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Catanzaro :: Mario Maiolo (Pd) su idee del Mezzogiorno per un Partito Paese.

CATANZARO :: 27/10/2011 :: L’attuale crisi economica ha profondità e dimensioni geopolitiche talmente vaste da riuscire, apparentemente, ad appiattire  tutti gli storici dualismi territoriali, tra i tanti Sud e i tanti Nord. In questa fase, soprattutto in Italia dove c’è un aggravio della situazione generale per la evidente crisi di conduzione politica del Governo, c’e il rischio di non tener presente l’esigenza di guardare alle regioni del Sud in ritardo come una grande opportunità, e ancor peggio si preferisce alimentare stereotipi negativi che possano giustificare una difficoltà ad occuparsene.

Un Mezzogiorno su cui pesano pregiudizi, e che è associato, purtroppo, a termini quali incuria, approssimazione, oblio e sperpero di risorse pubbliche,  in poche parole: un’opera  incompiuta.  Un Sud che continua ad alimentare un circolo vizioso di degrado sociale, economico, culturale, che forma  giovani che diventano inoccupati, sfiduciati e  senza prospettiva, costretti alla fuga.

E allora come completare l’opera Mezzogiorno e metterla al  servizio della comunità?
Innanzitutto serve una guida che indichi il percorso da intraprendere, ovvero  affrontare con decisione il tema della formazione della classe dirigente. Basta alibi, basta sindrome della sconfitta, ma assunzione di responsabilità in primis da parte della Politica.

Bisogna perseguire un modello di sviluppo che sancisca in una logica di necessaria “utilità” al sistema Paese e non palla al  piede,  il rilancio della competitività del Mezzogiorno e dell’Italia. Perché un nuovo progetto ha maggiore possibilità di successo se pensato da una nuova classe dirigente che prova a definirlo e realizzarlo. E per il Sud questo progetto, oggi, si chiama Mediterraneo.

L’area del Mediterraneo rappresenta, infatti, un’area strategica per la crescita economica dell’Unione europea. Un Sud culturalmente ed economicamente  proiettato ad essere motore della costruzione dello spazio euromediterraneo, che sia piattaforma energetica, logistica, della cultura e dei saperi per il nostro Paese. Lo scenario che “la primavera del Mediterraneo” ha dischiuso, in termini di democrazia, sviluppo economico e relazioni socio-culturali, deve essere percepito come un grande palcoscenico dove le giovani generazioni saranno protagonisti del futuro.