomo di cultura, il difensore del paesaggio e dell’ambiente, la sua sarcastica ironia così tagliente da fare infuriare i capi cosca della zona. Ma anche il figlio di un mafioso che si ribellò al padre rompendo una tradizione di famiglia e per questo messo all’indice e poi assassinato dalla mafia stessa.

Giovanni Impastato nello scoprire, insieme all’on.Magarò, la targa che ricorda suo fratello, ha annunciato che restituirà al Comune di Verbicaro quel primo telegramma dell’amministrazione verbicarese che “fin dalle prime ore ci fu vicina in un momento di immenso dolore per la nostra famiglia e per i compagni di lotta di Peppino”. La copia del telegramma – ha annunciato il sindaco Spingola – sarà affissa al fianco della targa nella sala che da oggi in poi porterà il nome di Giuseppe Impastato.