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Cosenza :: Università: l’Ateneo Controverso interviene sulla questione universitaria.

COSENZA :: 30/09/2010 :: L'Università della Calabria (come il resto delle Università Italiane) riapre ma rischia di essere chiusa, vuota, un deserto, un luogo sempre più privato, privato di senso. L'università dei tagli e della crisi è una non-università svuotata nei servizi, nella didattica e nella ricerca. In un contesto del genere riteniamo inadeguate le pratiche di contrasto al DDL Gelmini proposte dal corpo accademico e dalle varie facoltà. Ci chiediamo quando arriverà il momento di radicalizzare le pratiche di lotta, senza limitarsi a riproporre pallide iniziative di protesta che hanno dimostrato la loro inefficacia e che assomigliano sempre più a sterili proclami di facciata.

Proponiamo che si apra una discussione allargata con gli studenti volta a sensibilizzare anche le famiglie. Cosa, tra l’altro, proposta da noi studenti e dalle stesse facoltà in primavera, quando si pensava di dedicare le settimane lasciate vuote dallo slittamento dell’anno accademico alla sensibilizzazione e alla discussione. In un momento così delicato per il mondo dell’università, non si possono mostrare tentennamenti!

Bisogna– valutando e condividendo, nelle varie assemblee aperte, innanzitutto una modalità di protesta proficua – “bloccare”  l’inizio di un anno accademico che, a causa della mancanza di risorse, presenterebbe un’offerta didattica dequalificata, senza nascondersi dietro il senso di responsabilità e dietro il dovere morale di assicurare l’avvio delle lezioni, garantendo un presunto Diritto allo Studio degli studenti calabresi.

Il vero dovere morale di tutti i soggetti universitari, oggi, è quello di difendere la natura pubblica dell'università, la qualità della stessa in termini di didattica e di ricerca, la funzione sociale dell’istruzione, il vero valore della conoscenza. Cose d’altronde dette, ribadite e pubblicamente sottolineate prima che si approvassero, nelle varie facoltà e soprattutto a Lettere e Filosofia, in modo incerto i manifesti degli studi dell’a.a. 2010/2011 con la presunta indisponibilità, di una buona parte di ricercatori e docenti, a ricoprire incarichi didattici!

Pratica, quella del blocco dell’anno accademico, che dovrebbe essere estesa a tutto il territorio nazionale come unico strumento di lotta opportuno, con l'obiettivo di costruire un fronte di lotta compatto volto a bloccare seriamente e concretamente una riforma che non riteniamo emendabile e che deve essere rigettata nella sua totalità. Il corpo accademico deve assumersi questa responsabilità nei confronti degli studenti, non avrebbe senso e non gioverebbe a nessuno garantire il regolare decorso dell’anno accademico in una situazione che precipita verso il baratro.