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Bonifati :: Grande partecipazione per il convegno sull’omertà.

BONIFATI :: 21/11/2011 :: Ogni forma di violenza è strettamente connessa alla “regola”dell’omertà. Perché la violenza è una forma di potere imposto, una prevaricazione che non può sopravvivere senza il silenzio di chi la subisce. Nel corso degli anni lo scenario della violenza si è ampliato a dismisura, con il moltiplicarsi delle forme assunte.

E’ solo uno fra gli aspetti emersi nel corso del convegno tenutosi a Cittadella del Capo dal titolo “Omertà, conviene?”, organizzato dal Comitato “Se non ora, quando?” rappresentato da Francesca Rennis e dal Consorzio Pro Loco dell’Alto Tirreno cosentino presieduto da Antonello Grosso LaValle, in cui si è inevitabilmente parlato dell’omertà come regola delle “mafie” e “consuetudine culturale dei luoghi da essa dominati, che obbligano al silenzio sull’autore di un delitto e sulle circostanze di esso”.

Paolo Pollichieni, direttore del “Corriere della Calabria”, ha lanciato un monito nei confronti di chi esercita la professione giornalistica. “Il giornalista, ha detto, non può in ogni caso sentirsi condizionato da questo “silenzio”: oggi non si può fare il giornalista senza un senso di appartenenza alla comunità e, dunque, senza un’etica dell’impegno pubblico.

In Calabria, ha concluso, il compito dei mass media deve essere quello di illuminare il cono d’ombra, denunciato dalla magistratura reggina, sulla cosiddetta “zona grigia” in cui s’incontrano pezzi assai rilevanti della ‘ndrangheta, esponenti di primissimo piano della politica ed espressioni di quei “poteri forti” e di quei gruppi di pressione che da anni dominano la scena nella regione”.

Ma l’omertà si intende anche in senso esteso come la “solidarietà interessata fra membri di uno stesso gruppo o ceto sociale che coprono le colpe altrui per salvaguardare i propri interessi o evitare di essere coinvolti in indagini spiacevoli e pericolose”. Facce di una stessa medaglia che ostacolano lo sviluppo di una vera democrazia. Michele Borrelli, ordinario di Pedagogia generale all’UniCal ha evidenziato come la scuola italiana del dopoguerra abbia fallito il suo compito prioritario di generare una coscienza critica pubblica e democratica, trincerandosi in una pseudo-neutralità.

“Un’idea ingenua e pericolosa che ha fatto della scuola italiana non un laboratorio di esperienza critica, di riflessione e preparazione ad una coscienza democratica, ma un laboratorio del silenzio, come se la democrazia potesse difendersi da sé, come se i principi etico-democratici della nostra grandissima Carta Costituzionale potessero realizzarsi da sé, e senza il contributo di tutti i cittadini e di tutte le istituzioni sociali”. Una scuola che fornisce nozioni, ma non educa.

L’omertà  è dunque una forma di violenza : un male oscuro, subdolo e strisciante che colpisce in tutti i ceti sociali è la violenza sessuale, un reato, o meglio una tipologia di reati, del quale ogni anno sono vittime migliaia di persone, nella stragrande maggioranza donne e bambini che il più delle volte  resta nascosta dietro una spessa cortina di fumo. Un argomento di cui è necessario dibattere a lungo per smuovere le coscienze di tutti, queste le conclusioni nell’ambito di una serata ricca di interventi e testimonianze.

Adriana Sabato
adriana.sabato@calnews.it