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Laino Borgo (Cs) :: Dibattito acceso sulla Centrale del Mercure.

LAINO BORGO :: 05/06/2008 :: Nei giorni scorsi botta e risposta tra l’Organizzazione lucana ambientalista ed il colosso Enel in merito alla riattivazione della Centrale del Mercure. Adesso interviene anche Italia Nostra con il gruppo interregionale del Pollino sulla “mega Centrale del Mercure o ambiente nella valle fluviale protetta del Mercure-Lao?”. In una lettera trasmessa, ai presidenti delle Regioni Calabria e Basilicata, Loiero e De Filippo, al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ai responsabili della Commissione Europea, Jiulio-Garsia-Burgues e Stravos-Dimas il Gruppo denuncia come “è riemerso più che mai aspramente il dibattito sulla Centrale Enel del Mercure, un tentativo di produrre energia “pulita” non dal solare o con altre tecnologie sostenibili ma bruciando, guarda caso, alberi proprio all’interno di un Parco nazionale, quello del Pollino, da ridicolizzare o riperimetrare ad hoc, in cui per legge invece gli alberi e la vita che essi custodiscono andrebbero protetti.

Tale centrale, mai smantellata neanche dopo che le indagini della Procura della Repubblica di Castrovillari evidenziarono nel terreno di competenza dell’impianto la presenza di diverse aliquote di materiali inquinanti sotterrati a poca distanza dal fiume Mercure-Lao, è tornata da qualche tempo nuovamente di scena ridestando i giusti timori degli ambientalisti e soprattutto dei comuni cittadini che vivono a poca distanza dal mega impianto siano essi Lucani o Calabresi”. Come è noto si tratterebbe di attivare in area naturalistica di importanza non solo nazionale ma con influenza diretta, mediante la sua arteria fluviale principale, sugli habitat di importanza europea tutelati per legge dalla Riserva Naturale Integrata e dal Sic  “Valle del fiume Lao”. Si parla di un impianto con una potenza di ben 40 MW che, come evidenziato dagli studi degli esperti Rabitti e Casson, impatterebbe direttamente il comprensorio del Parco del Pollino a partire dal comune di Laino Borgo ma con ovvie ripercussioni anche sul traffico veicolare nella zona, sugli habitat e la salute della valle del Lao, fiume che tramite il Mercure accoglierebbe, cosa gravissima, le acque industriali della centrale del Mercure stessa. L’approvvigionamento delle biomasse costituisce un altro punto di importanza fondamentale nella vicenda, dato che sussistono evidenti contraddizioni e problematiche gravi, sia nel caso che esse corrispondano a biomasse estere o che, ancora peggio, esse siano di provenienza locale, o ancora, come addirittura molti temono in questo periodo di emergenza rifiuti campani, esse provengano dalla frazione organica derivante da rifiuti urbani ed altro ancora. Il problema che Italia Nostra Gruppo Interregionale del Pollino intende sottolineare è molto semplice “le biomasse da ardere a Laino Borgo non possono, come previsto dagli studi presentati per la messa in funzione dell’impianto, essere sottratte agli ecosistemi protetti della ZPS “Pollino ed Orsomarso”, del SIC “Valle del Fiume Lao” o dalle aree di straordinario pregio naturalistico del versante lucano, né la qualità dell’acqua del fiume Mercure-Lao che ospita una fauna ittica, anfibia e mammifera come la lontra, la lutra di interesse eccezionale, deve essere neppure minimamente alterata nei suoi parametri chimico-fisici dall’attività di questo impianto che sottrarrebbe acqua pura dal Mercure e poi vi immetterebbe le sue acque industriali. I boschi del Pollino Calabro-Lucano, l’area protetta più estesa del Mediterraneo, e la biodiversità in essi custodita pagano già annualmente un pesante tributo all’emergenza mai risolta degli incendi estivi e andrebbero tutelati maggiormente perché costituiscono un bene di tutti i cittadini di Italia, Europa e oltre,  ed è per questa ragione che gli alberi del Pollino non possono e non devono in alcun modo essere bruciati in una centrale per farne energia elettrica, per giunta proprio in un parco nazionale dove paradossalmente gli alberi andrebbero protetti e non certo bruciati”. Italia Nostra intende denunciare anche innanzi alla Commissione Europea per l’Ambiente questa problematica che, facendosi scudo con il consueto ricatto occupazionale, l’Enel non intende mai affrontare davvero, dato che riteniamo che il turismo di qualità, l’agricoltura e l’allevamento biologici in un territorio da mantenere sano, e non certo poche decine di posti di lavoro in una “mega Centrale che divora gli alberi di un parco nazionale, polmone verde nazionale e del Mediterraneo, possano fare realmente il bene della comunità del Pollino e della valle del Mercure-Lao, popolazione che è fortemente invitata a riprendersi con le armi della democrazia il possesso attivo della propria terra e quindi del proprio futuro”. 

Emilia Manco